La quarta edizione dell’analisi condotta dal provider di dati ESG evidenzia un aumento della complessità normativa. Emerge una riduzione del rischio greenwashing per i fondi art. 9, di segno contrario la tendenza dei fondi art. 8.
Un’analisi approfondita delle tendenze ESG nel mercato europeo dei fondi. È quanto propone MainStreet Partners, data provider ESG londinese parte del gruppo Allfunds, con la quarta edizione del “Barometro ESG e di Sostenibilità 2025”, condotta su un universo “in continua espansione” che quest’anno arriva a comprendere 9.500 fondi ed ETF, per oltre 100 mila ISIN gestiti da più di 460 asset manager. L’analisi utilizza la metodologia proprietaria olistica a tre pilastri di MainStreet, che considera la società di gestione nel suo complesso, la strategia dichiarata dal fondo e le singole partecipazioni in portafoglio. Su oltre 1.300 di questi fondi è stato inoltre applicato il processo di ricerca di Livello II, che prevede un’analisi ancora più approfondita per valutarne l’allineamento normativo e il livello di sostenibilità.
Complessità normativa
MainStreet Partners richiama la complessità del panorama normativo e, a tal proprosito, annuncia un rafforzamento della propria metodologia di rating “per supportare asset manager e investitori nella gestione dei rischi di greenwashing e nel migliorare la trasparenza”. Nel 2024, infatti, è stato introdotto un nuovo sotto-pilastro, l’Allineamento Normativo UE, applicabile alle strategie classificate come articolo 8 o 9 SFDR. Inoltre, è stata estesa l’analisi delle partecipazioni in portafoglio, valutando non solo l’esposizione, ma anche l’intenzionalità dell’investimento, offrendo così un quadro più completo e strutturato dell’impatto sostenibile dei fondi.
I risultati principali
Tra i risultati principali del barometro 2024, il punteggio medio assegnato agli asset manager, lo scorso anno si è assestato a 3,1 (su un massimo di cinque). “Questo riflette l’inasprimento degli standard ESG e di sostenibilità, le discrepanze regionali nelle politiche di investimento sostenibile e una copertura fondi più ampia, che ora include una gamma più diversificata di gestori”, si legge in una nota. Secondo Neill Blanks, managing director di MainStreet, “all’inizio del 2024, si sarebbe potuto pensare che la complessità normativa sarebbe diminuita rispetto agli ultimi tre anni ma non è stato così, soprattutto con l’entrata in vigore delle nuove regole sulla denominazione dei fondi su entrambe le sponde dell’Atlantico. La pressione regolamentare continua a intensificarsi, con il rischio di multe per chi non si adegua, oltre al danno reputazionale che ne consegue”. Da qui, appunto, la scelta di introdurre il sotto-pilastro ‘Allineamento Normativo UE’ e di rafforzare la valutazione delle partecipazioni dei fondi, “considerando non solo l’esposizione ma anche l’intenzionalità degli investimenti”. Nel dettaglio dei fondi articolo 8 e articolo 9 SFDR, poi, questi ultimi hanno registrato un punteggio medio di 4,4 su 5,0 mentre il punteggio medio dei fondi art. 8 è 3,3: era 3,5 nel 2022.
Rischio greenwashing
Un altro elemento emerso dalla valutazione della conformità regolamentare europea dei fondi, è legato ai rischi di greenwashing, che Mainstreet ha suddiviso in quattro categorie: coerenza, chiarezza, denominazione e linguaggio utilizzato. “Complessivamente, l’87% dei fondi ha passato il test mentre la causa principale del mancato superamento è l’adozione di denominazioni non conformi”, continua Blanks. E sempre in merito al greenwashing, l’analisi evidenzia una riduzione del rischio per i fondi articolo 9: quelli considerati a rischio scendono al 3 per cento. Di segno contrario anche in questo caso l’andamento dei fondi art. 8: il 23% ottiene un punteggio inferiore a 3 su 5, “soglia al di sotto della quale MainStreet Partners li considera a rischio di greenwashing, evidenziando la necessità di una maggiore trasparenza e coerenza nelle strategie ESG”, si legge ancora.
Prudenza ESG
Il provider ESG rileva poi un altro aspetto: la crescente cautela tra alcuni dei principali asset manager riguardo agli impegni ESG. “Il Barometro evidenzia come alcune delle più grandi società di gestione abbiano abbandonato iniziative di riferimento nel settore, come la Net Zero Asset Managers Initiative (NZAM) e il Climate Action 100+ (CA100+), segnalando un atteggiamento più prudente, soprattutto negli Stati Uniti, rispetto agli impegni di sostenibilità assunti negli anni precedenti”.
Fondi e normativa
Sempre nel merito della normativa, e con particolare riferimento alla Tassonomia, Mainstreet rileva come i fondi art.9 con un allineamento nullo alla Tassonomia UE sono passati dal 58 al 60 per cento. Per contro sono scesi dal 2 all’1% quelli con un allineamento superiore al 30 per cento. “Questo potrebbe indicare le difficoltà persistenti nel soddisfare gli standard della Tassonomia UE ma potrebbe anche riflettere un aumento della trasparenza nella divulgazione dei dati relativi all’allineamento”, spiega la società.
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