80 anni di Confartigianato Imprese Vicenza


Cavion: “Orgogliosi di essere l’associazione territoriale più rappresentativa d’Italia”

Quanti artigiani incontriamo ogni giorno? Quotidianamente ci si rivolge a professionisti per interventi domestici o sull’abitazione, per assistenza, per prendersi cura di sé, per portare in tavola o gustare qualcosa di sfizioso, di tipico o per le festività, ma anche per la cura del giardino o per un controllo dell’auto. Poi ci sono gli artigiani le cui imprese realizzano componentistica aereospaziale, quelle che fanno prodotti su misura con materiali di scarto, aziende che lavorano dietro le quinte di eventi di risonanza nazionale e internazionale (come l’ultimo Sanremo o il motomondiale), chi confeziona prodotti che arrivano nelle tavole di tutto il mondo, chi si occupa degli interni di auto di marche internazionali e d’élite, chi partecipa alla realizzazione di abiti e accessori di noti brand e di note maison o chi crea i mozzi per biciclette che sfileranno fino al Tour de France.

E poi ancora il liutaio che crea strumenti per le grandi orchestre, il sarto che crea l’abito su misura per occasioni speciali e l’orafo per il gioiello perfetto. Gli esempi potrebbero continuare: storie che hanno costruito quel valore che è il Made in Italy in tutto il mondo. In 80 anni, ovvero da quanto Confartigianato Vicenza è stata fondata, il mondo dell’artigianato è cambiato: sono mutati modi e strumenti di lavoro, e con essi le esigenze, sono ‘nati’ nuovi mestieri e nuovi artigiani. Quasi un secolo a cogliere i cambi di usi e costumi sempre mettendo professionalità e creatività al primo posto, pronti a far fronte alle difficoltà con tenacia e passione per il proprio lavoro.

“Con lo stesso orgoglio di chi in quel lontano 1945 ha voluto dare una ‘casa’ agli artigiani festeggiamo questo importante traguardo – commenta il presidente di Confartigianato Vicenza, Gianluca Cavion-. Allora si trattava di far partire l’economia locale e nazionale, oggi le sfide si chiamano sostenibilità, digitale, nuovi mercati mondiali”.

Ecco allora che sono 11.293 le imprese artigiane a occuparsi di transizione green, 9.222 delle quali della filiera casa; 2.064 sono imprese attive nell’economia circolare, mentre 304 sono imprese e artigiani del digitale (dati Ufficio Studi Confartigianato Vicenza, settembre 2024, ndr).

“In questo rinnovarsi restano però salde le radici dell’artigianato vicentino: i sistemi casa, moda e produzione oggi come allora sono quelli che contano il maggior numero di imprese – prosegue Cavion-. Se quella vicentina è l’associazione territoriale più rappresentativa, per soci e imprese, di tutto il sistema Confartigianato, quindi non è un caso. Si tratta del risultato di un impegno collettivo che, per otto decenni e attraverso due secoli, ha mantenuto fedeltà all’ideale dello Statuto originario: quello di essere ogni giorno, con tutte le proprie forze, al fianco della piccola impresa. L’associazione è sempre stata la portavoce della categoria nel contesto pubblico, la fonte di servizi e di quell’aggiornamento che le aziende socie utilizzano per le loro attività, cogliendo i cambiamenti in atto”.

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“E continua a farlo oggi a tutela di una creatività unica, inimitabile e apprezzata in tutto il mondo, non a caso Vicenza è la 3ª provincia per export manifatturiero. Naturalmente un plauso va ai soci di lunga data e a quelli nuovi, che nell’Associazione hanno avuto fiducia e che in essa hanno trovato compagni di viaggio, professionisti preparati e competenti, chi ha saputo sostenerli anche nei momenti difficili. Su questa forza dobbiamo far leva perché l’artigianato è l’ossatura del Paese, la sua vera forza motrice, che merita rispetto e riconoscimento in primis dalle istituzioni”.

“A fronte di assestamenti e problematiche geo politiche e demografiche in continuo divenire, diventa difficile per una imprenditori/e capire come muoversi. Confartigianato rappresenta una sorta di bussola che permette ai soci di avere chi li rappresenta e quindi concentrare l’attenzione su quello che veramente è importante per la propria azienda – aggiunge il direttore generale, Francesco Tibaldo-. Ogni impresa infatti rappresenta un caso a sé con specifiche richieste ed esigenze che necessita di risposte circostanziate, competenti e concrete, cercando di anticipare i trend e aiutare le imprese a farsi trovare pronte nelle sfide del mercato”.

“Con tanta storia e competenza oggi ci rivolgiamo ai giovani che rappresentano il futuro di un settore che continua ad offrire opportunità di crescita personale e professionale, oltre che benessere alle comunità in cui opera”, conclude Cavion.

