Bonus che possono arrivare fino a 845 euro al mese per chi si trova senza lavoro o è costretto a vivere da solo in preda a spese molto più alte rispetto alla media: scopriamone di più.
Abbiano visto alcune settimane fa, come nel nostro Paese i single, chi sceglie cioè di vivere da solo, oppure chi purtroppo si ritrova solo per motivi che nulla hanno a che fare con la propria volontà, abbia spese più elevate degli altri nuclei familiari, va da sé che sia più facile, per persone sole ritrovarsi anche in situazioni di indigenza e difficoltà laddove venga a mancare il lavoro e quindi una entrata economica stabile e sufficiente a coprire le molte spese del quotidiano.
In Italia, come in molti altri Paesi, esistono misure di assistenza – dei veri e propri bonus – rivolte a chi per le più disparate cause, versi in situazioni di difficoltà economica, che intervengono anche a sostegno delle famiglie monocomponente.
Il sostegno economico, in questo caso, può arrivare fino a 845 euro al mese, un importo sufficiente alla sopravvivenza in un Paese che vede lievitare giornalmente i costi di bollette e affitti.
La situazione degli “svantaggiati” in Europa
Da un primo sguardo a quanto accade in Europa, potremmo sembrare cittadini ‘svantaggiati’. Nel 2019, anno di introduzione del primo strumento di ‘reddito di cittadinanza’ italiano l’assegno massimo nel nostro Paese era stato individuato in 780 euro, poche decine di euro al di sotto della ‘soglia di povertà’ individuata da Eurostat. In Lussemburgo, nello stesso anno l’assegno mensile ammontava a 1.348 euro, ma la soglia di povertà in quel Paese era ben più alta, cioè 1.691 euro, grazie ai ricchissimi salari medi e ad un costo della vita molto più elevato.
Discorso simile per altre nazioni che, in quello stesso anno vantavano un reddito di cittadinanza più alto come Olanda, Danimarca, Belgio, Austria e Irlanda con i suoi 1.144 euro del programma Living Alone irlandese del 2019, oggi oltre 1600€ dedicato proprio a chi si ritrova solo e senza sostegni economici, assicurando molti più soldi a chi si trovasse in disagio temporaneo, ma in Paesi nei quali vivere costava mediamente molto di più che in Italia.
Bonus fino a 845 euro per coloro che sono soli o senza lavoro
Ma tornando al nostro Paese, quali sono le misure di cui può beneficiare chi vive da solo e non lavora? Come si arriva a 845 euro l’anno e quali sono i requisiti da soddisfare? Vediamoli insieme.
I principali strumenti di sostegno economico possono essere individuati in 3 misure, indirizzati alle persone sole, in stato di bisogno economico:
- l’Assegno sociale, riconosciuto al raggiungimento dei 67 anni di età per coloro che hanno un reddito insufficiente a garantire una vita dignitosa;
- l’Assegno di inclusione, che quest’anno ha visto un piccolo incremento degli importi previsti, destinato a chi si trova in una condizione di fragilità economica e sociale;
- il Supporto per la formazione e il lavoro, anche per questo caso ha beneficiato di un aumento dal 1 gennaio 2025, rivolto invece a chi è disoccupato solo momentaneamente e ritenuto in grado di inserirsi o reinserirsi nel mondo lavorativo;
Tutte queste forme di sostegno non sono dedicate a chi vive da solo, ma risultano generalmente più accessibili per questa tipologia di utenti perché in questo caso, e non disponendo di altre entrate, viene valutata la condizione economica dell’intero nucleo familiare, quindi coniuge o latri componenti il nucleo fanno si che eventuali loro redditi o anche il possesso della casa ad esempio, facciano ‘cumulo’ cioè vadano a sommarsi e diventino tali da far escludere il richiedente dal beneficio.
In questo caso condivide l’abitazione con altre persone, che lavorano o percepiscono una pensione, potrebbe vedersi negato l’accesso a queste misure nonostante un reddito personale pari a zero. Nel caso di coinquilini, cioè persone che nulla hanno a che fare con il richiedente è importante che risultino separati i nuclei familiari, che non vi sia parentela o vincoli e unioni di altra natura.
