Catania, maxi sequestro di droga: “erba” e hashish viaggiavano tra ananas e arance


La soffiata era giusta. Gli investigatori della squadra mobile hanno “intercettato” un grosso carico di marijuana e hashish che stava “arrivando” a Catania a bordo di un camion guidato da un colombiano, ma residente in Spagna. La “merce” era nascosta tra cassette di frutta e verdura: i poliziotti hanno fermato l’autoarticolato sul traghetto, durante la traversata dello Stretto di Messina.

Gli agenti avevano predisposto due squadre operative: una agli imbarchi di Villa San Giovanni, in Calabria, e un’altra a Messina. Il colombiano, un 51enne, al volante si sarebbe mostrato un po’ nervoso alla richiesta di documenti personali e bolle di trasporto. Sul sedile passeggero c’era una donna 49enne, anche lei colombiana residente in Spagna, che è risultata essere la cognata dell’autista.

Gli investigatori per poter svolgere la perquisizione hanno “scortato” il tir fino al porto di Catania. I poliziotti hanno chiesto il supporto dei cani antidroga. Alle 4 del mattino, di venerdì scorso, sono iniziate le operazioni di scarico delle pedane presenti nel semirimorchio: il colombiano trasportava nelle prime file cassette di banane, ananas e lattuga iceberg, dietro c’erano 12 “bins” in legno di arance.

La sorpresa

La “sorpresa” i poliziotti l’hanno trovata sotto gli agrumi: all’interno di 33 scatoloni c’erano delle buste termosaldate con la droga. Alla fine dei conti – la perquisizione è terminata alle 10 del mattino – i poliziotti hanno sequestrato 248,140 chilogrammi di marijuana e 34,390 di hashish. Sui 33 pacchi c’erano le scritte più disparate: «Bimbo», «Roma» (la più frequente), «Anonimo», «Occhi 5 bimbo 2», «Axc», «Caly8+2A», «SC13», «Rete2k6AM», «Baba 5am3 Kaly», «5cug 3 baba kaly». In alcuni scatoloni erano stati apposti anche degli adesivi con la frase in spagnolo: «Desityo que t’agradi». Le singolari griffe potrebbero essere indizi utili per ricostruire la filiera del narcotraffico. La sostanza è stata sottoposta al test veloce ed ha dato esito positivo. Il sequestro dell’ingente carico di “erba” e “fumo” è stato convalidato. Martedì prossimo la droga sarà sottoposta ad ulteriori accertamenti tecnici non ripetibili, con relativa analisi qualitativa e quantitativa, documentazione fotografica e campionatura della sostanza.

I due colombiani, dopo che è stato informato il pm di turno, sono stati arrestati, per detenzione di droga aggravata dall’ingente quantità, in attesa dell’udienza di convalida del gip.Nel corso dell’interrogatorio l’uomo e la donna, difesi dall’avvocato Antonio Noè del foro di Messina, hanno negato qualsiasi coinvolgimento con il ritrovamento della sostanza stupefacente. Il 51enne ha raccontato al gip che lavorava da anni come autista di tir per una ditta di logistica e spedizioni e di frequente trasportava frutta destinata alle città italiane. Il colombiano, in particolare, ha detto che mentre gli addetti si occupavano di caricare la merce nel camion al mercato ortofrutticolo di Barcellona, in Spagna, lui e la cognata sarebbero andati al supermercato per gli ultimi acquisti per il viaggio. L’uomo, quindi, ha sostenuto di non aver assistito alle fasi di carico delle pedane nel semirimorchio. La donna, invece, avrebbe approfittato della trasferta del cognato per poter visitare l’Italia e vedere l’Etna.

Scarcerati

Il giudice per le indagini preliminari Sebastiano Di Giacomo Barbagallo ha convalidato l’arresto ma ha rigettato la richiesta di misura cautelare in carcere del pm nei confronti due colombiani, disponendone l’immediata scarcerazione. Per il giudice mancherebbero i necessari «gravi indizi di colpevolezza». «Non si apprezzano – scrive il giudice nel decreto emesso lunedì scorso – elementi utili a dimostrare la necessaria gravità indiziaria», non vi sarebbe la prova schiacciante della “consapevolezza” dei due colombiani di avere a bordo il grosso quantitativo di sostanza stupefacente. Allo stato non sarebbe stato dimostrato «il fatto che l’autista della ditta incaricata del trasporto della frutta, così come la donna che lo ha accompagnato nel viaggio, avesse contezza effettiva del contenuto del carico». Ma le prove potrebbero arrivare dall’analisi dei telefonini che sono stati sequestrati.

Il prossimo 12 marzo, come già notificato al difensore, sarà fatta la copia forense dei tre smartphone che sarebbero stati nella disponibilità dei due colombiani indagati. Vedremo cosa gli investigatori troveranno nella “scatola nera” dei cellulari.





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