A Vicenza sono 22.833 gli imprenditori artigiani. Una forza silenziosa ma operosa, in cui si collocano anche le imprese alla cui guida c’è una donna (3.855 ovvero il 17,1% del totale imprese) e/o un imprenditore straniero (3.404 pari al 14,9% del totale artigianato). Ma cosa accadrebbe se gli artigiani non ci fossero?
Lo spiega un’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato. Di sicuro si tratterebbe di uno tsunami sull’economia e sulle condizioni di benessere di cittadini e famiglie. Il valore aggiunto della provincia diminuirebbe dell’11,4% provocando un ‘buco di Pil’ di 3,546 miliardi di euro. Considerando senza lavoro i 39.030 dipendenti dell’artigianato, il numero dei disoccupati aumenterebbe del 268,3% e di conseguenza il tasso di disoccupazione passerebbe dal 3,6% al 14,0% aumentando di 10,4 punti. Il made in Vicenza perderebbe l’apporto di 9,746 miliardi di euro, equivalenti alla spesa media annuale delle famiglie venete per abbigliamento e calzature, ristorazione e alloggi alberghieri e servizi assicurativi e finanziari.

Confartigianato Vicenza festeggerà il traguardo degli 80 anni con una serie di eventi: dopo l’incontro in tema di sostenibilità con Mercalli ospitato in Basilica Palladiana all’interno della mostra “I tre Capolavori a Vicenza”, si proseguirà con la messa di San Giuseppe presso il Santuario di Monte Berico il prossimo 16 marzo, la premiazione dei Maestri Artigiani in Fiera il 23 marzo e un evento a giugno in piazza dei Signori aperto anche alla cittadinanza. Altri appuntamenti poi ci saranno in provincia e in città che culmineranno in autunno con l’Assemblea Soci.

L’associazionismo tra artigiani vicentini, una storia di secoli

Le “fraglie” del Medio Evo

Anche a Vicenza le origini dell’associazionismo fra artigiani risalgono al Medioevo dell’età dei Comuni, quando si affermano quelle “fratellanze” di mestiere che vengono denominate fraglie. Se ne ha notizia dai vari Statuti cittadini (1264, 1311, 1339) con continui aumenti numerici, fino ad arrivare alle ventinove realtà citate nel documento del 1389 che stabilisce l’ordine di sfilamento alla solenne processione del Corpus Domini.
Accanto, dunque, ai collegi di Giudici, Medici, Notai e Cambiavalute, ecco apparire le fraglie dei Lanaioli, Calzolai, Pellicciai, Merciai, Tavernieri, Fabbri, Falegnami, Rigattieri, Macellai, Bottai, Casari, Mugnai, Pescatori, Venditori di uova e alimentari, Orefici, Barbieri, Speziali, Fornai, Sartori, Muratori, Tessitori, Bovari, Facchini. Altre testimonianze, anche più tarde, riguardano Conciatori e Fornaciai, Lapicidi, Muschiari (profumieri), Barcaioli, Ceramisti, Cappellai, Librai e Cartai, Setaioli, Boccalotti (fabbricanti di terrecotte), Merciai, Facchini, addirittura Pifferai.
Tali gruppi professionali avevano non solo scopi di pubblica rappresentanza e partecipazione alla vita economica e sociale cittadina, ma al proprio interno tutelavano il buon nome dell’attività di categoria attraverso il controllo degli “standard di qualità” degli aderenti. Altrettanto importante era lo spirito assistenziale tra gli associati, legato all’osservanza religiosa e in particolare al santo patrono, effigiato nel gonfalone con cui partecipare alle solennità proprie o collettive.
Alla fraglia si accedeva pagando una sostanziosa quota di adesione e presentando un certificato, rilasciato dalla parrocchia di appartenenza, da cui risultassero le qualità morali dell’aspirante; un altro documento doveva attestare il tirocinio compiuto nell’arte; se poi si richiedeva l’ammissione col titolo di Maestro, bisognava superare un rigoroso esame di idoneità.
La direzione del sodalizio era affidata ai membri della cosiddetta “banca”, eletti dall’assemblea (“Capitolo”) di tutti gli iscritti come Maestri (altri livelli erano quelli dei Lavoranti e dei Garzoni). La carica più elevata era quella del Gastaldo, che tutelava gli interessi della fraglia e sorvegliava il rispetto delle norme statutarie; al Sindaco spettava curare la contabilità, altre figure erano quelle del Contradicente per la discussione dei vari argomenti, del Notaio e del saggio Anziano.
Il sistema delle fraglie, pur trasformandosi nel tempo, si prolungherà grossomodo sino alla caduta della Repubblica Veneta, quando sorgeranno i nuovi tempi contraddistinti da una doppia “rivoluzione”: quella napoleonica e quella dell’espansione industriale tra Sette e Ottocento.

