Dopo i porti di Panama Donald Trump vuole accelerare sulla Groenlandia. La replica dell’isola: «Non siamo in vendita»




Ultim’ora news 5 marzo ore 17


Continuano a ribadirlo ancora una volta, dopo che Donald Trump, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione lo ha ribadito: «Prenderemo la Groenlandia, in un modo o nell’altro». Un’affermazione che ha, dunque, lasciato aperta la possibilità di usare la forza militare o la coercizione economica, in contrasto con quella che è, invece, la volontà dei groenlandesi: «Il nostro Paese non si tocca».  È stato lo stesso primo ministro della Groenlandia, Múte B. Egede, nella mattinata del 5 marzo, a rispondere secco a Trump: «La Groenlandia appartiene ai groenlandesi. Non siamo americani, non siamo danesi, perché siamo groenlandesi. Questo è ciò che gli americani e i loro leader devono capire», ha detto in un post su Facebook. «Non siamo in vendita e non possiamo semplicemente essere presi», ha aggiunto, come riporta il Guardian. Egede ha insistito sul fatto che «il futuro del Paese sarà determinato da noi nel nostro Paese, ovviamente».

E la prossima settimana, l’11 marzo, si terranno le elezioni generali. Il ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen alla televisione pubblica danese DR ha risposto al presidente americano sulla sua volontà di annessione del territorio autonomo danese agli Stati Uniti: «La direzione che la Groenlandia vuole prendere, sarà scelta dai groenlandesi». E ha sottolineato che Trump ha menzionato il suo «rispetto per la popolazione groenlandese e (i suoi) desideri».

A mitigare l’interpretazione di Trump interviene però il ministro degli Esteri danese, Lars Lokke Rasmussen, che ha posto l’accento sul fatto che il leader della Casa Bianca ha detto di «rispettare il diritto all’autodeterminazione» dell’isola. «Voglio concentrare l’attenzione sul fatto che ha detto di rispettare il diritto del popolo della Groenlandia a decidere del proprio futuro», ha affermato durante una conferenza stampa dalla Finlandia, dove si trova in visita ufficiale. Questa – ha aggiunto – è la «parte più rilevante» del discorso di Trump.

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«Groenlandia e Panama a noi»: il discorso divisivo di Trump

Un discorso, quello andato in scena nella notte italiana a Washington davanti a Camera e al Senato in sessione congiunta, che è sembrato per molti versi uno degli agguerriti comizi tenuti dal presidente americano Donald Trump nel corso della campagna elettorale. 

In tale ottica vanno inquadrate le frasi riguardanti la Groenlandia e anche Panama, che ancora una volta Trump ha affermato di volere sotto il proprio controllo. «Il Canale di Panama è stato costruito dagli americani per gli americani, non per gli altri», ha detto il miliardario 78enne. Per poi aggiungere senza tanti giri di parole: «L’abbiamo dato a Panama e lo riprenderemo». In passato, del resto, il tycoon ha più volte avuto parole non certo tenere per l’ex presidente Jimmy Carter, da lui giudicato sì «una brava persona» ma che a detta di Trump avrebbe commesso proprio il gravissimo errore di cedere questo passaggio marittimo di estrema importanza strategica.

Stessa musica per la Groenlania: «Ne abbiamo bisogno per la nostra sicurezza nazionale e persino internazionale. E stiamo lavorando con tutti i soggetti coinvolti per cercare di ottenerla. Ma ne abbiamo davvero bisogno per la sicurezza internazionale del mondo. E penso che in un modo o nell’altro ci arriveremo. Ce la faremo». Quindi, rivolgendosi direttamente al popolo di questo territorio autonomo danese: «Vi proteggeremo – ha detto Trump – vi renderemo ricchi e insieme porteremo la Groenlandia a vette che non avreste mai immaginato possibili».

Intanto, al summit informale di Bruxelles a inizio di questa settimana i leader europei hanno espresso sostegno al diritto all’autodeterminazione di Danimarca e Groenlandia. «Preservare l’integrità territoriale del Regno di Danimarca, la sua sovranità e l’inviolabilità dei suoi confini è essenziale per tutti gli Stati membri», ha affermato il presidente del Consiglio europeo António Costa.

Perché la Groenlandia interessa a Trump

La Groenlandia, territorio autonomo della Danimarca grande quattro volte la Francia ma coperto per l’80% da ghiacci, affascina per le sue presunte risorse minerarie e la sua importanza geostrategica. Ma cos’ha quest’area di così prezioso? Dal 2009, i groenlandesi hanno la responsabilità di decidere come utilizzare le loro materie prime. L’accesso alle risorse minerarie della Groenlandia è considerato cruciale dagli americani, che nel 2019 hanno firmato un memorandum sulla cooperazione in questo settore. Gli europei hanno seguito l’esempio quattro anni dopo con un proprio accordo di collaborazione. I suoli della Groenlandia sono estremamente ben mappati, il che ha permesso di elaborare una mappa dettagliata delle risorse.

L’Ue ha identificato 25 dei 34 minerali presenti nel suo elenco ufficiale di materie prime essenziali, tra cui le terre rare. Non solo,sono stati identificati 6 milioni di tonnellate di risorse naturali note di grafite, 36,1 milioni di tonnellate di terre rare, 235 migliaia di tonnellate di litio e 106 migliaia di tonnellate di rame. La parte libera dai ghiacci della Groenlandia, che copre un’area di 400 mila km2, ha una geologia molto varia, che rappresenta quasi 4 miliardi di anni di storia geologica. La grande varietà di ambienti geologici della Groenlandia ha creato condizioni favorevoli per la formazione di depositi di minerali, tra cui molte delle materie prime critiche.

Dal punto di vista economico, questo territorio, che sta cercando di emanciparsi dalla Danimarca, dipende da una sovvenzione di Copenaghen, che rappresenta un quinto del suo Pil, e dalla pesca. Molte speranze sono riposte nell’apertura a novembre di un aeroporto internazionale a Nuuk, la sua capitale, che dovrebbe contribuire in particolare allo sviluppo del turismo, se le infrastrutture miglioreranno. Un’altra fonte importante è rappresentata dai combustibili fossili, il cui sfruttamento è attualmente in fase di stallo. (riproduzione riservata)

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