Technology Vision 2025, la IA è una forza autonoma


L’IA non è più solo un supporto, ma una forza autonoma che trasforma il business. Dalla creazione del software alla robotica, fino alla personalizzazione dei brand, la Technology Vision 2025 di Accenture mostra come affrontare questa rivoluzione.

L’Intelligenza Artificiale (IA) oggi non è più solo un’innovazione tecnologica, ma rappresenta la struttura portante attorno alla quale si costruiscono le strategie di business del futuro​. Lo evidenzia Accenture nel nuovo report Technology Vision 2025, un’analisi approfondita delle tendenze digitali emergenti e del loro impatto sulle imprese a livello globale e in Italia.

Il rapporto di quest’anno – il 25° annuale di Accenture – è incentrato sull’idea di un’IA sempre più autonoma, capace di agire per conto delle persone, e pone al centro una questione cruciale: la fiducia nelle performance dell’IA come condizione fondamentale per realizzarne appieno il potenziale​.

L’IA generativa e gli agent autonomi stanno infatti ridefinendo il modo in cui le aziende operano e crescono, diventando alleati strategici per produttività e innovazione.

Al contempo, senza un adeguato livello di fiducia da parte di dipendenti e clienti, le organizzazioni rischiano di non sfruttare queste nuove capacità – non a caso, l’88% dei dirigenti italiani ritiene fondamentale comunicare chiaramente la strategia aziendale sull’IA per rafforzare la fiducia dei propri dipendenti.

Nonostante tutto, emerge anche un gap da colmare: solo il 46% dei leader in Italia prevede di rendere accessibili strumenti di IA generativa ai lavoratori nei prossimi tre anni, evidenziando la necessità di maggiore consapevolezza e pianificazione per integrare l’IA nelle organizzazioni​.

Il report Accenture identifica quattro trend chiave che delineano questa nuova era digitale dominata dall’IA autonoma. Si va dall’esplosione dell’AI nei sistemi informatici (“Big Bang Binario”) alla personalizzazione dell’AI come nuovo volto del brand, dall’integrazione dei modelli generativi nella robotica fisica fino alla collaborazione virtuosa tra AI e forza lavoro umana.

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In questo articolo analizziamo in dettaglio ciascuno di questi trend, con un focus particolare sul contesto italiano: quali opportunità economiche si prospettano, quali aziende e settori possono trarre vantaggio da queste tendenze, e quali sfide dovranno affrontare le imprese italiane per abbracciare la trasformazione tecnologica in atto.

Technology Vision 2025 la IA è una forza autonoma

Big Bang Binario: l’IA espande i sistemi e rivoluziona l’automazione

Il primo trend evidenziato è denominato “Il Big Bang Binario”, a indicare un punto di svolta in cui l’IA genera un’espansione esponenziale dei sistemi digitali, trasformandone radicalmente natura e sviluppo. Grazie ai foundation model (modelli di AI di base, addestrati su enormi quantità di dati) e alla diffusione dell’IA generativa, le aziende stanno sperimentando un vero big bang tecnologico: la crescente autonomia degli agent digitali accelera la creazione di nuovo software, riduce i costi e i tempi di sviluppo e rende la tecnologia più accessibile tramite il linguaggio naturale.

In altri termini, l’IA sta passando da strumento di automazione a protagonista nella progettazione e nell’esecuzione dei sistemi software stessi​.

Questo fenomeno – il “Big Bang Binario” – sta portando verso un ecosistema IT fondato su tre pilastri: abbondanza (molti più sistemi e soluzioni digitali creati con facilità), astrazione (interfacce più intuitive, come la conversazione in linguaggio naturale, che democratizzano l’uso della tecnologia) e autonomia (sistemi in grado di agire e ottimizzarsi quasi da soli)​. Le tradizionali applicazioni statiche lasciano il posto ad architetture basate sulle intenzioni e a sistemi composti da molteplici agenti AI capaci di interagire fra loro e con gli utenti​.

