sono 4.593, con stipendi più alti e maggiori assunzioni


Sansepolcro, Toscana. Qui, nel 1978, proprio dal nome della frazione Aboca, in cui ha sede, nasce l’omonima healhtcare company.

Poche decine di persone per cominciare, fino a diventare oggi 1.700. Un balzo del 143% rispetto a dieci anni fa, quando i dipendenti erano intanto diventati 700. Un’evoluzione che, nel 2018, passa per la trasformazione in società benefit. Status giuridico per cui, «oltre allo scopo di distribuire utili, le imprese perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, ambiente e stakeholder, impegnandosi a valutare in maniera trasparente il proprio impatto», sintetizza il concetto la Ricerca nazionale sulle società benefit 2025 nata dalla collaborazione di Nativa, Research department di Intesa Sanpaolo, InfoCamere, Università di Padova, Camera di commercio di Brindisi-Taranto e Assobenefit.

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IL PERCORSO
Nel 2024 le società benefit in Italia sono 4.593, più diffuse al nord, in aumento del 27% sul 2023, con un’incidenza dell’1,57 per mille sul totale delle società registrate e del 2% sulle grandi aziende. Oltre 217mila addetti e un valore della produzione di 62 miliardi di euro. 
Si parte da qui, per raccontare un fenomeno in crescita, con l’esempio di una storia di territorio che si snoda tra Toscana e Umbria, dove a Pistrino, frazione di Citerna in provincia di Perugia, si trova la fabbrica 4.0 di Aboca, impresa che ha anche la certificazione internazionale B Corp. «Ritengo che le aziende abbiano la responsabilità di generare valore non solo economico, ma per la società e l’ambiente», sottolinea l’amministratore delegato di Aboca Massimo Mercati. «Le società benefit – prosegue – rappresentano un modello innovativo che integra obiettivi di profitto con finalità di beneficio comune, operando in maniera responsabile e trasparente e cercando di avere un impatto positivo su persone, comunità e ambiente».

Massimo Mercati, amministratore delegato di Aboca

Nelle benefit il fatturato è cresciuto del 26% (2021-2023), nelle non benefit del 15,4. «Un fenomeno in evoluzione – spiega Giovanni Foresti, economista del Research department di Intesa Sanpaolo – Dal 2021, ogni anno si aggiungono circa mille nuove società. Si tratta ancora di piccoli numeri in termini assoluti, ma con una crescita diffusa in tutte le classi e un’incidenza più elevata tra le grandi imprese. L’incidenza sale quando si considerano occupati e valore della produzione». 

Contabilità

Buste paga

 

Le società benefit registrano nel triennio 2021-2023 una crescita del valore aggiunto del 26,1% (rispetto al 16,3 delle imprese tradizionali) e un aumento del costo del lavoro del 25,9% (le non benefit del 12,5), fatto che «dimostra la tendenza a redistribuire maggior valore alle persone». Si parla di “postura sociale” dell’azione di queste imprese. «Il primo fattore a incidere – spiega Foresti – è la tendenza ad aumentare di più gli stipendi. Il secondo è la propensione maggiore a creare occupazione». Il 62% delle società benefit ha incrementato il numero di addetti rispetto al 43% del campione non benefit. Ed è il racconto di un legame stretto con il territorio. «Sono imprese champion sui temi dell’Esg – aggiunge Foresti – Sul fronte dell’ambiente, hanno investito più diffusamente in impianti di energia rinnovabile e in efficientamento energetico: tra il 2021 e il 2023, in piena crisi energetica, queste strategie si sono tradotte in evidenti risparmi della bolletta energetica e quindi in risultati migliori. In termini di impatto sociale, sono più avanti nel welfare aziendale e nella fidelizzazione del dipendente. Dal punto di vista della governance, sono imprese che riescono meglio di altre a inserire giovani e donne nei cda». 