Assegno di inclusione
Chi vive da solo in Italia da almeno 5 anni, di cui gli ultimi 2 in modo continuativo, può accedere alla misura prevista definita ‘nuovo assegno di inclusione’. Le condizioni per accedervi sono quella di soddisfare almeno una delle seguenti caratteristiche:
- Trovarsi in una condizione di svantaggio ed essere stato inserito in un programma di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali, certificato dalla pubblica amministrazione;
- aver compiuto 60 anni;
- avere una disabilità riconosciuta da INPS;
A queste caratteristiche vanno aggiunti i requisiti economici sia reddituali che patrimoniali. L’Isee non deve superare un valore di 10.140 euro, con reddito che non superi la soglia dei 6.500 euro annui, 8.190 euro per chi ha compiuto i 67 anni.
Il patrimonio mobiliare composto da giacenza media del conto corrente, titoli di stato, libretti al portatore, risparmi su conto corrente, devono essere uguali o inferiori ai 6.000 euro, mentre quello immobiliare non deve superare 30.000 euro con la sola esclusione della casa di abitazione principale, il cui valore Imu non deve superare i 150 mila euro.
A chi tocca?
A chi viene riconosciuto l’Assegno di inclusione, come unico componente del nucleo familiare, spetta un assegno mensile pari a 541,66 euro per 12 mesi l’anno se si ha un reddito pari a zero, diversamente da questo valore andrà sottratto quanto già percepito a titolo personale.
Nel caso di chi ha più di 67 anni l’importo potrà arrivare a 682,50 euro mensili. A questo importo si aggiunge anche il rimborso del canone di locazione per chi vive in affitto, fino a un massimo di 303,33 euro mensili che scende a 162,50 euro nel caso degli over 67. In ogni caso, quindi, l’importo massimo che si può ottenere è pari a 845 euro mensili, spettanti per 18 mesi rinnovabili ogni volta per altri 12 mesi, osservando un mese di sospensione tra un rinnovo e un altro.
Supporto per la formazione e il lavoro
Chi ha un’età compresa tra 18 e 59 anni, vive da solo ed è nella condizione di poter lavorare, può accedere al Supporto per la formazione e il lavoro. In questo caso si parla di ‘una politica attiva’ e non assistenziale, dove la persona affiancata dai servizi per il lavoro pubblici e privati, viene guidata in una serie di attività finalizzate al proprio reinserimento nel mondo del lavoro.
A chi tocca?
Esclusivamente per chi partecipa alle attività formative e di orientamento viene riconosciuto un importo mensile di 500 euro per un massimo di 12 mesi. Grazie alla legge di Bilancio 2025 è stata data la possibilità di una seconda proroga, per altri 12 mesi, solo nel caso in cui la persona stia ancora frequentando le attività formative previste dal programma. I requisiti di accesso economici, di reddito e patrimonio sono i medesimi che regolano l’Assegno di inclusione, appena visto.
Assegno sociale
Il supporto per la formazione appena visto può essere compatibile con una ulteriore misura dell’Assegno sociale, prestazione che spetta a chi ha compiuto 67 anni ed ha un reddito personale che non supera il valore annuo della prestazione stessa. Mentre l’assegno di inclusione non è erogabile con nessuna altra forma di sostegno, quest’ultima misura può convivere con l’assegno sociale, che per quest’anno pone il limite di reddito da non superare a quota 7.002,84 euro annui.
A chi tocca?
Per chi ha un guadagno mensile pari a zero spetta per intero, quindi 538,68 euro al mese per 13 mensilità. Per chi ha un reddito superiore, invece, dalla quota massima di Assegno sociale va sottratto quanto percepito a titolo personale.
Anche in questo caso è previsto un piccolo arrotondamento al compimento del 70° anno di età, con una maggiorazione sull’Assegno sociale, pari nel 2025 a 201,15 euro, con la possibilità di arrivare fino a 739,83 euro.
Per i più giovani, non ancora in età pensionabile e quindi abili al lavoro, l’Assegno sociale sommato a quanto spetta di Assegno di inclusione, dovrà portare ad un totale delle due misure che in ogni caso non potrà superare gli 845 euro mensili.
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