8 marzo, una ricerca Fp Cgil sulle molestie


Sono davvero troppo diffuse, le molestie e anche le violenze nei luoghi di lavoro pubblici. È quel che emerge da una ricerca lanciata lo scorso 25 novembre dalla Fp Cgil Nazionale. E di testimonianze e messaggi come questo ne sono stati raccolti numerosi:

“Due anni fa una studentessa al secondo anno di infermieristica è stata violentata da un infermiere. Spesso ho subito direttamente frecciatine e commenti a sfondo sessuale da pazienti uomini”.

Squarciano il velo di una realtà che si fa fatica a raccontare anche per una sorta di omertà che regna nei luoghi di lavoro.

Più di mille segnalazioni

La ricerca non è ancora completa, ma la Fp ha deciso di presentare i dati fin qui raccolti in occasione dell’8 marzo, giornata e non festa delle donne, e la presentazione non a caso si è svolta il 6 marzo, alla Camera dei Deputati. Una delle richieste che arriva con forza da quanti e quante hanno risposto al questionario è una legge che preveda un congedo retribuito per le vittime di violenza. Sono arrivate 1200 segnalazioni e l’analisi presentata si limita ad analizzare tre dei comparti maggiormente rappresentativi nella raccolta dati: funzioni centrali, funzioni locali e sanità pubblica.

Risultati amari

Violenza e molestie sembrano pratiche diffuse anche se poco se ne parla. “Dai dati emersi sembrerebbe quasi essere normale interfacciarsi con casi di molestia o violenza all’interno del proprio luogo di lavoro, soprattutto se si lavora nell’ambito della sanità pubblica”. Non solo, quel che appare forse più amaro da mandar giù è che la maggior parte degli intervistati valuta in maniera non soddisfacente la disponibilità e l’efficacia dei servizi a supporto delle vittime di violenza. I dati parlano chiaro: “La media delle risposte mostra, infatti, che la percezione dell’adeguatezza dei servizi non raggiunge la sufficienza, attestandosi tra il 3,63 e il 4,82 su 10”.

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Mancano conoscenza e informazione

Se pure vi sono strumenti e servizi per prevenire e difendersi, la maggior parte di chi ha partecipato alle interviste non li conosce e quindi, aggiungiamo noi, non sa come attivarli. Alla domanda se ne nel proprio luogo di lavoro esistesse un codice o una procedura per prevenire molestie e violenze il 43,2% non ha saputo rispondere e il 30,4% ha sostenuto di no. “Questo, senza dubbio – si legge nel Report – ci mostra come parte integrante del problema sia anche la scarsa consapevolezza di strumenti che, per quanto magari rivedibili e migliorabili, già esistono”.

Identikit del molestatore

Di solito è un superiore, chi detiene il potere. A ritenere che questo sia il problema, cioè che esista una correlazione tra potere e molestia o violenza si attesta tra il 7,03 e 8,5 su 10. Se lungo la scala gerarchica vi fossero più donne avremmo ancora questi risultati? E c’è dell’altro: “Un altro aspetto che emerge con fermezza è la descrizione di un ambiente lavorativo caratterizzato da omertà, poca sensibilità su queste tematiche oltre che l’assenza di strumenti di protezione e tutela adeguati”.

Omertà e/o ritorsioni

“Una collega è stata molestata durante il turno di notte da un collega. Nel riportare l’episodio in dirigenza le è stato risposto che non poteva dimostrare il fatto e che se fosse andata avanti ci sarebbe stato il rischio di farsi terra bruciata”.

Questa testimonianza trova conferma, purtroppo, nei dati che attestano come in tutti e tre i settori messi sotto la lente di osservazione si registra che il timore che, denunciando, si avranno ripercussioni sul proprio lavoro o sulla carriera si attesta tra il 6,7 e il 6,92 su 10.

Come intervenire?

Sono gli stessi e le stesse intervistate a dirlo: “Circa il 20% del campione non ritiene utile il ruolo della consigliera di parità ma, allo stesso tempo, oltre l’80% riterrebbe fondamentale l’inserimento di sportelli di assistenza psicologica nei luoghi di lavoro e oltre il 70% vorrebbe un sistema di segnalazioni anonime in caso di violenza o molestia che garantiscano sicurezza e protezione alle vittime”. E se il 74,6% sostiene che ci sia poca o nessuna consapevolezza, emerge con grande forza la necessità di informazione e formazione su questi temi. Su una cosa sono quasi tutte e tutti d’accordo, ben 83,7% delle risposte afferma che serve una legge che garantisca un congedo/permesso retribuito in caso di violenza o molestia sul proprio luogo di lavoro.

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Le proposte e richieste della Fp Cgil

Sono chiare è arrivano dirette dirette dall’analisi dei dati:

L’istituzione di sportelli di assistenza psicologica per supportare le vittime.

L’introduzione di sistemi di segnalazione anonima per incentivare le denunce senza timore di ritorsioni.

Una maggiore formazione e sensibilizzazione per tutti i lavoratori, inclusi dirigenti e responsabili, per riconoscere e prevenire situazioni di molestia.

Un rafforzamento delle misure di protezione per chi denuncia, evitando il rischio di isolamento o conseguenze negative sulla carriera.

Una maggiore vigilanza e controllo, soprattutto nei contesti più a rischio come il lavoro in esterno e il contatto diretto con l’utenza.



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