Salva-Milano scritta dagli indagati. “Volevano bloccare le inchieste”


La norma Salva-Milano? “È stata risolutamente voluta e direttamente dettata dagli indagati Mario Cerri e Giovanni Oggioni ai loro referenti politici presso il governo e la Camera dei deputati, con l’aiuto anche dei referenti politici di Zinna (Franco, ex direttore dell’area urbanistica del Comune di Milano, non indagato, ndr)”. E chi sono questi “referenti politici? Secondo le intercettazioni, gli indagati sostengono di avere scritto e fatto avere l’emendamento al relatore della legge, Tommaso Foti (“l’ho scritto e l’ho dato a Foti”, dice Cerri), all’epoca capogruppo di Fratelli d’Italia, e di avere avuto contatti con Maurizio Lupi di Noi Moderati e Alessandro Morelli, sottosegretario della Lega.

Una pietra tombale sul Salva-Milano

È quanto scrivono i magistrati milanesi nell’ordinanza che ieri ha portato ai domiciliari Giovanni Oggioni e all’interdizione di Marco Emilio Cerri (che si vanta ripetutamente di esser stato il padre dell’emendamento, poi recepito a Roma). Una rivelazione che suona come una pietra tombale sulla norma, invocata dal sindaco di Milano, Beppe Sala, votata alla Camera da tutti i partiti, tranne M5s e Avs, e che ora giace al Senato, impantanata da mesi per i ripensamenti dei senatori Pd. Il termine per la presentazione degli emendamenti è slittato al 12 marzo e, fino a ieri il rischio di un terzo passaggio parlamentare sembrava reale.

Anche palazzo Marino chiede il ritiro e Schlein si accoda

Ora non si sa, visto che ieri sera, a sorpresa, lo stesso Comune di Milano, travolto dalle polemiche, è stato costretto alla marcia indietro. “Alla luce delle ipotesi di reato emerse dall’Ordinanza del GIP del 21 febbraio 2025, che il Comune di Milano ha ricevuto oggi e ha potuto leggere integralmente, l’Amministrazione considera di costituirsi parte civile. Gli elementi di novità, e purtroppo di maggiore gravità, descritti negli atti di accusa inducono questa Amministrazione a non sostenere più la necessità di proseguire nell’iter di approvazione della proposta di legge cosiddetta ‘Salva Milano’”, si legge in una nota diffusa da Palazzo Marino.

Subito dopo anche Elly Schlein – dopo mesi di silenzio imperscrutabile – ha detto che “è evidente che non ci sono le condizioni per andare avanti in una discussione sul Ddl”.

Gli autori della legge volevano bloccare le inchieste a loro carico

Perché da ieri, sul Salva-Milano suonano le campane a morto. Del resto, come potrebbe il Senato avallare un testo scritto – e su questo le intercettazioni sono chiare – da indagati che miravano solo a bloccare le inchieste dei magistrati a loro carico? Non solo, per i pm sarebbero stati proprio Oggioni e Cerri a pretendere che il testo fosse declinato in termini di “legge di interpretazione autentica”, come poi verificatosi nel 21 novembre 2024.

Tanto che questa “attività per ottenere una legge che garantisse il sistema veniva avviata fin dal mese di febbraio del 2024 (dopo che il Gip, nel procedimento sulle torri di via Crescenzago 105, aveva confermato la validità dell’impianto accusatorio della Procura, ndr)”.

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Gli indagati affiancati da importanti studi legali rappresentanti dei costruttori

Inoltre, secondo le intercettazioni, “i più attivi in tal senso sono stati gli indagati Cerri, Oggioni, aiutati da Zinna, ed alcuni legali, come l’avvocato Ada Lucia De Cesaris (ex vice-sindaca di Milano, allora con delega all’Urbanistica, non indagata, ndr) e l’avvocato Fabio Todarello, i cui studi professionali curano i contenziosi e gli interessi economici di grossi gruppi immobiliari operanti a Milano”.

Per i magistrati tutti “hanno messo a frutto il reticolo di influenti relazioni che dai loro uffici conduce direttamente al Governo e al Parlamento della Repubblica col fine dichiarato di confezionare una legge che, agendo sui punti più sensibili delle violazioni della normativa urbanistica rilevate dai magistrati potesse mettere al riparo il sistema dalle conseguenze dei procedimenti in corso”.

L’attuale assessore alla Casa voleva far cadere la giunta Sala

Ma le intercettazioni mostrano anche come l’attuale assessore comunale alla Casa, l’avv. Guido Bardelli (ex socio di De Cesaris, non indagato), sei mesi prima della nomina, concordasse con Oggioni sul fatto che si dovesse far cadere la Giunta Sala, perché avevano presentato una proposta di variante al Pgt  troppo ispirata alla linea della Procura di Milano.

M5s e Avs: “Ritirate subito il Salva-Milano”

Più che scontate quindi le reazioni della politica. “Il Movimento 5 stelle non ha scontri con nessuno, semplicemente la legge Salva Milano è una legge scempio, perché in sostanza introduce un condono a favore di abusi, a favore di speculazioni edilizie e di colate di cemento. Noi non possiamo permetterlo”, per di più “oggi scopriamo addirittura che quella proposta è stata scritta sotto dettatura di un indagato a beneficio di varie forze politiche. Adesso comprendiamo anche perché alla Camera è passata in modo trasversale con il sostegno di varie forze politiche. Ma noi non facciamo sconti a nessuno, non guardiamo ai colori politici, per noi il rispetto della legalità e la tutela dell’ambiente sono valori non negoziabili e non permetteremo mai che passi quella legge”, ha dichiarato Giuseppe Conte.

“Il Salva Milano va fermato. Siamo sempre stati contrari nel merito del provvedimento, lo siamo ancora di più oggi”. Così in una nota Sinistra Italiana, mentre per l’Avs Angelo Bonelli, “quello che preoccupa è che il ‘Salva Milano’ sia stato scritto dagli stessi funzionari indagati e poi consegnato al relatore in commissione ambiente. Per questo la legge va fermata”.

L’attacco paradossale della destra

Ma forse il vero paradosso è il centrodestra, che con Fratelli d’Italia e la Lega, va all’attacco del provvedimento (che non solo ha votato, ma che, come dimostrano le intercettazioni, ha portato fisicamente in Parlamento).

Per la Lega le inchieste “sono l’ennesima conferma dell’esistenza di un ‘sistema Milano‘ dettato dalla politica delle amministrazioni Pisapia e Sala”, mentre Fratelli d’Italia evidenzia le spaccature nel centrosinistra nella maggioranza in Comune, oltre che i dubbi del Pd al Senato. “Se questa maggioranza non c’è più, il Sindaco Sala prenda atto della sonora sfiducia nei suoi confronti e nei confronti del suo operato”, dice il capogruppo in Comune del partito Riccardo Truppo che chiede al sindaco di farsi da parte.

 

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