le pressioni sui parlamentari Foti, Lupi e Morelli


Dalle carte emerge come gli indagati abbiano «brigato» un pressing sui parlamentari per far approvare al più presto il Salva-Milano: per molti in buonafede era un modo per riordinare la babele di norme in tema di urbanistica, per l’architetto Cerri (indagato) serviva per «mettere così una volta per tutte in scacco le indagini»

Con i domiciliari per l’ex dirigente comunale Giovanni Oggioni, a cui sono stati anche sequestrati circa 300 mila euro, le inchieste sull’urbanistica che stanno terremotando Milano fanno un passo in avanti. Non solo perché ora viene colpita per la prima volta con misure cautelari una persona. Ma anche per il salto qualitativo nelle accuse dei pm che non ipotizzano più solo la lottizzazione abusiva ma anche i reati di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso. E c’è anche qualcosa in più. Perché per sbloccare l’impasse edilizia e far correre spedita la politica sul Salva-Milano sono stati registrati contatti frequenti con Maurizio Lupi di Noi con l’Italia, con il ministro di FdI Tommaso Foti e con il leghista Alessandro Morelli (non coinvolti nell’inchiesta). Sono gli stessi magistrati a ipotizzare il perché di quest’attivismo: «Paralizzare le indagini, senza alcuna considerazione in tema di interesse pubblico». Con gli indagati – non solo Oggioni, già coinvolto penalmente in altri due fascicoli, ma anche Emilio Marco Cerri, architetto e anche lui ex componente della commissione – che hanno rivendicato la paternità del testo d’interpretazione autentica che la prossima settimana riprenderà il suo difficile iter al Senato.

«Illecitamente remunerato»

Oggioni avrebbe «ricevuto utilità» da un’associazione di categoria, Assimpredil-Ance Milano, indagata per corruzione. Sotto la lente degli inquirenti sono finite alcune consulenze che hanno fruttato all’ex dirigente 178 mila euro in tre anni. In cambio, secondo chi indaga, di un occhio di favore su diverse pratiche urbanistiche. Nel registro degli indagati compare anche Abitare In, società di sviluppo immobiliare tra le più attive a Milano, per cui dal 2020 collabora stabilmente la figlia dell’ex dirigente. Secondo la procura, Oggioni veniva in questo modo «illecitamente remunerato per le funzioni svolte di pubblico ufficiale (…), omettendo di dichiarare il conflitto di interessi e di astenersi dai lavori della Commissione» Paesaggio, di cui per anni è stato vicepresidente.

Che la Commissione Paesaggio operasse in «un contesto caratterizzato da conflitti d’interesse e opacità» era già stato scritto quando a novembre era stato sequestrato il cantiere Scalo House. Ma ora emerge chiaramente come l’ex dirigente comunale si comportasse di fatto da «cerniera» tra pubblico e privato, muovendosi «apertamente a favore di quest’ultimo» quando si trattava di deliberare «l’esito positivo delle pratiche». Non solo: Oggioni è anche indagato per falso e depistaggio perché si è attivato, con l’obiettivo di «depistare le indagini e sopprimere le prove», per cambiare le password e cancellare la messaggistica dai dispositivi che gli erano stati sequestrati. Quel che in molti avevano ipotizzato, ma che ora emerge plasticamente dalle nuove carte, è l’esistenza di un vero e proprio «sistema» fatto di lobby «che controllano le operazioni immobiliari più lucrative» e che avrebbero lavorato per «assicurare il mantenimento di tale sistema, escludendone chi non vi appartiene». Tra i nuovi indagati ci sono anche Andrea Viaroli e Carla Barone, due funzionali dello Sportello unico edilizia del Comune, e il già citato Cerri. Ieri sono stati anche perquisiti alcuni uffici del Comune di Milano, mentre Oggioni, prima di finire ai domiciliari, dovrà essere sentito in un interrogatorio di garanzia, come prevedono le nuove norme introdotte da poco da Nordio.

I contatti con la politica

Quel che sta accadendo nel capoluogo lombardo non è solo una questione di cronaca giudiziaria, perché dalle carte emerge come gli indagati abbiano «brigato» un pressing sui parlamentari per far approvare al più presto il Salva-Milano: per molti in buonafede era un modo per riordinare la babele di norme in tema di urbanistica, per Cerri serviva per «mettere così una volta per tutte in scacco le indagini». Il 21 novembre scorso, il giorno in cui a Montecitorio è stato approvato il provvedimento, Cerri sente Lupi. Il deputato gli aveva fatto avere il mese prima la bozza della norma, chiedendogli di esprimere «opinioni, pareri e commenti». Cerri, che a ottobre ha fatto due missioni in Parlamento, confessa di essere stato lui a dare «il testo al relatore del disegno di legge, onorevole Tommaso Foti (all’epoca capogruppo di FdI, ndr) in accordo con Guido» Bardelli, assessore alla Casa (non indagato). E sempre Cerri avrebbe inviato «a Oggioni in anteprima la bozza del testo del disegno di legge, ricevuta direttamente dal ministero, con la richiesta di apportarvi le modifiche che ritiene necessarie». Per questo i pm scrivono che la legge Salva-Milano è stata «direttamente dettata» dai due indagati, interessati in prima persona alla sua approvazione.

I contatti si sono strutturati su più livelli. E c’è stato anche il tentativo – di cui parla l’avvocata ed ex assessora all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris con la numero uno di Assimprendil Regina De Albertis (entrambe non indagate) – di ottenere «un colloquio» con la «presidente del Consiglio dei ministri». Nonostante la Lega abbia subito attaccato l’amministrazione milanese di centrosinistra, nelle carte sbuca anche il nome di un suo deputato, Alessandro Morelli (non indagato), che avrebbe dato a Oggioni notizie sulle legge nazionale sull’urbanistica e avrebbe ricevuto tramite Franco Zinna, direttore del settore Casa in Comune, pressioni da «lobby di imprenditori che spingono per aggiungere cose in più». E intanto il sindaco Sala, che finora ha sempre difeso i propri dirigenti, ha chiesto che «chi ha sbagliato paghi duramente», ma continua a credere che il Salva Milano sia la soluzione ai problemi della città.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

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