Venti anni senza Nicola Calipari, morto a Baghdad per fuoco amico


Un film ripercorre la vita dell’agente del Sismi, originario di Reggio Calabria, Nicola Calipari, morto nell’operazione per liberare la giornalista Giuliana Sgrena


Morire da eroe a Baghdad, colpito da “fuoco amico” americano al termine di una rischiosissima operazione per la liberazione di Giuliana Sgrena, la giornalista del “Manifesto” rapita in Iraq: è il destino toccato in sorte venti anni fa a Nicola Calipari, funzionario di Polizia in servizio al Sismi specializzato in “missioni impossibili”, originario di Reggio Calabria.

Aveva infatti già condotto la trattativa che portò al rilascio di Simona Torretta e Simona Pari, a loro volta rapite in Iraq e liberate grazie alla mediazione dei nostri 007.

È la sera del 4 marzo del 2005: l’autovettura, una Toyota Corolla, sulla quale viaggiano Nicola Calipari, un altro agente dell’intelligence e Giuliana Sgrena si dirige verso l’aeroporto di Baghdad. La trattativa con i sequestratori è andata a buon fine, la giornalista italiana liberata e ora si tratta solo di predisporre il volo di rientro in Italia. All’improvviso, la tragedia: una pattuglia militare della guardia nazionale statunitense è in servizio di vigilanza sulla “route Irish”, la strada che collega il centro di Baghdad con l’aeroporto. Il posto di blocco approntato in previsione del passaggio di un convoglio con a bordo l’ambasciatore americano. Arriva la macchina con a bordo Calipari e finisce sotto il fuoco dei soldati Usa: lo 007 italiano muore sotto i colpi dei militari, Giuliana Sgrena rimane ferita.

LA CARRIERA DI NICOLA CALIPARI

La carriera in Polizia di Nicola Calipari era iniziata nel 1979 alla questura di Genova, e poi era proseguita alla Squadra mobile di Cosenza. Prima del trasferimento al Sismi Nicola Calipari aveva lavorato alla Questura di Roma, in un primo momento alla sezione narcotici e poi come vice capo della Squadra Mobile. Successivamente Calipari impegnato nella Criminalpol, allo Sco (Servizio centrale operativo) della Polizia di Stato e all’ufficio immigrazione del ministero dell’Interno. Nell’agosto del 2002 il passaggio al Sismi.

IL FILM “IL NIBBIO” CON CLAUDIO SANTAMARIA

Il racconto, la storia della vita e della morte di Nicola Calipari, torna in scena nel film “Il Nibbio” di Alessandro Tonda, nelle sale dal 6 marzo, vuole raccontare quei drammatici 28 giorni prima che l’alto dirigente del Sismi sacrificasse la sua vita per salvare la giornalista de il Manifesto, proteggendola con il suo corpo dal fuoco amico. Dopo essersi speso in ogni modo per la sua liberazione attraverso lunghe trattative con la cellula terroristica che l’aveva rapita, ma ne racconta anche il lato umano, con la moglie e i figli.

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Saldo e stralcio

 

A interpretarlo Claudio Santamaria, che ha dichiarato: «Un film che al di là del singolo episodio, racconta una figura istituzionale che aveva una profonda umanità e questo è l’aspetto su cui ci siamo concentrati di più, aveva come unica arma la mediazione».

«Mi sono concentrato, al di là del dimagrimento fisico che serviva più… non per l’iconografia di Nicola, perché non lo conosceva nessuno, essendo agente di servizi segreti, ma più per individuarlo sullo schermo come una figura appunto di dialogo e non di forza, di prestanza fisica, volevo che rappresentasse quell’aspetto lì.
Mi sono concentrato appunto sul suo grande rispetto e amore per la sacralità della vita, questo suo bisogno di proteggere la vita a tutti i costi, una figura che io metto tra le figure che appartengono all’Italia bella».

