Edilizia a Milano, il funzionario arrestato “cerniera occulta” tra Comune e interessi dei privati. “Sistema corruttivo rodato e remunerativo”


Giovanni Oggioni, l’architetto ed ex dirigente del Comune di Milano arrestato per corruzione, falso e depistaggio nell’ambito delle indagini sull’urbanistica meneghina, era al centro di “un consolidato sistema di corruttela e commistione tra interessi pubblici e privati“. Grazie al suo ruolo di vice presidente della Commissione per il paesaggio di Palazzo Marino “importanti costruttori privati potevano ottenere informazioni, anticipazioni e un occhio di riguardo per le pratiche di interesse”. Il giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini, nel provvedimento con cui ha respinto la richiesta del carcere avanzata dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici disponendo invece i domiciliari, descrive così il sistema della pianificazione urbanistica meneghina, “stravolta” e concentrata “in capo a un ristretto gruppo di potere, assai permeabile alle pressioni delle lobbies costruttrici“.

Per Oggioni, 68 anni, già indagato in diverse inchieste su operazioni edilizie irregolari secondo la Procura tra cui quella sul Bosconavigli, “il sistema corruttivo è rodato, remunerativo, e da difendere a oltranza”. Per questo l’architetto, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, pur in pensione “ha premuto affinché, in occasione del rinnovo della Commissione Paesaggio (insediata il 7 gennaio 2025), venisse data continuità alla linea seguita dalla composizione precedente, ottenendo, nei fatti, che diversi membri (4 su 15, quasi un terzo) venissero riconfermati” e orientando le nomine in modo che attingessero “a un bacino di soggetti graditi” mentre venivano estromesse o “arginate candidature scomode“. Quelle dei “rompicoglioni” – così li definivano Oggioni e la dirigente Carla Barone – come l’architetto Emilio Battisti, scomparso l’anno scorso, che già nel 2022 sul Fatto aveva scritto che Stefano Boeri e Cino Zucchi non avrebbero dovuto far parte della la commissione che ha scelto lo studio di progettazione della Biblioteca europea di informazione e cultura, vicenda per cui ora entrambi ora sono indagati.

Accolta dunque la tesi dell’accusa secondo cui Oggioni faceva da “cerniera occulta tra l’amministrazione e gli interessi dei privati”. Il sistema, annota il gip, prevedeva “un disinvolto rilascio di titoli edilizi illegittimi, preceduto da mistificazioni e omissioni disseminate in maniera strumentale, nonché da un sistematico aggiramento delle norme morfologiche di settore e delle procedure
previste dalla legge per garantire il vaglio da parte della Giunta regionale“.

Come esempio, i pm portano le chat tra Oggioni e Andrea Lavorato, vicedirettore di Assimpredil-Ance – l’associazione che rappresenta
le imprese di costruzione della galassia Confindustria – a sua volta indagata in base alla legge sulla responsabilità degli enti e per la quale Oggioni dal 2022 ha svolto un incarico di consulenza remunerato con un totale di 178mila euro. “Emerge la piena disponibilità”, scrivono, “di Oggioni a fungere da collettore e risolutore delle richieste di intervento pervenute ad Assimpredil-Ance dagli imprenditori assistiti. Se ne ricava una conferma dell’asservimento delle funzioni e della propria influenza di vicepresidente della commissione per il paesaggio”. Il rapporto di collaborazione prevedeva, come emerge dalla lettera di incarico del 19 novembre 2021, attività di consulenza e formazione per le imprese sui temi dell’urbanistica e dell’edilizia e l’avvio “previa intesa con il Comune di Milano” di un “servizio dedicato riservato agli operatori associati per una prevalidazione dei progetti edilizi ai fini della loro successiva presentazione agli uffici comunali”.

Analizzando i documenti forniti dall’associazione, risulta che Oggioni nell’arco di tre anni abbia partecipato a soli sette incontri formativi con le imprese, fatto che rende “evidente la sproporzione tra il lavoro in concreto svolto nello stesso periodo da Oggioni e l’onorario” pattuito e ricevuto. Quindi per cosa veniva remunerato? Dai contenuti del suo smartphone emerge “un’attività di ben diversa natura a beneficio dell’associazione”. L’analisi delle chat con Levorato, infatti, “ha rivelato il pieno e costante asservimento da pare di Oggioni delle sue funzioni di pubblico ufficiale, alle istanze degli associati”.

Il gip concorda sullo “stabile asservimento” e ritiene che si configuri il reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio in quanto Assoimpredil di fatto pagava Oggioni “affinché orientasse le decisioni della commissione paesaggio in senso favorevole all’ente, partecipando alle stesse nonostante il palese conflitto di interessi che gli avrebbe imposto di astenersi, e per riferirgli in tempo reale tutte le informazioni richieste e l’esito dei passaggi che i vari iter prevedevano”. Lo scambio di messaggi con Levorato attesta che “non vi è occasione in cui Oggioni opponga un rifiuto all’interlocutore o, comunque, gli faccia notare l’inopportunità delle richieste che vengono avanzate, anzi l’indagato si prodiga per dimostrare la propria efficienza nel procurarsi le informazioni richieste e nel comunicare in tempo reale a Lavorato l’esito favorevole delle decisioni assunte dalla commissione per il paesaggio”.

Contabilità

Buste paga

 

Altra contropartita del do ut des con i privati è stata l’assunzione della figlia Elena, di professione architetto, alla Abitare In con “una remunerazione progressivamente sempre maggiore”. Inquadrata dal 2020 – a ridosso della presentazione del progetto “Palazzo Naviglio” al Comune – con un ruolo “sostanzialmente impiegatizio”, la donna ha percepito stipendi da 10mila euro nel 2020, 27.500 nel 2021, 38.666 nel 2022 e 47.974 nel 2023, oltre a fatture emesse per oltre 89mila euro. “Non sussistono dubbi”, per il gip, sul fatto che quella retribuzione “costituisse il prezzo elargito da Abitare In S.p.a. per assicurarsi l’appoggio del padre, nei procedimenti di approvazione delle pratiche presentate al S.U.E. del Comune di Milano”. Oggioni, consapevole dell’obbligo di non pronunciarsi sui progetti di quella società in caso di conflitto di interessi anche potenziale, dopo le perquisizioni e il sequestro dei telefoni “le suggeriva di cancellare eventuali mail compromettenti” dicendole: “Nel caso sei sempre in tempo a cancellare qualcosa ancora”. Per poi correggersi, ridendo: “Va beh, non diciamolo per telefono“.



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