Nell’era del dopo carbone, Civitavecchia spera nell’hub dell’eolico


È una corsa contro il tempo quella che si sta consumando a Civitavecchia, dove il countdown per la chiusura della centrale a carbone sta mettendo in ginocchio un intero tessuto economico locale. La matematica è impietosa: più di 4 milioni di euro di perdite annue solo per le cooperative associate a Legacoop, 800 lavoratori dell’indotto e le loro famiglie con il fiato sospeso – erano 1.200 prima dei tagli – e un’intera economia locale che rischia il tracollo. È il conto salato della transizione energetica in una città che per decenni ha vissuto all’ombra delle ciminiere, e che cerca una via d’uscita che pure è a portata di mano, ed è fortemente voluta dalla popolazione e dai lavoratori: creare un hub dell’eolico offshore.

Come denuncia una nota di Legacoop Lazio, alcune cooperative hanno già i lavoratori in cassa integrazione: dopo, nessuna scelta se non la chiusura. Nel caso delle guardie ai fuochi e dei sommozzatori, che per anni hanno garantito la sicurezza nel porto e nell’area della centrale, i contratti scadranno a maggio. Per loro come per le altre cooperative (sul 50% delle quali incombe un’imminente chiusura), nonché per le imprese locali dell’indotto, i frutti della manifestazione di interesse rivolta a potenziali investitori nell’area, pubblicata pochi giorni fa dal ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) aprendo uno spiraglio di speranza fino al 28 aprile 2025, rischiano di arrivare troppo tardi. 

Come dichiara Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio, “è indispensabile che il Mase, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, provveda a sbloccare la procedura che finalmente consentirà a Civitavecchia di mettere in sicurezza, smantellare e bonificare l’impianto della centrale di Torvaldaliga Nord: non solo un momento di collettiva presa di coscienza di cosa il carbone abbia significato in termini ambientali e di ripercussioni sulla salute per la comunità, ma anche e soprattutto una possibilità di dare ossigeno alle imprese dell’indotto che vi lavoreranno. Inoltre, Legacoop si appella alla responsabilità e al rispetto da parte dell’Enel dei contratti in essere per le imprese dell’indotto”. 

Ma la vera speranza nutrita dai civitavecchiesi è il tanto atteso annuncio di un imminente decreto interministeriale che finalmente a giorni dovrebbe sbloccare anche per Civitavecchia (e non solo per Augusta e Taranto) la possibilità di avviare un hub eolico offshore per fornire impianti realizzati da manodopera locale a tutto il Mediterraneo. La possibile salvezza potrebbe venire da una scommessa che riguarda le energie rinnovabili e il loro indotto, con un grande campo di turbine eoliche in mezzo al mare, e la nascita di un potenziale “hub dell’eolico” nelle vicinanze del porto. Già esiste un progetto di parco eolico offshore galleggiante proposto dal consorzio Tyrrhenian Wind Energy, composto dai danesi di Copenhagen Infrastructure Partners, esperti in impianti eolici offshore, da Eni Plenitude e dalla Cassa Depositi e Prestiti. Consiste nella realizzazione, a circa 30-35 chilometri dalla costa, di 27 grandi turbine eoliche, ancorate a profondità di 100-200 metri, in grado di generare 540 MW di elettricità. 

E poi ci sarebbe la nascita di un vero e proprio “hub dell’eolico” nell’area portuale, un centro tecnologico con tutte le infrastrutture necessarie per supportare la realizzazione e la manutenzione di questo e altri impianti nell’area del Tirreno. Una manna di posti di lavoro e di indotto per la filiera industriale, tenendo conto che solo il consorzio italo-danese punta a sviluppare cinque progetti eolici offshore galleggianti in Italia, con una capacità complessiva di 3 GW e un investimento di circa 15 miliardi. 

Come afferma il sindaco Marco Piendibene, “la nostra città ha bisogno di una transizione economica che garantisca nuove opportunità di sviluppo e occupazione, ma che sia anche rispettosa della salute dei cittadini e della tutela dell’ambiente. È essenziale costruire un modello di crescita che coniughi innovazione e sostenibilità, valorizzando le competenze locali e attrarre investimenti che guardino al futuro, senza ripetere gli errori del passato”.

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