Stretta sulla Cina e iniezione di tre miliardi per le batterie. Rinvio di tre anni alle multe che i costruttori rischiano di pagare giĆ dal 2025 per le emissioni. Piuttosto che niente, meglio piuttosto. L’atteso piano Ue per l’auto mette una pezza alle eco-follie idologiche dell’era Timmermans ma di fatto appare come una nuova occasione persa per risollevare un settore – quello dell’automotive – giĆ in profonda crisi. Il comparto, che vale il 7% del pil Ue e dĆ lavoro a 40 milioni di persone, aveva accusato i severi contraccolpi di una congiuntura (concorrenza cinese, costi dell’energia, e transizione imposta dall’alto) sulla quale ora l’Europa tenta a fatica di invertire rotta con un piano concentrato su cinque aree: innovazione, mobilitĆ pulita, competitivitĆ e catene di approvvigionamento, competenze e paritĆ di condizioni.
Il piano non fa innanzitutti passi indietro sullo stop ai motori termici dal 2035 (scontentando cosƬ un intero comparto che chiedeva maggiore respiro), ma promette di accelerare sulla revisione del regolamento attesa nel 2026 per sancire il principio di neutralitĆ tecnologica. Entro fine mese l’Esecutivo Ue presenterĆ una modifica alle norme per calcolare su tre anni, non uno, la conformitĆ agli standard di emissione del 2025, dando flessibilitĆ sulle multe. La strategia Ue al momento non prevede la mobilitazione di risorse fresche ma assicura che attraverso il programma di ricerca Horizon Europe l’Ue metterĆ a disposizione un miliardo di euro per il settore automobilistico tra 2025 e 2027.
Come anticipato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ĆØ confermata la promessa di presentare entro fine mese una modifica mirata al regolamento sulle emissioni CO2 per calcolare su tre anni (2025-2027), e non piĆ¹ uno, la conformitĆ agli standard scattati quest’anno sulle vendite, che prevedono di non oltrepassare il limite di 93,6 grammi di CO2 per chilometro percorso a livello di flotta. Bruxelles promette inoltre “un’accelerazione” dei lavori sulla revisione del regolamento, giĆ prevista per il 2026, per tener conto degli “sviluppi tecnologici e dell’importanza di una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa verso una mobilitĆ a emissioni zero”.
Tra le misure individuate come prioritarie per aumentare la domanda di veicoli elettrici, Bruxelles presenterĆ nei prossimi mesi le opzioni a disposizione degli Stati membri per sostenere incentivi all’acquisto di e-cars a livello nazionale, studiando anche la possibilitĆ di introdurre “incentivi a livello europeo”. Nel 2026, promette la Commissione europea, arriverĆ una raccomandazione sugli incentivi fiscali e non fiscali per sostenere la domanda. I governi saranno incoraggiati ad adottare schemi di leasing sociale nazionali per veicoli nuovi o di seconda mano per le famiglie a basso reddito, sfruttando soprattutto le risorse del futuro Fondo sociale per il clima, un tesoretto’ che nel periodo 2026-2032 mobiliterĆ 86,7 miliardi per sostenere la transizione.
Entro l’anno arriverĆ una proposta per elettrificare le flotte aziendali, che oggi rappresentano il 60% del parco auto dell’Ue, su cui oggi la Commissione Ue ha presentato una comunicazione non vincolante. Nel piano Bruxelles fa leva sul rafforzamento del sistema infrastrutturale e assicura che renderĆ disponibile giĆ nel 2025 e 2026, 570 milioni di euro nell’ambito dello strumento per i carburanti alternativi per le colonnine di ricarica. Spazio anche a garantire paritĆ di condizioni con i produttori esteri, l’Ue proporrĆ “condizioni per gli investimenti esteri in entrata nel settore”, promettendo di continuare a vigilare sui maxi-sussidi della Cina alle e-car.
