l’Ucraina è messa a dura prova


C’è una
guerra nella guerra. Ed è quella che Kiev teme di più in questi giorni. Perché
denota la crescente paura e la montante diffidenza nei vertici militari. A
parole l’opinione pubblica si sente tradita dagli USA e non intende cedere a
Putin. Ma negli ultimi giorni si sono ripetuti attacchi ai servizi di
reclutamento. Ucraini contro ucraini. Come il civile che a Poltava nei giorni
scorsi ha ucciso un ufficiale. O come gli ignoti che hanno compiuto attentati e
sabotaggi contro alcuni uffici locali dedicati alla mobilitazione generale. Le
parole peggiori in questi giorni non sono riservate a Vladimir Putin, il nemico
di sempre. Ma al nuovo avversario: Donald Trump. I più benevolenti lo chiamano
“traditore”. Prima per aver tentato di accaparrarsi le “terre rare”, poi per
avere deriso il presidente Zelensky e attraverso di lui un intero popolo.

Nel
mirino i vertici militari

Tra
dissidi interni e nemici esterni, l’Ucraina sta affrontando uno dei momenti
peggiori nei tre anni di guerra cominciata il 24 febbraio 2022. «Tutto ciò che
è stato fatto per quanto riguarda la mobilitazione è stato fatto nel peggior
modo possibile», ha detto al ”Kyiv Independent” Andrii Osadchuk, un deputato
della minoranza “Holos” e vicepresidente del Comitato parlamentare per
l’applicazione della legge. «Le conseguenze di sforzi di mobilitazione mal
organizzati sono state emotive e psicologiche, creando una fragilità nelle
relazioni sociali in Ucraina che la Russia sta sfruttando», ha affermato
Osadchuk.

La
strage dei giorni scorsi nel centro per l’addestramento delle reclute nella
regione di Dnipro (si parla di decine di vittime ma Kiev tiene i numeri
riservati) è uno dei maggiori colpi inflitti all’Ucraina nei tempi recenti. Nel
mirino sono di nuovo finiti i vertici militari, che adesso dovranno affrontare
anche una inchiesta interna per possibile negligenza.

Il
governo ucraino ha adottato una legislazione aggiornata sulla mobilitazione e
aperto diversi centri di reclutamento in tutto il Paese. Nonostante i tentativi
di rendere il servizio militare più attraente per i volontari, compreso il
diritto di scegliere un incarico nell’esercito e considerare una serie di bonus
economici, non c’è più la corsa a indossare la divisa.

A Kiev
c’era chi sperava in un cambio di atteggiamento, proprio mentre le cose per
Mosca sul terreno non si stavano mettendo per il meglio. L’Istituto per gli
studi sulla guerra di Washington, che da tre anni segue centimetro per
centimetro l’evoluzione del conflitto, in un report di ieri ha segnalato che a
febbraio le forze russe hanno compiuto meno progressi rispetto ai mesi
precedenti, nonostante l’avanzata su Pokrovsk, importante snodo logistico nella
regione del Donetsk.

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Il
ricatto dell’alimentazione

A
pesare c’è anche l’umore di chi ha scelto di non abbandonare i villaggi più
vicini agli scontri diretti e che oggi oltre alla paura per il tiro incrociato
devono affrontare il timore di restare senza un pezzo di pane tra i denti. Si
stima che cinque milioni di ucraini affrontino l’insicurezza alimentare, con i
maggiori bisogni concentrati nelle aree vicino alle prime linee. 

Il
Programma alimentare mondiale dell’ONU (Wfp) continua a fornire assistenza e
aiuti economici a quasi 1,5 milioni di ucraini ogni mese, per lo più nelle
regioni in prima linea. Nonostante questi sforzi, più della metà delle persone
nella regione di Kherson soffre di grave malnutrizione. A Zaporizhzhya e nella
regione di Donetsk, due persone su cinque affrontano ogni giorno gravi rischi
di sicurezza alimentare.

«Le
famiglie nelle regioni in prima linea stanno lottando per mettere il cibo in
tavola, costrette a fare scelte strazianti», ha detto Richard Ragan, direttore
nazionale del Wfp in Ucraina. «Nell’attesa di una pace sostenibile – ha
aggiunto Ragan – dobbiamo affrontare la realtà che gli aiuti umanitari
continuano a essere un’ancora di salvezza per milioni di persone».

Secondo
il monitoraggio del Programma ONU, il 72% di coloro che ricevono assistenza
alimentare ha riferito di dover ridurre e saltare i pasti, acquistare cibo meno
nutriente, prendere in prestito denaro per sfamare la propria famiglia. «In sei
regioni di prima linea – aggiunge il Wfp – quasi un terzo di tutte le persone è
precario dal punto di vista alimentare».

Nelle
aree vicine agli scontri diretti, le catene di approvvigionamento commerciali
sono interrotte, le infrastrutture sono spesso danneggiate o distrutte e le
opportunità di lavorare e ottenere denaro sono scarse. Laddove i supermercati
sono accessibili e riforniti, molte famiglie non possono permettersi di
acquistare cibo in quantità sufficiente. Il costo degli alimenti di base è
aumentato del 25% nell’ultimo anno, con alcune verdure che oggi costano il
doppio.

L’inverno
è un nemico ostico. Non c’è modo di andare nei campi e approvvigionarsi di
frutta e verdura. Negli ultimi sei mesi, i punti di distribuzione alimentare
del Wfp e i veicoliper la distribuzione di cibo sono stati colpiti da droni,
bombardamenti o missili più di 20 volte.

Fiaccare
la popolazione

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Le
previsioni sono delle peggiori. Nell’ultima settimana Mosca ha lanciato un
migliaio di droni contro l’Ucraina. Metà sono stati intercettati. È probabile
che il Cremlino continui a seguire questa strada per tentare di fiaccare la
popolazione costringendola ad assecondare le proposte di “pace” suggerite dagli
USA.

Vadym
Skibitskyi, vice-capo dell’agenzia di intelligence militare ucraina (Hur),
sostiene che nei prossimi giorni contro il Paese potrebbero essere scagliati
fino a 500 droni killer di fabbricazione iraniana ogni 24 ore.

Sia
l’Ucraina che la Russia hanno investito molto nella tecnologia dei droni
durante la guerra, alterando significativamente le tattiche di guerra moderne.
L’armata di Putin ha aumentato significativamente la produzione nazionale di
vari tipi di droni, da combattimento e da ricognizione, così come i cosiddetti
«decoy», che sono velivoli da pilota senza carico utile. Delle esche che hanno
il compito di attivare la contraerea ucraina e individuare le zone di lancio,
la portata e il raggio d’azione.

Uno
stratagemma adoperato per mappare le difese a terra e tentare poi di aggirarle
oppure tenerle impegnate permettendo a una seconda ondata di droni armati di
penetrare attraverso le smagliature e colpire gli obiettivi. Ottenendo un
doppio risultato: danneggiare le forze armate ucraine e terrorizzare la
popolazione, sempre meno propensa ad arruolarsi e in futuro, secondo i calcoli
di Mosca, più disponibile ad accettare lo smembramento dell’Ucraina purché in
qualche modo la guerra finisca.



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