L’Italia ha ricevuto 42,2 miliardi di euro dai Fondi di Coesione Europei per il ciclo di programmazione 2021-2027. All’improvviso questi fondi sono diventati il centro del dibattito politico italiano, dopo che Giorgia Meloni, in seguito alla proposta di Ursula von der Leyen di destinare una parte di questi al riarmo dei singoli stati membri, ha dichiarato:
“Per quanto mi riguarda proporrò al Parlamento di chiarire fin da subito che l’Italia non intende dirottare fondi di coesione, fondi importantissimi per noi, sull’acquisto di armi.”
A questo punto ci sono un paio di domande che verrebbero da rivolgere alla Presidente del Consiglio e agli amministratori degli enti locali: come sono stati spesi i soldi dei fondi di coesione europei? Quanti soldi sono stati allocati sino ad ora del budget previsto? Piccolo spoiler: non bene.
Doverosa premessa per evitare qui pro quo. I Fondi di Coesione europea non hanno niente a che fare con il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che derivano dal programma Next Generation EU e hanno obiettivi e modalità di utilizzo differenti.
Cosa sono i Fondi di Coesione Europei e come sono suddivisi
I fondi di coesione europei sono strumenti finanziari istituiti dall’Unione Europea per ridurre le disparità economiche e sociali tra le diverse regioni degli Stati Membri. Sono stati istituiti nel 1994 con il Regolamento (CEE) n. 1164/94 del Consiglio del 16 maggio 1994, nell’ambito del Trattato di Maastricht. Questi fondi si suddividono in cinque principali strumenti:
- Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR): sostiene progetti legati all’innovazione, alla ricerca e allo sviluppo tecnologico; negli ultimi anni è stato data attenzione anche a finanziamenti per piccole e medie imprese e all’economia a basse emissioni di carbonio.
- Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+): si concentra su occupazione, istruzione, formazione e inclusione sociale, mirando a migliorare le competenze della forza lavoro e a promuovere l’inclusione delle categorie svantaggiate.
- Fondo di Coesione (FC): destinato agli Stati membri con un reddito nazionale lordo pro capite inferiore al 90% della media UE, finanzia progetti in ambito ambientale e delle infrastrutture di trasporto.
- Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR): sostiene lo sviluppo delle aree rurali, promuovendo la competitività dell’agricoltura, la gestione sostenibile delle risorse naturali e l’azione per il clima.
- Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, la Pesca e l’Acquacoltura (FEAMPA): promuove la sostenibilità nel settore della pesca e dell’acquacoltura, contribuendo alla sicurezza alimentare e alla crescita delle economie costiere.
La programmazione dei fondi avviene su base settennale, con l’attuale periodo che copre gli anni dal 2021 al 2027. In Italia, l’attuazione di questi fondi è coordinata attraverso Programmi Operativi Nazionali (PON) e Regionali (POR), gestiti rispettivamente da amministrazioni centrali e regionali.
Come sono stati investiti i precedenti Fondi di Coesione?
L’Italia ha avuto accesso ai fondi di coesione europei attraverso tre cicli di programmazione. Il primo ciclo di finanziamenti è stato nel settennato 1994-1999, ma furono destinati a soli quattro Stati Membri: Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda. Dalla programmazione 2000-2006, i fondi destinati sono aumentati e i programmi allargati a tutti gli Stati Membri. Attualmente l’Italia sta beneficiando della quarta tranche.
2000-2006. Durante questo periodo, l’Italia ha ricevuto circa 32,8 miliardi di euro in fondi strutturali e di investimento europei. Tuttavia, l’efficacia nell’utilizzo di queste risorse è stata compromessa da ritardi burocratici e da una capacità amministrativa limitata, che hanno portato a un assorbimento incompleto delle risorse disponibili.
2007-2013. In questo ciclo, l’Italia ha beneficiato di circa 28,8 miliardi di euro. Nonostante gli sforzi per migliorare la capacità di spesa, il Paese ha continuato a incontrare difficoltà nell’assorbimento completo dei fondi, con una spesa effettiva inferiore alle aspettative. Le risorse sono state destinate a progetti di mobilità urbana, sviluppo sostenibile e digitalizzazione, con risultati variabili in termini di occupazione e competitività delle PMI.
2014-2020. Durante questo periodo, l’Italia ha avuto accesso a circa 62,8 miliardi di euro. Nonostante un focus su transizione ecologica, innovazione tecnologica e infrastrutture digitali, l’efficacia nell’utilizzo dei fondi è stata ostacolata da inefficienze amministrative e da una capacità limitata di implementare i progetti nei tempi previsti, compromettendo l’impatto economico atteso.
Come l’Italia sta spendendo i Fondi di Coesione 2021-2027
Per il periodo di programmazione 2021-2027, l’Italia ha ricevuto 42.179.533.19 miliardi di euro dai Fondi di Coesione Europei. Questi fondi sono distribuiti attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+); di seguito le voci di spesa e l’andamento.
Allocazione dei fondi per settore:
- Transizione Verde e Sostenibilità Ambientale: circa 12 miliardi di euro sono destinati a progetti di efficienza energetica, riduzione delle emissioni di CO₂, energie rinnovabili e gestione sostenibile delle risorse naturali.
- Innovazione, Ricerca e Competitività: oltre 9 miliardi di euro sono assegnati al supporto delle imprese, alla digitalizzazione, alla ricerca scientifica e allo sviluppo tecnologico.
- Inclusione Sociale e Occupazione: circa 8 miliardi di euro vengono investiti per favorire l’occupazione, in particolare giovanile, e migliorare i sistemi di formazione e istruzione.
- Infrastrutture e Mobilità Sostenibile: circa 7 miliardi di euro finanziano il potenziamento delle infrastrutture di trasporto pubblico, l’ammodernamento delle reti ferroviarie e il miglioramento della connettività digitale.
- Assistenza Sanitaria e Servizi Sociali: circa 6 miliardi di euro sono destinati al miglioramento dei servizi sanitari, all’inclusione sociale e al contrasto alla povertà.
Ad oggi, l’Italia ha avviato l’implementazione di numerosi progetti, ma la spesa effettiva rimane ancora limitata rispetto ai fondi assegnati e lo stato di avanzamento lavori è bassa. come già accaduto nei cicli precedenti, l’effettiva capacità di spesa di questi fondi rappresenta una delle principali criticità. Per evitare che le risorse restino inutilizzate o vengano spese in modo inefficace, è fondamentale migliorare la governance dei fondi e accelerare i processi di implementazione.
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