Tiktoker italiano suicida in diretta, online da tutto il mondo video e commenti per Vincent: «Ci faceva sorridere»


La fama online, poi le accuse su Discord, alla fine la diretta video sul social di ByteDance. Il cordoglio degli utenti (non solo italiani) e i messaggi al padre: «Grazie per aver cresciuto Vincent come una persona straordinaria»

È passato quasi un anno e mezzo da quando Vincent Plicchi, conosciuto su TikTok come Inquisitor Ghost, si è tolto la vita in una diretta streaming sulla stessa piattaforma che lo aveva reso famoso in una nicchia dei social. Ed è passato quasi un anno e mezzo da quando la comunità online di amici, follower assidui, follower occasionali e sì, anche haters, si sono ricordati che quello che accade sul web a volte non rimane solo bit e pixel, ma può avere conseguenze nel mondo reale. Ed è passato quasi un anno e mezzo da quando Matteo Plicchi ha cominciato lottare e chiedere giustizia per suo figlio. Il gip ha chiesto l’archiviazione per l’indagine sull’istigazione al suicidio, ma si continuerà comunque a indagare sul reato di diffamazione. Quasi un anno e mezzo fa, infatti, alcuni utenti avevano accusato Vincent di avere adescato un’utente minorenne. E sarebbero state proprio queste accuse a spingere al suicidio il giovane cosplayer .

Chi era Vincent Plicchi

Ci sono due Vincent. Uno è il ventitreenne bolognese, apprendista tatuatore. La chitarra in mano, il gatto Loki, i video allegri con la sorella minore, i viaggi con il padre. Tracce di una persona in carne e ossa che lo stesso Matteo ha pubblicato su TikTok, sul proprio profilo nato per caso e che alla fine è stato trasformato in un memoriale social dedicato al giovane cosplayer.
Poi c’era l’altro Vincent. Quello con quasi 100 mila follower su TikTok. Quello che indossava la maschera di un teschio in omaggio a Ghost, un personaggio del famoso brand di videogiochi Call of Duty. Quello che esibiva con orgoglio le spade laser, repliche fedeli delle armi di Star Wars
Ed è proprio la sua singolare unione fra i due universi nerd ad averlo fatto spiccare su TikTok nel vasto panorama di cosplayer, cioè chi veste i panni di un personaggio di fantasia indossando complicati (e costosi) costumi di scena. 




















































La comunità TikTok degli appassionati di Call of Duty

Sì, la passione per Star Wars. Ma la comunità online dove «viveva» Vincent era quella di Call of Duty. È conosciuta anche come #codtok o #masktok, dall’unione fra «Cod» (da Call of Duty) o «mask» (cioè maschera, come quella del personaggio Ghost) e la parte finale di TikTok. 
Definirne i numeri di questa nicchia online, nel caos delle tendenze online, non è semplice. Basti sapere che gli utenti più famosi — quelli che riescono a cavalcare l’onda dell’algoritmo e a catturare l’attenzione dei follower — non scendono sotto le 100 mila visualizzazione e decine di migliaia di like per ogni video.
Un mondo fatto di abiti militari (il videogioco è, in breve, un simulatore di guerra in prima persona) e video in cui si imitano i propri beniamini dei videogiochi in scene immaginarie. Ma anche a volte un mondo civettuolo, dove i protagonisti, duri e rudi personaggi dei videogiochi, hanno preso vita e simulano flirt con le follower, anche solo con piccoli commenti scherzosi.
Il problema? Il trend di codtok/masktok è, come la stessa TikTok, qualcosa per i giovani ma anche per i giovanissimi. La paura di molti cosplayer è quella di interagire anche per sbaglio con un utente minorenne. È per questo che in molti cercano di «proteggersi» con un semplice avvertimento: la sigla «Mdni», cioè «minors do not interact». Minorenni, per favore, non interagite con questo account. Il sospetto corre veloce in questo mondo online.