SONIA BERGAMASCO INTERPRETA GIULIANA SGRENA

Sonia Bergamasco ha parlato a lungo con Giuliana Sgrena per farla rivivere sul grande schermo. «Ho anche un pudore a riuscire a parlare di questo, è stata per me l’occasione di dare voce a lei attraverso i fatti, attraverso quello che è successo, poi quello che lei ha sentito, le sue emozione le ha raccontate e continua a raccontarle perché continua a raccontare questa storia e non si arrende al fatto che non ci sia ancora una risposta» ha detto l’attrice.

Lavorazione e realizzazione del film sono condivisi con la famiglia Calipari, in particolare la moglie Rosa, i servizi segreti; una collaborazione istituzionale a vari livelli per un film definito dal regista quasi un atto dovuto per ricordare Nicola Calipari. Un uomo con una ampia visione geopolitica già all’epoca e non solo e la cui morte è ancora un caso irrisolto.

«Lui ha creato una corrente che si chiama “Calipariana” involontariamente – ha affermato Claudio Santamaria – lui non utilizzava la forza, non utilizzava solo il denaro, ma cercava sempre il confronto.
Quindi in questo clima non solo geopolitico ma anche più specificamente italiano in cui la politica sembra più diventata un tifo da stadio, sembrano raccoglitori di odio e di scontri continui, non c’è mai una vera comunione di intenti, una figura così che era capace di abbracciare tutte le varie istanze di una società, tutte le differenze di una società, senza escluderle o volerle eliminare, è una figura di grandissimo esempio, cioè è l’uomo delle istituzioni per come io vorrei che fossero».

IL RICORDO DI NICOLA CALIPARI NELL’AULA DI MONTECITORIO

Nella giornata di mercoledì 5 marzo, al termine dell’informativa urgente del Governo, nell’Aula di Montecitorio avrà luogo la commemorazione di Nicola Calipari.

LA POLEMICA DI ROSA VILLECCO CALIPARI

«Il 5 marzo ci sarà la commemorazione di Nicola Calipari nell’aula di Montecitorio? Lo apprendo da lei». Lo ha detto Rosa Villecco Calipari a Fabio Fazio a “Che tempo che fa”, il 2 marzo, dove ha parlato della vicenda del marito, in occasione dell’uscita del film “Il Nibbio”.

«Nicola è entrato in polizia per una scelta. Ha sempre fatto scelte coraggiose. Il coraggio non è qualcosa che ti arriva di botto, è la fine di una serie di scelte, è un modo di essere costruito in tutta la vita, dei valori morali che hai dentro e che ti portano a non essere altro da quello – ha spiegato la Villecco Calipari-. Altrimenti non mi sarei mai spiegata perché avesse lasciato me e i suoi figli per proteggere Giuliana. Non poteva fare altrimenti, ha sempre tutelato i più deboli, i minori, gli omosessuali, gli immigrati. Era un poliziotto atipico ma vorrei tanto, invece, che fosse tipico questo modello di persona che coniuga sicurezza e tutela dei diritti umani».

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«La lucidità della reazione e arrivata qualche mese dopo, quando ho pensato che per Nicola avrei dovuto chiedere verità e giustizia, ho pensato che Nicola meritasse una battaglia – ha proseguito -. Avevo di fronte gli Stati Uniti, mi dicevamo ma vuoi fare la guerra agli Stati Uniti? No, io volevo capire. Nicola era una persona prudente e attenta, non era la prima negoziazione che faceva, la prima persona che liberava, non aveva cattivi rapporti con gli Stati Uniti».

NESSUNA MANIFESTAZIONE PER NICOLA CALIPARI A REGGIO CALABRIA

In Calabria non è prevista nessuna manifestazione di ricordo. A Calipari è stato intitolato l’auditorium di palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria.

IL RICORDO DEL PRESIDENTE OCCHIUTO DI NICOLA CALIPARI

«Vent’anni fa veniva ucciso Nicola Calipari, un servitore dello Stato, un calabrese che ha sacrificato in modo eroico la propria vita per portare in salvo la giornalista Giuliana Sgrena, sequestrata dalla Jihad islamica. La sua storia sia di ispirazione per le generazioni future». Lo scrive su X Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria.



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