In questo contesto, le imprese più lungimiranti stanno già ampliando la propria visione oltre le implementazioni immediate dell’IA, per cogliere il cambiamento profondo nelle fondamenta tecnologiche. Ad esempio, i codice generato dall’IA sta innalzando il ruolo degli sviluppatori a ingegneri di sistemi, mentre agent autonomi consentono agli utenti di interagire con software complessi semplicemente dialogando​.

Si tratta di una trasformazione che offre opportunità uniche di competizione: chi adotta per tempo queste innovazioni potrà godere di vantaggi in termini di velocità di innovazione e flessibilità dei sistemi. Il 77% dei dirigenti a livello globale concorda che gli agenti AI rivoluzioneranno il modo di creare applicazioni e sistemi digitali, e molti riconoscono che presto dovremo costruire ecosistemi digitali “tanto per gli agenti AI quanto per le persone”​.

In Italia, in particolare, si prevede un forte impatto: il 33% dei top manager italiani stima un incremento significativo di produttività grazie all’adozione di agenti AI, e ben l’85% ritiene che questi strumenti ridefiniranno i sistemi digitali aziendali nei prossimi anni​.

In pratica, stiamo entrando in un’era di “abbondanza digitale” in cui sarà molto più facile e rapido sviluppare nuovi servizi basati sull’IA; le decisioni che i leader prendono oggi su come implementare queste tecnologie determineranno la competitività delle loro aziende nel prossimo decennio​.

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Dal Big Bang Binario derivano anche nuove responsabilità. Se le tecnologie odierne sono un mezzo e non un fine ultimo, le imprese devono prepararsi fin d’ora a gestire ecosistemi popolati da agenti autonomi in modo sicuro e affidabile​.

Accenture sottolinea l’importanza di preservare la fiducia durante questa transizione: occorre implementare meccanismi di monitoraggio dell’AI, definire chiare linee guida di governance e addestrare i sistemi a decisioni trasparenti, così da allineare l’autonomia dell’IA con gli obiettivi di business e la fiducia degli utenti​.

Le aziende italiane all’avanguardia si stanno già muovendo in questa direzione; le altre dovranno rapidamente adeguarsi, definendo una strategia su come integrare gli agenti AI nel proprio digital core (il nucleo digitale dei processi) e iniziando a sperimentarli in progetti pilota​.

In sintesi, il Big Bang Binario prospetta un futuro imminente in cui i sistemi saranno molto più numerosi, potenti e autonomi – una grande opportunità per chi saprà evolvere i propri modelli tecnologici e organizzativi in tempo.

Technology Vision 2025 Accenture
Technology Vision 2025 Accenture

Il tuo volto in futuro: l’AI come nuova identità di marca

Il secondo trend, chiamato “Il tuo volto in futuro”, riguarda la personalizzazione dell’IA e l’identità del brand. Man mano che le aziende integrano chatbot e assistenti virtuali nelle interazioni con i clienti, si pone una domanda strategica: qual è la personalità della tua AI? Oggi molte esperienze basate su AI generativa sono piuttosto generiche – basti pensare ai vari assistenti virtuali e bot conversazionali che, utilizzando modelli linguistici di larga scala (LLM) simili, tendono ad avere tutti lo stesso tono “neutro”. Questo rischia di diluire l’identità del brand e offrire ai clienti un’esperienza impersonale​.

Accenture evidenzia quindi la necessità di differenziarsi attraverso l’AI, sviluppando agenti conversazionali e assistenti virtuali che riflettano i valori, il linguaggio e lo stile unici di ciascun marchio. In altri termini, l’AI del futuro non dovrà essere anonima, ma diventare una sorta di ambasciatore digitale del brand.

Dotare l’AI di una “voce” e una personalità coerente con il marchio può rafforzare il legame con i consumatori e costruire una nuova forma di fiducia. Ad esempio, un’assistente virtuale di una banca potrebbe parlare con il tono rassicurante e autorevole tipico di quell’istituto, mentre il bot di un’azienda di moda adotterà uno stile più vivace e creativo, in linea con il brand.