Come si intiusce, il piano Ue dĆ un colpo al cerchio e un altro alla botte senza perĆ² imprimere una direzione politica netta rispetto a un’impostazione che giĆ aveva dimostrato parecchie vulnerabilitĆ . “Il piano industriale automotive presentato oggi dalla Commissione Ue conferma il sacrosanto rinvio delle multe per i costruttori, un impegno fortemente sostenuto anche da Fratelli dāItalia e dal governo Meloni, e apre positivamente a una revisione anticipata del regolamento Co2. Per il resto ĆØ un piano ancora fortemente deludente”, ha al riguardo commentato in una nota il capodelegazione di Fratelli dāItalia – ECR al Parlamento europeo, Carlo Fidanza.
“Innanzitutto – ha osservato l’europarlamentare – ĆØ assurdo che la deroga sulle multe non riguardi anche il settore dei veicoli pesanti che, persino piĆ¹ di quello auto, non ĆØ assolutamente in grado di raggiungere gli obiettivi previsti per evidenti e insormontabili limiti tecnologici e di mercato. Inoltre il vago rinvio alla successiva modifica del regolamento Co2 non cita minimamente il tema della neutralitĆ tecnologica, pur evocato dalla presidente Von der Leyen soltanto due giorni fa”.
Tra gli aspetti piĆ¹ controversi del piano permane la convinzione che l’elettrico possa rappresentare la sola strada per una mobilitĆ pulita. “Un errore scientifico, industriale, geopolitico imperdonabile che ci auguravamo potesse trovare rimedio giĆ in questo documento, come ampiamente richiesto dai cittadini europei lo scorso giugno. Ci auguriamo che il Parlamento europeo possa dare un segnale in questa direzione e che gli amici del Ppe consentano di votare la settimana prossima a Strasburgo una risoluzione parlamentare forte, con chiunque sia disponibile a sostenerla, per meglio delineare il futuro industriale del settore e salvare aziende e posti di lavoro europei”, ha concluso Fidanza.
Dello stesso tenore le valutazioni dell’eurodeputato di Forza Italia, Salvatore De Meo. “Il piano presentato oggi dalla Commissione Europea sul settore automotive non fa passi indietro rispetto allo stop ai motori a combustione dal 2035. Anticipare al 2025 la revisione del regolamento Ue sulle emissioni di CO2 ĆØ un primo segnale che puĆ² offrire maggiore chiarezza agli operatori, ma ĆØ necessario che tale revisione tenga conto delle esigenze reali e della crisi del settore”, ha affermato l’europarlamentare, tornando a ribadire che “la transizione non puĆ² e non deve avvenire imponendo scadenze irrealistiche che minano la competitivitĆ del nostro sistema produttivo”.
“Il Partito Popolare Europeo – ha concluso De Meo – ha giĆ espresso la necessitĆ di riconsiderare il divieto ai motori termici dal 2035, affinchĆ© la transizione non diventi un ostacolo alla crescita economica e all’occupazione, e Forza Italia continuerĆ a lavorare affinchĆ© le scelte in materia ambientale siano sostenibili tanto dal punto di vista ecologico quanto da quello economico. La transizione deve essere graduale e non dettata da un’ideologia ambientalista estrema che rischia di danneggiare un comparto fondamentale per il nostro Paese e per l’Europa intera”.
E l’eurodeputata leghista Isabella Tovaglieri, in prima linea sui temi dell’automotive e sulla salvaguardia del settore, in una nota ha indicato le prossime mosse necessarie.
“Ora – ha affermato – ĆØ fondamentale riuscire a far inserire nel Regolamento la deroga sullāutilizzo dei biocarburanti, lāunica soluzione che ci puĆ² permettere di salvaguardare lāindustria automobilistica senza inquinare, mantenendo viva la nostra filiera, e sfruttando una tecnologia tutta italiana senza legarci mani e piedi a Paesi grandi inquinatori come la Cina e senza rinunciare alla nostra autonomia strategica. Sono fiera di aver contribuito, con il mio lavoro di europarlamentare, al raggiungimento di questo importante, seppur parziale, traguardo”.
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