Ferrara, vescovo Perego alla città e giornalisti sulla comunicazione


Ferrara «Chi lavora nel mondo della comunicazione, rischia di essere trascinato nell’onda delle informazioni deformate, se non addirittura false, per provocare, contrapporre, modificando addirittura la percezione della realtà per avvalorare una tesi». L’omelia del vescovo Giancarlo Perego in occasione dell’annuale incontro con Unione della Stampa Cattolica, Associazione Stampa Ferrara, Ordine dei Giornalisti e Aser per celebrare San Francesco di Sales patrono dei giornalisti, ha ricordato le responsabilità della categoria, senza risparmiare gli ammonimenti. «In questo modo la comunicazione genera ansia e paura, non speranza, mina le basi della comunità e la costruzione del bene comune, dissolve il vero volto dell’altro» ha detto il Vescovo dal pulpito, accompagnato dal vicario generale della Curia monsignor Massimo Manservigi. Per poi approfondire le sue riflessioni nell’incontro di dialogo con i giornalisti dopo la benedizione. «Ho paura che di molte realtà attive nel nostro territorio si parli solo in occasione degli eventi, non nella loro attività quotidiana di volontariato. Occorre dare voce a questo mondo, che nel rapporto Caritas viene definito “l’erba che cresce in mezzo alle crepe”, portatore di valori sani e positivi. Invece vediamo che in città il Centro Servizi per il Volontariato viene indebolito e rischia di perdere la sede, mentre bisognerebbe aiutare le piccole associazioni. Abbiamo appreso che anche l’Ufficio Immigrazione verrà spostato nella ex sede di Coldiretti in via Bologna, lontano dal centro e dagli occhi, non facilmente raggiungibile per persone che sono qui senza mezzi. La sensazione è che si voglia allontanare tutte queste attività sociali dalla città e dai cittadini, tenerle in centro avrebbe invece significato conferire loro maggiore importanza. E ancora: lo scorso sabato alla tavola rotonda organizzata dall’associazione Papa Giovanni XXIII sui minori stranieri non accompagnati con il prefetto Marchesiello, i giornali non hanno dedicato una riga e il Comune non ha partecipato, questo pone un tema significativo. In complesso vediamo porre poca attenzione a queste realtà da parte di alcune istituzioni e questo fa soffrire la città».

Da osservatore della comunità e attento lettore dei quotidiani monsignor Perego ha colto l’occasione per fare riflessioni più generali e poi calarle nel locale. «Il maggiore problema che vedo nel mondo del giornalismo è la precarizzazione. Quando un lavoratore è precario si rischiano di indebolire competenza e attenzione ai temi. Quando c’erano dei giornalisti specializzati sugli argomenti, non generalisti come oggi, erano più preparati, invece oggi l’informazione è più imprecisa, lo vediamo per quanto riguarda l’informazione religiosa, sui giornali si confondono spesso la Santa Sede con la Cei». Ed è arrivato poi ad analizzare lo scenario ferrarese. «Come Diocesi leggiamo con attenzione i quotidiani locali ed ho l’impressione che alcune volte si serva qualcuno, cioè che si debbano costruire le notizie in maniera puntuale e precisa su alcune realtà e aspetti politici e si vede che dietro purtroppo ci sono gli addetti stampa della politica che entrano troppo nel giornale. Quelle che arrivano da un ufficio stampa però non sono notizie, sono informazioni, gli addetti stampa politici non devono sostituirsi ai giornalisti, altrimenti il rischio è che il giornale sia appiattito su alcune realtà e venga meno l’interpretazione delle diverse realtà. Questo lo vedo molto sulla politica ferrarese e mi lascia molto perplesso rispetto all’indebolimento del ruolo della redazione che dovrebbe essere un punto centrale del giornale perché è quella che sa dare il peso ad alcune notizie rispetto ad altre, su questo pur apprezzando i giornali locali vedo degli sbilanciamenti».

L’analisi sullo stato di salute della città e dell’informazione si è ampliato al tema del turismo. «La nostra realtà potrebbe essere molto coinvolta nello sviluppo del turismo a Ferrara, però purtroppo manca una cabina di regia che sappia fare coordinamento e si ragiona per compartimenti stagni. Inoltre, in centro non esiste una sala capace di ospitare fino a un migliaio di persone e questo ci preclude molte opportunità. Siamo stati sollecitati a organizzare a Ferrara il Congresso Eucaristico Nazionale del 2027, sarebbe un evento di grande portata, che porterebbe qui centinaia di persone, oltre alla presenza del Papa (l’ultima volta fu nel 1990). Ma siamo al secondo posto dietro ad Orvieto, perché l’unico centro dove potersi radunare è la Fiera e si perderebbe il fascino e la prossimità della città». Domani la Cei viene per verificare questa possibilità, «ma partiamo svantaggiati, perché i luoghi delle messe sarebbero lontani da quello degli incontri» ha concluso Perego.



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