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Questa personificazione dell’AI offre alle aziende un nuovo terreno su cui competere: l’80% dei dirigenti teme che LLM e chatbot possano rendere tutte le interazioni col cliente simili tra loro, ma al contempo il 77% è convinto che si possa risolvere il problema creando proattivamente esperienze AI “personificate”, infondendo nell’AI elementi distintivi del brand (cultura, valori, tono di voce)​.

In Italia la sensibilità su questo tema è ancora maggiore: il 94% dei dirigenti italiani concorda sull’importanza di sviluppare AI personalizzate, con una personalità in linea con il brand, e considera prioritario nei prossimi tre anni creare assistenti AI capaci di rappresentare al meglio l’identità aziendale​.

Inoltre, quasi tutte le aziende (95%) riconoscono che definire e mantenere una personalità coerente per i propri agenti AI diventerà cruciale nel prossimo triennio​.

Le implicazioni pratiche di questo trend sono significative. Le imprese dovranno investire nella progettazione della “user experience” conversazionale, andando oltre la pura funzionalità tecnica: tone of voice, carattere, persino un volto o avatar per l’assistente virtuale – ogni elemento contribuirà a rendere l’AI riconoscibile e allineata al marchio.

Ciò comporta nuove sfide, come bilanciare la creatività con la coerenza (garantire che l’AI non esca dai binari della brand identity) e assicurare che l’AI personificata agisca in modo etico e affidabile, perché qualsiasi errore o comportamento inappropriato avrebbe un impatto diretto sulla reputazione aziendale.

Su quest’ultimo punto, il 77% dei dirigenti italiani afferma che la propria organizzazione dovrà impegnarsi proattivamente nel creare un rapporto di fiducia tra l’AI personificata e i clienti​– ad esempio, essendo trasparenti sul fatto che si sta interagendo con un agente automatizzato e monitorandone attentamente le prestazioni.

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In definitiva, “Il tuo volto in futuro” suggerisce che ogni azienda avrà la sua AI con un volto e una voce unici, e che questa diventerà parte integrante dell’esperienza cliente, al pari di un venditore in carne e ossa o dell’interfaccia di un’app. Le imprese italiane che sapranno sfruttare l’IA per esprimere la propria identità potranno differenziarsi nettamente nel mercato, offrendo esperienze su misura e rafforzando la propria brand equity nell’era digitale.

Un corpo per gli LLM: l’AI entra nel mondo fisico attraverso la robotica

Il terzo trend della Technology Vision 2025 è intitolato “Un corpo per gli LLM” (Large Language Models), e riguarda l’evoluzione della robotica grazie ai modelli generativi. Finora l’IA generativa è stata principalmente una tecnologia software (si pensi a chatbot, generatori di testo o immagini), ma ora sta estendendo la propria portata al mondo fisico.

In pratica, gli stessi avanzamenti che hanno permesso ai modelli di linguaggio di capire e generare testo stanno venendo applicati ai robot, dando origine a macchine più intelligenti e adattabili. I foundation model integrati nei sistemi robotici consentono infatti ai robot di apprendere nuovi compiti in modo molto più rapido e flessibile, senza la necessità di essere riprogrammati da zero per ogni nuova funzione​.

Grazie all’IA generativa e alla capacità di comprendere istruzioni in linguaggio naturale, i robot possono interpretare meglio il contesto, interagire con gli esseri umani in maniera più intuitiva e affrontare situazioni complesse con maggiore autonomia​.

Questa evoluzione sta rivoluzionando settori come la manifattura, la logistica e la sanità, aprendo nuove opportunità di collaborazione uomo-macchina. Ad esempio, in un magazzino logistico, si prospettano robot generici in grado prima di svolgere compiti vari e poi specializzarsi “al volo” in nuove mansioni, imparando dall’esperienza sul campo​.

Nella produzione industriale, l’IA può dotare i bracci robotici di maggiore “intelligenza” per riconoscere oggetti o adattarsi a piccole variazioni nei pezzi da assemblare, riducendo fermi macchina e difetti.

