Roma – Dazi e controdazi. Made in Italy, a rischio export in Usa che cresce a doppia cifra. Spazio a Italian sounding. INFOGRAFICA
È ormai conto alla rovescia per l’Unione europea che attende le mosse da Washington sul fronte dazi (con la previsione di una tassazione del 25% trapelata dopo la prima riunione di gabinetto della sua nuova Amministrazione) e che -sul fronte agroalimentare- dovrebbero colpire i paesi Ue dal 2 aprile. È dunque allarme dopo la chiamata a raccolta a tutti gli agricoltori Usa, invitati da Trump a produrre per il mercato interno.
EXPORT AGROALIMENTARE, ITALIA VOLA A QUOTA 70 MLD
Fiore all’occhiello dell’export made in Italy è proprio il settore agroalimentare che vola sui 70 miliardi di euro di esportazioni. I primi sei mesi del 2024 si sono chiusi in positivo per l’ export agroalimentare italiano, che segna a bilancio un +7,1%, con 34 miliardi di euro di vendite all’estero realizzate dai vini e dagli alimenti tricolore. Bilancia commerciale in attivo per l’Italia con oltre 430 milioni di euro.
Un risultato, emerge dai dati Ismea, a cui hanno contribuito sia l’industria alimentare con un incremento dei flussi in valore del 7,7%, sia la componente agricola (+3,4%).
EXPORT, I PAESI DI DESTINAZIONE: GERMANIA, FRANCIA E USA SUL PODIO. PER STATI UNITI CRESCITA IN DOPPIA CIFRA (+17%)
Crescono le esportazioni verso la maggior parte dei paesi ed in particolare negli Stati Uniti dove si registra una crescita a doppia cifra (+17%) trainato dai prodotti di punta del made in Italy come vini, spumanti, olio EVO e pasta.
Guardando alla top 10 dei principali mercati Germania (5,230 mld euro), Stati Uniti (3,777 mld) e Francia (3,736 mld) si confermano i principali paesi destinatari dei prodotti Made in Italy. Seguiti da Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi, Svizzera, Belgio, Polonia e Austria.
Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani si conferma la UE che, con 19,5 miliardi di euro nei primi sei mesi 2024, ha assorbito circa il 60% delle esportazioni dell’Italia.
DAZI, RISCHIO AUMENTO ITALIAN SOUNDING IN MERCATO USA. CALO SU CATENE VALORE E VOLUME
I dazi annunciati dalla amministrazione Usa promettono così di mettere a rischio l’export italiano in un mercato strategico come quello americano che cresce a doppia cifra, agendo sia nella catena del volume che del valore. Un rischio connesso a quello dei dazi è infatti rappresentato dall’italian sounding che ad oggi vale 40 mld euro e che rischia di aumentare nel prossimo futuro. La possibilità di applicare dazi al 25% sui prodotti agroalimentari oltre a causare un aumento dei prezzi negli scaffali Usa, rischia di dirottare i consumatori su prodotti contraffatti e dal costo minore, partire dai prodotti simbolo del made in Italy, dai formaggi al vino fino all’olio ed ai salumi.
Secondo una stima Coldiretti, un dazio del 25% sulle esportazioni agroalimentari Made in Italy negli Usa potrebbe costare ai consumatori americani fino a 2 miliardi di euro in più con un costo per le singole filiere che sarebbe di quasi 500 milioni solo per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta, 120 milioni per i formaggi.
DAZI, EXPORT MADE IN ITALY IN USA VALE 66 MLD. SURPLUS COMMERCIALE +44 MLD
Ma non solo agroalimentare. In dieci anni l’interscambio commerciale tra Italia e Usa ha fatto registrare un continuo trend positivo. Dal 2013 al 2022 (escludendo il periodo covid) sono cresciute le esportazioni italiane di beni e servizi negli Stati Uniti e l’export Made in Italy in Usa vale oggi circa 66 miliardi. Positivo anche il surplus commerciale dell’Italia nei confronti degli Usa, pari a 43 miliardi di euro.
DAZI, CANADA E MESSICO: DALL’ORTOFRUTTA ALLA CARNE. CINA RISPONDE CON CONTRODAZI SU AGROALIMENTARE
Tra i paesi attualmente colpiti dai dazi Usa troviamo Canada, Messico e Cina, con quest’ultima a cui erano state già imposte tariffe del 10% a febbraio.
Sul fronte agroalimentare gli Stati Uniti importano dal Canada pomodori, legumi e carne di maiale. Dal Messico principalmente frutta e verdura. Ai dazi Usa la Cina risponde a sua volta applicando tasse del 15% su pollo, grano, mais e del 10% su sorgo, soia, maiale, manzo, frutti di mare, frutta, verdura e latticini.
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