Legambiente: “La crisi climatica ed energetica e il rincaro delle bollette si affrontano puntando sulle rinnovabili, non su gas e nucleare. Si sblocchino gli iter autorizzativi, si potenzino gli uffici che valutano e autorizzano i progetti, si approvino leggi sulle aree idonee per accelerare la realizzazione di impianti, ma serve anche una rivoluzione culturale che consideri questa transizione un’occasione di investimento e sviluppo occupazionale per i territori”.
Italia bocciata rispetto al raggiungimento dell’obiettivo al 2030 sullo sviluppo delle rinnovabili fissato dal Decreto Aree Idonee. Nonostante i risultati parziali e positivi di questi ultimi anni – con 17.717 MW di rinnovabili installati dal 2021 al 2024 con una media annuale di 4.429 MW l’anno – l’Italia rischia di non rispettare l’obiettivo degli 80.001 MW di nuova potenza da installare entro il 2030. Ad oggi la Penisola con 17.717 MW ha, infatti, raggiunto appena il 22% dell’obiettivo 2030, mancano all’appello 62.284 MW da realizzare nei prossimi sei anni, pari a 10.380,6 MW all’anno, ma la strada da percorrere è tutta in salita, sia a livello nazionale sia a livello regionale e comunale, anche a causa di decreti e leggi sbagliate, ritardi, ostacoli burocratici e opposizioni locali.
A scattare questa fotografia è Legambiente, che oggi presenta alla fiera KEY di Rimini il nuovo report Scacco matto alle rinnovabili 2025 con un’analisi puntuale sui ritardi dell’Italia, sui blocchi alle rinnovabili e sulla questione aree idonee. Obiettivo inviare un chiaro appello al Governo Meloni e alle Regioni ribadendo che i ritardi che sta accumulando l’Italia sul fronte rinnovabili sono inaccettabili, se si considera l’accelerazione della crisi climatica nella Penisola (2.098 eventi meteo estremi dal 2015 a oggi, di cui 753 allagamenti e 522 danni da raffiche di vento e trombe d’aria, 1137 i comuni colpiti) e le mancate occasioni di sviluppo, anche in termini occupazionali, per i territori.
A livello regionale Valle d’Aosta, Molise, Calabria, Sardegna e Umbria, sono le peggiori regioni in classifica, rischiano di registrare i maggiori ritardi – stimati tra i 45 e i 20 anni – rispetto all’obiettivo fissato al 2030 dal Decreto Aree Idonee, diverso per ogni regione in base al potenziale realizzabile.
In questa classifica negativa la Basilicata si colloca al 12° posto su 20 Regioni con un ritardo stimabile, ai ritmi attuali di installazione di impianti di rinnovabili, di oltre 10 anni. Ciò significa che la nostra Regione raggiungerebbe gli obiettivi previsti al 2030 solo nel 2040.
Infatti, come specificato anche dal Decreto Aree Idonee del Ministero dell’Ambiente del 21 giugno 2024 per la Basilicata è fissato un obiettivo aggiuntivo al 2030 di 2105 MW di potenza rinnovabile da installare rispetto al 2020. Quindi se nel 2020 risultavano installati quasi 1900 MW di impianti di energia rinnovabile, al 2030 se ne dovranno aggiungere appunto 2105 MW. Tuttavia, dal 2020 ad oggi la potenza installata in Basilicata è stata pari solo a circa 415 MW (poco più di 100 MW all’anno), cioè meno del 20%
dell’obiettivo al 2030.
Anche in questa edizione del Rapporto vengono evidenziate storie significativa di blocchi alle rinnovabili. Per la Basilicata sono segnalati due casi simbolo. Il primo riguarda Matera, dove l’ultima amministrazione comunale, che ha preceduto l’attuale Commissario, si era schierata con forza contro due nuovi parchi eolici, per complessivi 15 pale e circa 100 MW di potenza, che andrebbero a collocarsi al confine con la Regione Puglia nella zona della Murgia tra Matera e Laterza e nella zona di Venusio, al confine con Altamura. Uno dei progetti è attualmente in fase di VIA, mentre il secondo è ancora in fase di verifica amministrativa preliminare. Entrambi, però, hanno già incontrato un’opposizione preventiva trasversale che non entra però mai nel merito dei progetti.
Il secondo caso è in realtà l’ormai nota vicenda di Genzano di Lucania dove lo scorso anno il TAR aveva giudicato illegittimo un provvedimento avanzato della Regione volto ad imporre un vincolo paesaggistico di 10 km intorno al Castello di Monteserico. La morale della favola avrebbe dovuto essere chiara, le rinnovabili vanno fatte, ovviamente non ovunque, ma limitazioni tout court sono da considerarsi illegittime. Invece, a settembre 2024, il Sindaco di Genzano, per ipotetici danni che l’impianto” Serra Giannina” – 10 aerogeneratori da 4,5 MW – avrebbe causato al territorio di Monteserico, ha richiesto un’audizione al Presidente della III Commissione – Attività produttive, Territorio, Ambiente Regione Basilicata – per tentare di bloccare il progetto che aveva già ottenuto parere positivo dalla Commissione Tecnica incaricata della VIA.
Il ritardo dell’Italia rispetto agli 80 GW agli obiettivi da raggiungere entro il 2030 è preoccupante così come il muro che diverse regioni stanno innalzando sul tema aree idonee come nel caso in primis di Sardegna e Toscana che renderanno rispettivamente il 99% e il 70% del territorio regionale non idoneo alla realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili. Due regioni che stanno purtroppo facendo scuola, stando alle dichiarazioni di rappresentanti di altre amministrazioni, nonostante il Governo abbia fatto ricorso alla Corte costituzionale proprio per bloccare la legge sarda sulle aree idonee.
“Esempi – dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – che ci auguriamo non vengano seguiti dalla Regione Basilicata che è una delle 11 regioni che ad oggi non hanno ancora avviato, almeno pubblicamente, l’iter di definizione delle Aree Idonee”.
“La Basilicata – continua Lanorte – è inoltre chiamata al più presto ad aggiornare il suo Piano Energetico Ambientale Regionale, mentre ritorniamo a sottolineare come una buona notizia quella rappresentata dalla delibera n. 641 della Giunta regionale del 28 ottobre 2024 che prevede la semplificazione del “Provvedimento autorizzatorio unico regionale” (Paur) che disciplina l’autorizzazione di progetti con valutazione d’impatto ambientale (VIA) per impianti da fonti rinnovabili. Questa semplificazione mira a ridurre i tempi dei procedimenti amministrativi, agevolando la conclusione delle pratiche pendenti per impianti di energia rinnovabile”.
“Le rinnovabili e l’efficienza – conclude Lanorte – sono le uniche risposte concrete ai problemi del Paese e che l’obiettivo 2030 rappresenta solo un primo passo verso gli obiettivi di decarbonizzazione da raggiungere entro il 2035 per la produzione elettrica ed entro il 2050 per tutto il resto del sistema energetico. Il rischio è rendere la Penisola ancora più dipendente dagli speculatori del gas, puntando anche sul ritorno del nucleare, opzione energetica sconfitta dal libero mercato, a causa dei suoi costi esorbitanti. Per rendere indipendente l’Italia e per aiutare famiglie e imprese, facendo diminuire la bolletta, occorre accelerare la diffusione delle rinnovabili, lo sviluppo delle reti e la realizzazione degli accumuli anche in vista del passaggio dal Prezzo Unico Nazionale dell’elettricità a quelli zonali, che porteranno maggiori vantaggi proprio alle Regioni con una maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link