In ambito sanitario, robot assistenti potrebbero apprendere procedure di assistenza ai pazienti o supporto in sala operatoria combinando visione artificiale e modelli linguistici (per seguire istruzioni del chirurgo in linguaggio naturale, ad esempio). In sintesi, stiamo passando da robot pre-programmati per compiti specifici a robot versatili e “generalisti”, dotati di un corpo fisico ma anche di un “cervello AI” addestrato su enormi dataset, capace di trasferire conoscenze da un ambito all’altro.

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Queste prospettive sono entusiasmanti, ma pongono anche nuove sfide in termini di gestione e responsabilità. La maggior parte dei dirigenti si dichiara ottimista sulle potenzialità dei robot adattivi e intelligenti, ma al tempo stesso l’81% dei leader aziendali italiani segnala la necessità di ampliare l’applicazione dei principi di “IA responsabile” man mano che i robot verranno impiegati in contesti fisici​.

In altre parole, più l’AI esce dallo schermo per entrare nel mondo reale, più diventa fondamentale garantire che il suo comportamento sia sicuro, etico e trasparente. Pensiamo alla sicurezza sul lavoro: robot più autonomi dovranno rispettare rigorosi standard per operare accanto alle persone senza rischi. Oppure al tema delle decisioni prese dai robot (ad esempio veicoli autonomi): è cruciale che siano comprensibili e allineate ai valori umani.

Le aziende dovranno quindi aggiornare le proprie politiche di governance dell’AI includendo i sistemi fisici, stabilendo regole chiare su controllo umano, privacy, e responsabilità in caso di malfunzionamenti. Un altro aspetto sarà l’accettazione da parte dei lavoratori: introdurre robot avanzati nei contesti produttivi richiederà formazione e change management, per far capire che questi strumenti sono alleati e non necessariamente minacce occupazionali.

Su questo fronte è incoraggiante notare che l’80% dei dirigenti crede che una collaborazione stretta e un apprendimento reciproco continuo tra persone e robot aumenterà la fiducia dei dipendenti verso le macchine.

In effetti, se i robot imparano dagli operatori umani e gli operatori imparano a sfruttare l’assistenza dei robot, si può instaurare un rapporto simbiotico positivo.

“Un corpo per gli LLM” ci proietta verso un futuro in cui le barriere tra digitale e fisico si assottigliano: i confini dell’AI si estendono oltre lo schermo, e le imprese italiane dovranno farsi trovare pronte ad abbracciare questa robotica di nuova generazione, cogliendone i benefici (efficienza, qualità, nuovi servizi) e gestendone responsabilmente i rischi.

Il nuovo ciclo di apprendimento: persone e IA crescono insieme

L’ultimo trend individuato da Accenture, “Il nuovo ciclo di apprendimento”, esamina come sta cambiando il rapporto tra IA e forza lavoro e il modo in cui si generano competenze nell’era dell’automazione avanzata.

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Se in passato l’automazione tradizionale sostituiva l’uomo in compiti ripetitivi generando benefici una tantum (efficienza, costi ridotti), la nuova ondata di IA ha una caratteristica diversa: è in grado di apprendere e migliorare continuamente, instaurando con le persone un ciclo virtuoso di reciproco accrescimento​.

In pratica, più le persone usano l’IA, più l’IA diventa efficace, e di conseguenza più le persone possono ottenere risultati migliori – creando un circolo di feedback positivo che incrementa nel tempo il valore sia per i singoli che per l’organizzazione​.

Grazie all’IA generativa e agli strumenti cognitivo-assistivi, ogni dipendente può ormai disporre di un “copilota digitale” al proprio fianco, capace di fornire informazioni, automatizzare attività di routine e suggerire nuove soluzioni.

Questo significa che l’IA non si limita più ad automatizzare processi, ma sta ridefinendo il modo in cui i lavoratori apprendono nuove competenze e innovano sul lavoro.

Ad esempio, un analista di marketing può usare modelli di AI per esplorare enormi moli di dati e trovare idee di campagne creative, apprendendo a sua volta nuovi approcci dai risultati generati dall’IA; uno sviluppatore software junior può farsi assistere da un AI coding assistant (come GitHub Copilot) imparando dallo stile di codice suggerito e accelerando il proprio percorso di crescita.

