Cos’è questa storia che Iblea Acque deve 29 milioni ai Comuni


La scelta di versare un capitale di appena 100mila euro nella società in house di gestione del servizio idrico torna come un boomerang in faccia ai soci, cioè gli stessi Comuni ragusani. Se a questo si aggiungono le difficoltà di avvio gestione, come l’alta morosità e i numerosi errori nella bollettazione, per Iblea Acque sarà difficile pagare circa 29 milioni di euro, secondo la ricostruzione di ragusaoggi.it, a 11 dei 12 enti locali della provincia. In pratica tutti tranne Vittoria che, nonostante detenga la seconda quota nella Spa, più di un anno fa ha deciso di gestire il servizio idrico da sé.
Si tratta delle somme relative alle utenze elettriche, contratti di manutenzione e affitto pozzi anticipati dai Comuni nella fase di passaggio delle spese di gestione: poco più di 11 milioni a Ragusa, 5,5 a Modica, 3,5 a Ispica, 2,9 a Comiso, 3,2 a Pozzallo, 2 mln a Scicli, 1 mln ad Acate, 300 mila euro a Santa Croce Camerina. A parte un accordo con il Comune di Ragusa ancora da ratificare, non esistono ancora patti chiari sul rientro del debito – che per l’amministratore unico della Spa, Franco Poidomani, è un’ “anticipazione”  -, solo uno schema tra le parti predisposto da Iblea Acque, nel quale spicca il rientro delle somme dai 3 milioni in su in dieci anni.

Ispica e Acate hanno deciso il decreto ingiuntivo
Il piano non piace proprio a tutti. Addirittura le amministrazioni comunali di Ispica e Acate hanno già emesso decreti ingiuntivi, la prima per tutta la somma a credito, la seconda per 614mila euro. “Per una cittadina come la nostra è una somma ingente”, dichiara il sindaco Fidone. “E’ assurdo, più una mossa politica che finanziaria – replica l’amministratore unico di Iblea Acque -, perché è come se un socio presentasse decreto ingiuntivo a se stesso. Comunque si andrà per le vie legali. Vedremo.”

Ipotesi di soccorso finanziario alla partecipata proibito dalle norme

Il collegio dei revisori dei conti del Comune di Ragusa, primo socio per quota capitale, a dicembre avvertiva l’amministrazione Cassì che le fatture non incassate “potrebbero configurare l’ipotesi di soccorso finanziario” a Iblea Acque. Secondo il Testo Unico delle società partecipate (D.lgs. 175/2016, articolo 14, comma 5) gli enti pubblici “non possono sottoscrivere aumenti di capitale, effettuare trasferimenti straordinari, aperture di credito, né rilasciare garanzie a favore delle società partecipate.” “Non è così nel modo più assoluto – sostiene Poidomani – perché i proprietari della società sono i Comuni stessi.” 
Comuni che hanno bisogno di liquidità. Ispica è in stato di dissesto e quei 3,5 mln in bilancio pesano tantissimo, così come i circa 5 milioni e mezzo vantati da Modica, altro Comune in dissesto ma una delle città con il maggiore numero di bollette inevase, pari al 53,77% nel 2023 e al 77,96% a settembre 2024. “Certamente il rientro sarà più veloce là dove c’è un minor numero di utenti che non pagano” avverte l’ad di Iblea Acque.

La morosità sfiora il 54%

Nell’ultima relazione presentata ai sindaci soci è emersa l’alta percentuale di morosità, il 53,89%. In cassa mancano circa 22 milioni rispetto ai 18,4 milioni incassati. “Ma tra un anno – conclude Poidomani – non avremo questi problemi, perché stiamo facendo un ottimo lavoro di aggiornamento delle utenze, ricostruendo spesso i dati forniti dai Comuni. Non dobbiamo dimenticare che gli enti locali iblei sono gli unici che in Sicilia hanno scelto di gestire l’acqua sotto forma pubblica.”

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