Il “Mutuo Soccorso” ottocentesco

Un altro esempio di associazionismo tra piccole imprese è quello della Società di Mutuo Soccorso degli Artigiani Vicentini che sorge in città nel 1858, presieduta da Fedele Lampertico e aperta tanto ai “capi bottega” quanto ai “lavoranti” delle varie “corporazioni di mestiere”; è un sodalizio che prefigura le “casse mutue” e, diremmo oggi, la previdenza o assicurazione volontaria, con versamenti individuali destinati a un fondo collettivo con cui sostenere i soci ammalati, infortunati o convalescenti, nello spirito della “cristiana fratellanza” e con patrono San Giuseppe. Il celebre poeta e sacerdote Giacomo Zanella ne sarà un convinto assistente e sostenitore. In quel medesimo 1858, sempre Fedele Lampertico è tra i promotori della Scuola serale di Disegno e Plastica per il Popolo fondata dall’Accademia Olimpica, progenitrice della Scuola d’Arte e Mestieri per l’addestramento professionale delle giovani maestranze.
Il secondo Ottocento sarà poi il periodo in cui crescerà in tutto il territorio vicentino la galassia delle attività artigianali connesse ai poli industriali. Nella sua relazione del 1887, è il prefetto di Vicenza a osservare che ovunque esse “sorgono dal nulla: nel gran mondo industriale e commerciale passano inosservate, ma chi le studia con mente e con cuore, acquista fede che debbano nel loro avvenire allargare la cerchia di benessere alle minute classi e combattere con buona fortuna il pauperismo che oggi le avvilisce”. Tali attività “non hanno bisogno alcuno di aiuto da parte del governo ed in ciò la provincia di Vicenza dà mirabili esempi ad altre, ed anzi costituisce un vanto nazionale”.

Il Novecento e l’Associazione Artigiani della Provincia

Nel settembre del 1945, in pieno clima di ricostruzione dopo le devastazioni belliche e lasciandosi alle spalle l’inquadramento “corporativo” del regime fascista, un primo nucleo di titolari d’impresa dà vita all’Associazione Artigiani della Provincia di Vicenza, dotata di uno Statuto nel quale sono subito elencate le finalità del sodalizio: “promuovere l’organizzazione degli artigiani e la loro solidale collaborazione”. Se all’inizio l’azione riguarda un’esigenza tipica del dopoguerra, vale a dire l’acquisto collettivo “delle materie prime necessarie a tutte le categorie”, progressivamente si passa ai servizi amministrativi di carattere tributario, contrattualistico, commerciale, di tenuta libri-paga, all’informazione e aggiornamento sulle normative, ad azioni di rappresentanza esterna, o per la formazione professionale, o l’assistenza malattie.
Stabilito l’ordinamento elettivo delle cariche dei dirigenti, già in origine viene prevista anche la suddivisione degli iscritti sia per categorie di mestiere (Abbigliamento, Arredamento, Cuoio e Calzature, Ceramica e Vetro, Ferro e Metalli, Fotografi, Grafici, Installatori d’Impianti, Legno, Marmo e Pietra, Odontotecnici, Orafi e Argentieri, Pittori e Decoratori, più Mestieri Vari) e sia a livello geografico (Vicenza, Arzignano, Arsiero, Asiago, Barbarano Vicentino, Bassano del Grappa, Lonigo, Malo, Marostica, Noventa Vicentina, Schio, Thiene, Valdagno). Per aver voce a livello nazionale, nel 1955 avviene l’adesione alla CGIA (Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato, poi Confartigianato). Lungo i decenni successivi, aumenta la spinta per la creazione di consorzi (dall’export alla depurazione acque, premio europeo nel 1988) e di cooperative per il credito agevolato, mentre nell’erogazione dei servizi la meccanizzazione informatica viene introdotta sin dal 1972, dedicando poi agli uffici preposti un’apposita sede (e una successiva società) nel 1982. Così come, nel 1984, una sede propria avrà il Cesar, l’ente delegato alla formazione. Innovativa a livello nazionale sarà, nelle relazioni sindacali, la costituzione dell’Ente Bilaterale Artigianato Veneto (Ebav) dal 1989.

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Oggi lo spirito associativo è rimasto il medesimo

Oggi, lo spirito associativo è rimasto il medesimo: da un lato nell’azione “sindacale” a ogni livello di promozione e tutela delle imprese aderenti, dall’altro con servizi “su misura” sul fronte dei vari adempimenti. E, in mezzo, una costante azione di affiancamento delle aziende nelle loro esigenze: dal credito all’ambiente, dall’innovazione digitale alla sicurezza, dall’internazionalizzazione al welfare, dalla formazione per titolari e collaboratori all’aggiornamento legislativo.
Così come ogni settore dell’artigianato e della piccola impresa è connesso con la vita produttiva, occupazionale e sociale del territorio, altrettanto l’odierna Confartigianato vicentina trova la sua quotidiana ragion d’essere nel rapporto con i propri soci, nel “lavorare per chi lavora”. Affrontando le sfide tecnologiche ed economiche senza perdere il contatto con i valori della persona, della libera iniziativa, del saper “fare rete” e perseguendo, oggi come ieri, un’unica logica: quella del risultato.



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