L’IA diventa quindi un mentore virtuale oltre che uno strumento operativo. Accenture parla di “democratizzazione dell’innovazione”: rendendo accessibili tool avanzati a tutti i livelli dell’organizzazione, i dipendenti sono messi in condizione di contribuire attivamente alla crescita aziendale, non solo eseguendo compiti ma anche co-creando soluzioni insieme all’IA​.

È importante sottolineare che questa evoluzione non elimina il ruolo umano, ma lo potenzia.

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Le mansioni ripetitive e a basso valore aggiunto potranno essere automatizzate dall’AI, liberando tempo perché le persone si concentrino su attività più strategiche, creative e di relazione.

Il rapporto evidenzia come sia fondamentale gestire la transizione con trasparenza e coinvolgimento: i dipendenti devono comprendere la strategia dell’azienda sull’AI e sentirsi parte attiva del processo, così da non temere l’automazione ma abbracciarla come un’opportunità di crescita​.

A livello globale, 80% dei leader indica come priorità garantire fin da subito una traiettoria positiva nelle relazioni tra persone e AI, prevenendo derive di timore o resistenza attraverso comunicazione e formazione adeguate​.

Sul fronte delle competenze, la sfida è enorme: occorre riqualificare il personale su larga scala.

Dall’indagine Accenture emerge che il 73% dei dirigenti italiani considera essenziale investire nella formazione dei dipendenti sugli strumenti di IA nei prossimi tre anni, così da assicurarsi che la forza lavoro sia pronta a sfruttare appieno il potenziale tecnologico e a operare in sinergia con le nuove AI​.

Questo dato va letto insieme a un altro insight significativo: il 95% dei leader aziendali prevede che i task svolti dai dipendenti cambieranno in modo moderato o significativo nei prossimi 3 anni, spostandosi verso attività a maggior valore aggiunto​.

In Italia però solo una minoranza delle aziende ha già intrapreso programmi strutturati di upskilling sull’AI, il che indica un ritardo da colmare. Le imprese dovranno attivare percorsi formativi agili e continui, integrando l’AI training nelle normali attività (ad esempio, affiancando ai team dei coach interni o creando comunità di pratica sull’uso dell’AI). Alcune organizzazioni stanno anche valutando l’inserimento di metriche di “AI readiness” nelle valutazioni di performance, per incentivare il personale ad adottare gli strumenti AI messi a disposizione.

In sintesi, “Il nuovo ciclo di apprendimento” dipinge un futuro in cui l’IA diventa parte integrante della forza lavoro, elevandone le capacità invece di limitarle. Per le imprese italiane, ciò si traduce nell’opportunità di avere team più agili, creativi e produttivi, a patto di investire da subito nelle persone.

La sfida culturale è far comprendere che uomini e macchine non sono in competizione a somma zero, ma possono alimentarsi a vicenda: l’IA impara dagli utenti umani e ne amplifica le potenzialità, mentre i lavoratori traggono beneficio dall’AI e ne guidano l’evoluzione con feedback continui.

Chi saprà realizzare questa collaborazione virtuosa avrà un vantaggio competitivo notevole, traducendo l’innovazione tecnologica in reale valore di business.

Impatto economico per l’Italia: dati e opportunità

Dai quattro trend analizzati emerge chiaramente un messaggio: l’IA, se adottata strategicamente, può diventare un volano di crescita economica per l’Italia. Accenture stima che l’integrazione pervasiva dell’Intelligenza Artificiale nei processi produttivi e nei servizi potrebbe tradursi in un incremento del PIL italiano fino a 15 miliardi di euro nei settori tradizionali del Made in Italy nei prossimi anni.

Parliamo di comparti come il manifatturiero, l’agroalimentare, il tessile-moda, l’arredamento – ambiti in cui l’Italia è storicamente forte e dove l’AI può portare innovazione nei prodotti e nelle catene del valore.