Le accuse su Discord

La storia di Vincent si sposta da TikTok a Discord, una piattaforma per conversare via chat o vocalmente, dove anche i cosplayer e appassionati di Call of Duty si radunano. Qui a settembre Vincent viene contattato da un moderatore — chi ha il compito di gestire la comunità online — che lo ha avvisato di alcune voci sul suo conto: «Ti accusano di pedofilia», si legge negli screenshot della conversazione online.
L’insinuazione è arrivata da un’utente (diciassettenne, all’epoca dei fatti) che sostiene di avere ricevuto attenzioni sgradite in chat. «Era abbastanza chiaro che io non avessi altre intenzioni che essere un amico e un conoscente», spiega lui, raccontando il rapporto con la ragazza che si occupava di modificare e montare i video che poi Vincent pubblicava su TikTok. «È incredibile come le persone vogliano davvero ferire gli altri», ha aggiunto. «E penso che lei fosse arrabbiata con me perché ho smesso di parlarle, visto che alcuni mi hanno detto che non era una bella persona».

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Le voci online, però, sono come un sassolino in una montagna innevata: ci vuole poco per trasformarle in una valanga. E così, dopo le accuse su Discord, le voci cominciano a circolare anche su TikTok. Da un commento all’altro, frasi dette a metà, insinuazioni, utenti che chiedono chiarimenti e la storia che si ingigantisce. Comincia così un movimento di «odiatori» fra i suoi stessi follower, capeggiati dagli stessi che per primi avevano fatto circolare le accuse. 
Vincent decide così, all’improvviso, di chiudere il proprio account Instagram e di smettere con i video su TikTok. Sparisce proprio nel momento in cui altre voci contrarie arrivano per chiarire che no, la storia non era come veniva raccontata dai suoi hater, che non c’era stato nessun adescamento e che anzi era tutta una «trappola» di persone invidiose del suo successo. Si creano due fazioni: chi lo accusa e chi invece crede nella sua innocenza.
Passano quasi tre settimane da quando hanno cominciato a circolare le prime voci: il 9 ottobre 2023 Vincent lancia una diretta video su TikTok — come tante altre ne aveva fatte prima di allora — ma non si vede null’altro che la sua stanza sullo schermo. Solo diverso tempo dopo si vedono (e si sentono) il padre e soccorsi che cercano di sfondare i vetri della finestra e il tentativo di salvarlo. 

I memoriali (digitali) in onore di Vincent

Nei primi giorni è difficile capire cosa è realtà e cosa è finzione. Finché non è arrivata la conferma della sua morte. La certezza arriva quando, tre giorni dopo la diretta online, Matteo Plicchi comincia a pubblicare su TikTok le foto di Vincent senza maschera. «Era il mio angelo, l’anima più bella dell’universo». I commenti in italiano si alternano con quelli in inglese. «Grazie per aver cresciuto Vincent come una persona straordinaria, sono grato di aver avuto l’opportunità di conoscere suo figlio», scrive un utente in inglese. «Non riesco a immaginare il dolore che voi e la vostra famiglia state vivendo. Vincent aveva fatto sorridere molte persone», commenta un altro, in spagnolo. Ancora, questa volta in tedesco: «Piango, tutto questo mi strazia il cuore». E poi le condoglianze dei follower italiani che avevano visto nel cosplayer un punto di riferimento (nostrano) online.
Quello di Matteo Plicchi non è l’unico memoriale online che è sorto naturalmente nelle settimane successive. A partire dagli account nati per conservare i video di Inquisitor Ghost (il suo account è stato bannato senza appello dalla piattaforma) fino ai disegni dedicati alla sua versione «mascherata». Da chi pubblica un vecchio video dove si esibiva alla chitarra («Ricordatevi quanto cantava magnificamente», c’è scritto in russo in sovrimpressione) a chi appende una maschera di Ghost su una spada laser, in suo onore. Da chi, in abbigliamento da soldato, porta il palmo della mano in un ultimo saluto militare agli innumerevoli video che, in tutte le lingue, esprimono lo stesso concetto: «Riposa in pace»

4 marzo 2025 ( modifica il 4 marzo 2025 | 16:31)

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