LO SCENARIO
Filosofia olivettiana. Società benefit, peraltro, è la Olivetti. Sottolinea Massimiliano Pontillo, responsabile delle relazioni esterne di Assobenefit e presidente di Pentapolis Communication, a sua volta benefit: «Il progetto politico, divenuto poi legge, è stato promosso da Mauro Del Barba. Il legislatore, così come gli imprenditori Paolo Di Cesare ed Eric Ezechieli, cofondatori di Nativa, che è stata apripista in Italia, si sono ispirati ad Adriano Olivetti con l’obiettivo di fare un balzo in avanti». A maggio a Milano la sesta Giornata nazionale delle società benefit. «Imprese che hanno anticipato il quadro regolatorio del green deal europeo e che rispondono meglio a un cambio di paradigma del mercato verso una sostenibilità capillare – spiega – Anche il mercato finanziario e creditizio sta riconoscendo alle società benefit una premialità: si tratta ora di istituzionalizzare determinati processi». 
Nel complesso, dalla lettura degli statuti, si sono contate 18.618 finalità specifiche di beneficio comune. In media, una distribuzione di 5,8 finalità a impresa. Il 32,5% centrato sul capitale sociale, il 24,4% su innovazione del modello di business, il 12,2 direttamente sull’ambiente, il 17,6% sul capitale umano e il 13,4 su leadership e governance. 
Ritorno a Sansepolcro, esempio pratico. Sei le finalità di beneficio comune su cui Aboca è impegnata: salute e benessere, ricerca e sviluppo, nuovi modelli di filiera, pratiche ambientali evolute, sviluppo sostenibile delle comunità, valore alle persone.

Qualche dato relativo al 2023. L’azienda ha investito oltre 8 milioni di euro in ricerca e sviluppo, il 13,5% dell’Ebitda. Oltre l’83% della spesa per fornitori è indirizzata ad aziende italiane: il 36% tra Umbria e Toscana. E dalle due regioni proviene il 93% delle persone assunte nel 2023. La società ha generato un flusso di fatturato di oltre 4,5 milioni di euro verso le sette aziende che compongono il consorzio ecoVPrint, costituito con alcuni fornitori, in un’ottica di filiera sostenibile. Il cento per cento dei terreni è coltivato a biologico. Rispetto al packaging sono stati risparmiati oltre 2.300 kg/anno di plastica. Ancora un numero. Sono state conferite 470 tonnellate di fango palabile a un partner in grado di trasformarlo in 24.700 smc di biometano: un quantitativo che consentirebbe di percorrere 11mila km complessivi a 37 utilitarie. «L’approccio permette di allineare gli interessi economici aziendali con quelli della comunità in cui opera, dimostrando che è possibile armonizzare scopi sociali e ambientali con quelli di profitto – spiega l’ad Mercati – Nel contesto attuale forse potremmo dire che la relazione tende a invertirsi e che un profilo di impatto positivo su ambiente e società costituisce una determinante fondamentale anche nella generazione di risultati economici positivi, in quanto condizione essenziale sui cui basare il rapporto di fiducia che lega l’azienda agli utilizzatori dei suoi prodotti e agli altri stakeholder. Per questo Aboca è diventata una società benefit nel 2018, ufficializzando il nostro impegno verso un modello di sviluppo più etico e sostenibile».Un dato ancora: tramite il fondo ore solidali, sono state donate tra colleghi 570 ore di ferie.

LA SCHEDA

Parità di genere e presenza di giovani

Le società benefit – ricostruisce lo studio – si distinguono per una maggiore attenzione alla parità di genere e alla presenza di giovani nel board. «Sono più inclusive anche nei ruoli chiave dell’impresa», spiega Sara Giusti, economista del Research department di Intesa Sanpaolo, nel team che ha messo a punto la Ricerca nazionale sulle società benefit 2025. « Il 48% ha almeno una presenza femminile nel board, rispetto al 38% delle aziende non benefit», aggiunge. Nelle grandi imprese la quota sale al 62%, con un distacco di quattordici punti percentuali rispetto alle realtà “tradizionali” di pari dimensioni. «Le società benefit – spiega ancora Giusti – sono poi più avanti nella gestione dell’affiancamento generazionale». Nel 27,9% dei cda delle benefit è presente almeno un under 40, con punte del 30,4% nel Mezzogiorno e del 29,3 nel nord-ovest. Nelle società non benefit la presenza di under 40 scende al 20%. 

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