Ad esempio, nel manifatturiero made in Italy (dalla meccanica di precisione all’automotive), l’adozione di robotica avanzata e sistemi di AI per la gestione della produzione potrebbe aumentare significativamente la produttività e la qualità, rafforzando la competitività delle nostre imprese sui mercati globali.

Allo stesso modo, nel settore moda e lusso, l’AI generativa può accelerare la progettazione creativa e personalizzare l’esperienza di acquisto, mentre nell’agroalimentare algoritmi intelligenti ottimizzano le filiere e garantiscono tracciabilità, migliorando sia l’efficienza che la sostenibilità.

Un altro ambito di investimento è quello dei software di AI generativa aziendale (ad esempio piattaforme di analisi dati aumentata, assistenti virtuali interni, tool di progettazione supportata dall’AI): adottare per prime queste soluzioni permette alle aziende di migliorare l’efficienza operativa e sviluppare nuovi prodotti/servizi prima della concorrenza.

Secondo un’altra ricerca Accenture, quasi il 70% degli executive globali ritiene che l’AI porti una nuova urgenza di reinventare i modelli operativi e i sistemi aziendali, data la velocità con cui si sta diffondendo rispetto a qualunque tecnologia precedente​.

L’Italia non fa eccezione: chi saprà cavalcare l’onda dell’AI autonoma potrà colmare parte del gap di produttività che storicamente separa il nostro Paese da altri competitor europei.

Va evidenziato che le PMI italiane, ossatura del tessuto economico nazionale, potrebbero essere tra le principali beneficiarie della democratizzazione dell’IA. La Technology Vision 2025 sottolinea la crescente accessibilità dell’AI anche per le imprese di piccole e medie dimensioni, grazie a costi decrescenti e soluzioni cloud pronte all’uso​.

Questo significa ridurre il divario tecnologico tra grandi e piccoli attori: ad esempio, oggi anche una PMI manifatturiera può permettersi un sistema di visione artificiale per il controllo qualità, o una PMI commerciale può implementare un chatbot sul proprio e-commerce con investimenti contenuti.

La conseguenza sarà un’innovazione più diffusa in tutti i settori, con miglioramenti che vanno dall’ottimizzazione dei processi interni fino alla creazione di nuovi modelli di business data-driven. Secondo Accenture, settori come la sanità potranno essere trasformati migliorando l’assistenza ai pazienti e accelerando la ricerca medica grazie a sistemi diagnostici AI e analisi predittive, mentre nei servizi finanziari l’AI potrà migliorare la valutazione dei rischi, la personalizzazione dei prodotti e il contrasto alle frodi​.

Nel retail, l’AI renderà possibili esperienze d’acquisto iper-personalizzate e una gestione più efficiente degli inventari​; nell’industria energetica, sistemi di AI aiuteranno a bilanciare le reti e integrare le fonti rinnovabili​.

Insomma, ogni comparto avrà le sue applicazioni chiave dell’AI e trarrà vantaggi specifici – aumento dell’efficienza, riduzione dei costi, miglior servizio al cliente, o magari la creazione di servizi completamente nuovi prima impensabili senza l’AI.

Per concretizzare questo impatto economico positivo, sarà determinante la capacità delle aziende italiane di passare dalla consapevolezza all’azione. I dati del report mostrano un quadro incoraggiante sul fronte della consapevolezza (molti leader riconoscono l’importanza dell’AI e ne hanno compreso i trend principali), ma evidenziano anche aree in cui bisogna accelerare: in particolare, dotarsi di una visione strategica di lungo periodo e investire nelle risorse umane.

Teodoro Lio AD Accenture Italia
Teodoro Lio AD Accenture Italia

Le opportunità ci sono e sono significative – dal boost di produttività interno fino a nuove offerte per i clienti – ma richiedono un cambio di passo nella trasformazione digitale delle nostre imprese, affinché l’IA diventi parte integrante del modello operativo italiano. Come ha dichiarato Teodoro Lio, Amministratore Delegato di Accenture Italia, “per le aziende italiane l’IA rappresenta un imperativo strategico in grado di innovare i modelli di business, ottimizzare le operations e migliorare l’esperienza dei consumatori”, ma per sfruttarne a fondo il potenziale occorre integrarla efficacemente in tutti i processi aziendali, accelerare gli investimenti e colmare il gap di competenze, rafforzando al contempo il patto di fiducia verso questa rivoluzione tecnologica che deve avere l’uomo alla guida​.

