Sei anni di reclusione e seimila euro di multa al 22enne Alessio Marino, attualmente ristretto in carcere per l’omicidio del cognato 40enne Alessandro Ronzullo per il quale è stato condannato a 17 anni e 4 mesi, assassinato a colpi di arma da fuoco in via Lucera a Foggia il 26 ottobre 2023; cinque anni e cinquemila euro di multa al padre 51enne Domenico Marino, due anni e otto mesi al fratello 30enne Francesco Marino e alla compagna 24enne Luigia Grassano (2666,66 euro di multa). Sono queste le condanne pronunciate con sentenza del 3 marzo dal Gip Rita Benigno, al termine del procedimento con rito abbreviato – che ha comportato la riduzione di un terzo della pena – nei confronti dei quattro imputati condannati per il reato di usura perpetrato nei confronti di un ragazzo che aveva contratto un debito di 7mila euro a fronte di un prestito di appena 1000 euro, cifra che gli sarebbe servita per acquistare droga. Alessio Marino, il principale accusato, è stato condannato anche per il reato di tentata estorsione. Durante gli interrogati, all’indomani degli arresti, presero tutti le distanze dalle accuse, a partire dal principale indagato, che sostenne di non aver nemmeno ricevuto i 1000 euro prestati
La paura di fare la fine di Ronzullo
La vittima, oggi trentatreenne, non riuscendo ad onorare il debito maturato sotto forma di interessi, che Alessio Marino avrebbe preteso di ottenere in un’unica soluzione tramite la consegna dell’intera cifra alla sua compagna Luigia Grassano, temendo per la propria incolumità e per quella dei suoi familiari, il 18 novembre 2023 aveva presentato denuncia-querela presso la Questura di Foggia.
“…mi minacciavano di morte e sapendo che avevano già ucciso, mi sono messo paura e sono andato a denunciare”.
“Alessio Marino la mattina del giorno dopo dell’omicidio di Ronzullo, venne a casa con il padre, mi fece scendere e mi disse che i soldi che io gli dovevo, da quel momento in poi, li dovevo consegnare al padre in quanto lui asseriva che da li a breve le forze di polizia lo avrebbero arrestato per l’omicidio”. Durante la detenzione in carcere del ragazzo, la vittima avrebbe ricevuto pressioni e intimidazioni da Domenico e da Francesco, rispettivamente padre e fratello di Alessio Marino. Sebbene il querelante avesse provveduto a corrispondere la cifra ottenuta per far fronte ad un debito derivante dall’acquisto di cocaina contratto con un’altra persona, più ulteriori 100 euro, Alessio Marino gli avrebbe chiesto 7mila euro di interessi.
Difatti, oltre a duecento euro a settimana, Alessio Marino avrebbe preteso dalla persona offesa interessi per 500 euro. Durante la detenzione in carcere del principale imputato, la vittima avrebbe ricevuto pressioni e intimidazioni da Domenico e Francesco Marino, padre e fratello di Alessio, perchè consegnasse la somma pretesa dal loro congiunto. “Domenico Marino ed il figlio Francesco mi dicevano che dovevo dare la somma di 7000 euro che mi era stata chiesta in precedenza da Alessio in quanto dovevano pagare il suo avvocato. Loro mi dicevano che avrei fatto la stessa fine di Ronzullo ed anche la mia famiglia avrebbe fatto la stessa fine. In alcune occasioni mi facevano anche delle chiamate su Whatsapp….mi diceva di persona e in videochiamata, che avrebbe messo una bomba a casa di mio padre e lo avrebbe picchiato”
Il rifiuto della fidanzata di aiutarlo
Dopo l’arresto di Alessio Marino, sarebbe stato il padre, noto come ‘Zio Mimmo’, a prendere in mano le redini della trattativa: “Va be, ma io come devo risolvere, se tu aspetti ‘omissis’ tu muori, apposto così ciao…”. Per scongiurare guai grossi, la vittima si era rivolta anche alla sua fidanzata, che tuttavia, alla luce delle continue richieste di denaro ricevute in passato, si era rifiutata di aiutarlo: “Ho bisogno di aiuto, no di soldi. Ho bisogno di una mano, mi stai lasciando nella merda, domani è arrivato. Non farmi rischiare la…ce l’hanno a morte con me tutti quanti”.
Il ragazzo , infatti, temeva di fare la fine di Renzullo, tant’è che aveva implorato alla ragazza di dargli un appoggio per scappare: “Domani mi fanno, fammi scappare, io non ho la possibilità, non lasciarmi da solo. A me vogliono spararmi” A nulla era valso, a 24 ore dalla denuncia, l’ennesimo tentativo fatto dalla vittima con la sua compagna, alla quale, peraltro, si erano già rivolti direttamente gli aguzzini del fidanzato: “Questa è estorsione, vado in caserma, porto i messaggi e denuncio tutti quanti, sto perdendo la pazienza, sto a tanto così”.
La chiamata alla polizia e l’intervento
Una settimana dopo la denuncia in Questura, la vittima aveva contattato la centrale operativa della Polizia riferendo di essere in pericolo, in quanto Domenico Marino gli aveva comunicato che si stava recando presso la sua abitazione. Effettivamente, dal servizio di osservazione predisposto dal personale dalla Questura di Foggia, veniva individuata una Fiat Punto con dentro un uomo, parcheggiata di fronte il portone dell’abitazione della persona offesa. Ai poliziotti, intervenuti per un controllo e per evitare ulteriori conseguenze, Marino aveva sostenuto di trovarsi in zona per acquistare farmaci e che aveva deciso di fermarsi dopo aver incontrato una persona, ovvero il 31enne, che nel frattempo era sceso per andargli incontro. In verità, poco prima, tramite il canale whatsapp, Marino si era detto stanco di essere preso in giro e aveva inviato due foto in cui si vedeva l’abitazione presso la quale si era recato e quella dei genitori del soggetto finito nel mirino del gruppo.
Nelle carte del Gip Odetta Eronia era emerso “che gli indagati hanno altresì tentato di estorcere con gravi minacce la corresponsione non solo del credito da loro vantato ma anche degli interessi usurari. Le minacce sono state poi percepite in modo particolarmente significativo dalla persona offesa sia perché erano dirette anche ai suoi familiari sia perché rafforzate dalla particolare carica intimidatoria rappresentata dall’aver prospettato alla vittima di fare la “stessa fine” di Alessandro Ronzullo, ucciso a colpi di pistola, fatto delittuoso per cui è stato sottoposto a fermo Alessio Marino”.
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