Il P.Carc aderisce alla campagna di mobilitazione per Anan Yaeesh attivista palestinese residente in Italia e recluso nel carcere di Terni. Arrestato il 26 gennaio 2024 su richiesta delle autorità israeliane, Anan ha rischiato di essere estradato in Israele dove sarebbe stato sottoposto a trattamenti inumani. Grazie all’ampio e diffuso movimento di solidarietà e alla campagna che si è sviluppata in tutta Italia, la Corte d’Appello de L’Aquila ha respinto, nel marzo del 2024, la richiesta di estradizione riconoscendo, di fatto, il rischio di tortura. Il respingimento ha fatto decadere i motivi per la carcerazione di Anan (cioè i fini estradizionali) ma questo non è bastato a mettere un punto all’accanimento politico e giudiziario nei confronti suoi e di altri attivisti palestinesi. Le autorità del nostro paese hanno infatti avviato un’indagine italiana per “associazione con finalità di terrorismo internazionale” (art. 270 – bis c.p.).
Una riflessione proprio sui reati associativi usati come uno strumento di repressione preventiva poiché prevedono l’applicazione di diverse misure come l’arresto. Spesso le inchieste finiscono in un nulla di fatto, senza arrivare a condanne. Però intanto, anche attraverso l’applicazione delle misure cautelari e campagne stampa ad hoc, si crea un clima di “terrorismo di Stato” contro le realtà di lotta o i singoli coinvolti. Nel caso in questione è evidente il monito rivolto a chi solidarizza con la causa palestinese. Anan è quindi detenuto con l’accusa di terrorismo per il presunto sostegno, dall’estero, alla resistenza palestinese in Cisgiordania. Il 26 febbraio si è tenuta al Tribunale de L’Aquila l’udienza preliminare e il Tribunale ha deciso di rinviare a giudizio non solo Anan ma anche Ali Irar e Mansour Doghmosh, gli altri due palestinesi coinvolti. La decisione arriva nonostante la Corte di Cassazione e il Tribunale della Libertà avessero già ordinato la loro scarcerazione lo scorso anno.
La vicenda è indicativa del grado di asservimento dell’Italia e del Governo Meloni agli interessi dei sionisti, tanto da arrivare a imprigionare e processare Anan in deroga a qualsivoglia diritto internazionale e addirittura sostituendosi alle autorità militari israeliane pur di colpire chi sostiene la Resistenza palestinese! Del resto, la particolare sottomissione della Meloni e dei suoi ministri agli interessi degli imperialisti Usa-Nato e ai sionisti, l’avevamo verificata anche in altre occasioni, come con l’arresto su commissione degli americani dell’ingegnere iraniano Abedini.
Abedini non aveva infranto alcuna legge italiana e l’Italia non avrebbe avuto alcun motivo per arrestarlo, ma a metà dicembre 2024 lo ha fatto. La verità è che Fdi, Lega, Pd e tutti gli altri partiti delle Larghe Intese sono agenti della sottomissione dell’Italia ai sionisti: sono agenti del sionismo! I governi delle Larghe Intese si sottomettono a tutte le porcherie patrocinate dalle autorità internazionali tranne quando esse si pronunciano contro gli interessi della cricca criminale degli imperialisti Usa, dei sionisti e della Ue.
E’ il caso del mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte Penale Internazionale contro Netanyahu che il ministro Tajani (Forza Italia) ha detto a più riprese di non voler eseguire. Questo indegno servilismo non è proprio solo dell’Italia. Pensiamo alla recente decisione della corte d’appello di Parigi di rinviare a giugno il pronunciamento sulla scarcerazione di Georges Ibrahim Abdallah, militante delle Frazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi, ostaggio dello Stato francese da 40 anni. Secondo il diritto francese, sarebbe stato scarcerabile dal 1999, ma puntualmente, soprattutto per le pressioni statunitensi e sioniste, ogni istanza di liberazione è stata annullata anche per diretto intervento del governo. Trattasi di molteplici ed ennesime manifestazioni delle contraddizioni che attraversano la Comunità Internazionale avviluppata in una crisi senza precedenti e delle ricadute che queste hanno nei singoli paesi. La resistenza del popolo palestinese – così come la resistenza spontanea delle masse popolari nei paesi imperialisti – alimenta e aggrava questa crisi perché ostacola i progetti egemonici di USA-UE e sionisti in Medioriente perché con l’operazione Diluvio di Al Aqsa la normalizzazione del colonialismo sionista è stata messa in crisi smascherando l’inganno di quella che è descritta come “l’unica democrazia del Medioriente”.
Alla luce di tutto questo la campagna in solidarietà ad Anan si inquadra nella e si deve alimentare della lotta contro il coinvolgimento dell’Italia (in aperta violazione dell’articolo 11 della Costituzione) nelle guerre in Medioriente, nell’est Europa e in ognuno dei focolai della Terza guerra mondiale a pezzi in corso in questi anni, deve servire a far confluire in un fronte comune contro il governo Meloni e contro ogni governo fautore di misure repressive, securitarie, guerrafondaie e anticostituzionali (come già sono stati ad esempio i governi del PD) l’ampio movimento che si sta sviluppando contro la guerra, l’economia di guerra, contro il genocidio e le politiche repressive finalizzate a silenziare il dissenso e l’iniziativa delle masse popolari.
Le masse popolari dei paesi imperialisti devono raccogliere il testimone che il popolo palestinese e i popoli del Medio Oriente – dal Libano allo Yemen all’Iraq – hanno gloriosamente portato fin qui e che ci consegnano.
Questo è il nostro compito, qui, in Italia, adesso.
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