In queste parole c’è la sintesi di ciò che l’AI può fare per l’economia italiana (innovare, far crescere PIL e produttività) e di ciò che l’Italia deve fare per l’AI (investire, formare, fidarsi e governare il cambiamento).

Sfide e opportunità per le imprese italiane

L’adozione diffusa dell’Intelligenza Artificiale pone dunque una serie di sfide che le imprese italiane dovranno affrontare, ma anche molteplici opportunità da cogliere. Da un lato, come abbiamo visto, c’è l’urgenza di sviluppare strategie chiare e lungimiranti per integrare l’AI nei modelli di business; dall’altro c’è la promessa di notevoli benefici in termini di efficienza, innovazione e crescita. Vediamo i punti principali:

    • Definire una strategia chiara e olistica per l’AI: una prima sfida è passare dai progetti pilota estemporanei a una visione strategica complessiva. Il report di Accenture mette in guardia le aziende: l’IA pervaderà ogni area (operazioni, relazione con i clienti, prodotti, forza lavoro) e occorre quindi un approccio coordinato. Le imprese italiane sono chiamate a disegnare una roadmap di adozione dell’AI

    • Coltivare la fiducia e gestire il cambiamento culturale: come evidenziato, la fiducia è il fattore abilitante numero uno. Le aziende devono lavorare su due fronti. Internamente, vincere lo scetticismo o la paura dei dipendenti verso l’automazione, coinvolgendoli attivamente. Comunicare in modo chiaro gli obiettivi dell’AI (l’88% dei manager sa che deve farlo) e dimostrare con i fatti che l’AI può migliorare il lavoro di tutti aiuta a creare un clima di fiducia e collaborazione.

    • Formazione e skill gap: una sfida cruciale, come discusso, è dotare la forza lavoro delle competenze necessarie per utilizzare e governare l’AI. In Italia molte imprese accusano un ritardo nella formazione digitale: ad esempio, solo il 20% circa delle aziende ha formato almeno un quarto del proprio personale sulle tecnologie AI. Il rischio è di avere a disposizione potenti strumenti di AI che però rimangono sottoutilizzati per mancanza di know-how. Accenture evidenzia che il 68% dei dirigenti avverte la necessità di migliorare le competenze e riqualificare i dipendenti (inclusi quelli con disabilità) all’uso di strumenti AI. La buona notizia è che c’è consapevolezza: il 73% dei leader intende investire in questo ambito​. L’opportunità da cogliere è quella di costruire una workforce “AI-proficient”.

    • Adeguare infrastrutture e processi: un aspetto spesso sottovalutato, ma essenziale, è l’aggiornamento dell’infrastruttura tecnologica e dei processi aziendali per accogliere l’AI. Le aziende italiane dovranno investire in dati, cloud e architetture modulari.

    • Innovazione responsabile e normativa: infine, una sfida trasversale è assicurare un’innovazione responsabile, in linea con normative e aspettative sociali. La regolamentazione sull’AI è in divenire (si pensi al progetto di EU AI Act in Europa) e le aziende dovranno mantenersi al passo, adeguando i propri sistemi agli standard di legge. Chi muove primi passi può addirittura contribuire a plasmare queste normative attraverso best practice settoriali. L’attenzione all’etica, alla trasparenza e all’inclusività dell’AI non deve essere vista solo come un obbligo, ma come un’opportunità per distinguersi.

Per le imprese italiane la strada dell’AI è piena di sfide, ma tutte affrontabili con la giusta visione e determinazione. Ogni sfida superata si traduce in un’opportunità: chi saprà definire una strategia chiara, costruire fiducia, formare le persone, aggiornare i sistemi e innovare responsabilmente, avrà accesso ai notevoli benefici che l’AI promette – in termini di efficienza, qualità, nuovi prodotti e servizi, soddisfazione del cliente e crescita del business.

Il ruolo dell’IA nel futuro delle imprese

L’Accenture Technology Vision 2025 traccia un panorama nel quale l’Intelligenza Artificiale sarà sempre più il motore dell’impresa del futuro.

I quattro trend – Big Bang Binario, Il tuo volto in futuro, Un corpo per gli LLM e Il nuovo ciclo di apprendimento – delineano insieme un mondo in cui l’AI permea ogni dimensione del business: dai sistemi informatici che diventano autonomi e “intelligenti per default”, all’esperienza cliente personalizzata da assistenti virtuali con un volto amico; dalla robotica evoluta che fonde digitale e fisico, alla collaborazione simbiotica tra persone e agenti AI in ogni ufficio e reparto.

Per le aziende italiane, questo scenario rappresenta una sfida epocale ma anche una straordinaria chance di trasformazione e crescita.


Technology Vision 2025, la IA è una forza autonoma


Il filo conduttore che lega tutte le tendenze è la necessità di un cambio di paradigma nella gestione aziendale.

Chi avrà la lungimiranza di investire in questa trasformazione oggi, potrà costruire l’impresa resiliente e competitiva di domani.

L’Italia ha tutte le carte in regola per essere protagonista in questo nuovo capitolo tecnologico: un tessuto imprenditoriale dinamico, eccellenze nella ricerca sull’AI e nella robotica, e settori di punta che potrebbero fare da traino nell’adozione (pensiamo alla robotica avanzata sviluppata nei nostri centri di ricerca, o alle sperimentazioni di AI nel campo medico).

Per massimizzare i benefici dell’AI, però, le imprese dovranno agire con un approccio equilibrato, che potremmo sintetizzare in alcune linee guida: visione, persone, tecnologia, fiducia.

Visione: sviluppare piani chiari su come l’AI reinventerà i propri prodotti e processi, senza aver paura di ripensare i modelli di business (ad esempio, offrire servizi “as a service” basati su AI dove prima si vendeva un prodotto fisico).

Persone: mettere le persone al centro, formandole e coinvolgendole perché diventino parte attiva del cambiamento – l’innovazione di successo è fatta da persone che credono nel progetto.

Tecnologia: investire nelle piattaforme e nelle partnership giuste – poche aziende potranno fare tutto da sole, sarà importante collaborare con fornitori tech, università, ecosistemi di startup per integrare le migliori soluzioni AI in modo rapido ed efficace.

Fiducia: instaurare un clima di fiducia attorno all’AI, sia internamente che esternamente, attraverso la trasparenza, la responsabilità e l’attenzione all’etica. Questo manterrà l’innovazione su binari sicuri e socialmente accettabili, evitando contraccolpi.

L’Intelligenza Artificiale si candida a essere il fattore decisivo del successo aziendale nei prossimi anni.

Non si tratta più di chiedersi se adottare l’AI, ma come farlo al meglio e quanto in fretta.

Le aziende italiane che sapranno unire la tradizionale creatività e capacità di adattamento “made in Italy” con la potenza dell’AI, svilupperanno un vantaggio unico. Potranno creare prodotti innovativi, esperienze clienti memorabili e organizzazioni agili, in grado di prosperare anche in un contesto competitivo e in rapido mutamento.

Al contrario, chi resterà fermo rischierà di subire un progressivo declino, man mano che i concorrenti augmented dall’AI guadagneranno terreno. “L’IA non sostituirà gli esseri umani, ma gli esseri umani che sapranno usare l’IA sostituiranno quelli che non la sanno usare” – questa citazione, spesso ripetuta nel dibattito, riassume bene la posta in gioco.

Il futuro delle imprese sarà scritto dalla collaborazione uomo-macchina: investire oggi per costruire questo sodalizio virtuoso significa assicurarsi un ruolo da protagonisti nell’economia di domani.

E, come ci ricorda la Technology Vision 2025 di Accenture, il momento di agire è adesso.

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Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.



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