I crediti fiscali dello Stato non riscossi farebbero ripartire il mercato NPL. Lo dice DBRS Morningstar


La cartolarizzazione dei crediti fiscali dello Stato non riscossi potrebbe avere un impatto positivo sul mercato italiano degli NPL creando una nuova sottocategoria di asset. Lo scrive DBRS Morningstar in un suo report appena pubblicato, intitolato Italian Unpaid Fiscal Claims: A Potential New NPL Subcategory.

Intanto, l’indagine conoscitiva sul magazzino dei crediti dello Stato, incardinata al Senato, si chiuderà in un mese. L’assicurazione è venuta dal presidente della Commissione Finanza del Senato, Massimo Garavaglia, ispiratore dell’organismo parlamentare a tempo, intervenuto nei giorni scorsi a un webinar promosso da BeBankers in partnership con EY (si veda qui l’articolo di BeBankers).

Al 30 novembre dello scorso anno, lo stock di crediti dello Stato ammontava a 1.268 miliardi, secondo la relazione di fine mandato dell’ex-responsabile dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini. Come evidenziato nel report di DBRS Morningstar, secondo un’analisi del Ministero dell’Economia e delle Finanze, tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023, l’agenzia di riscossione aveva accumulato crediti fiscali non pagati per un totale di 1.207 miliardi. Tuttavia, lo stesso rapporto evidenziava che circa il 40% di queste somme è irrecuperabile, mentre circa 101,7 miliardi di euro potrebbero essere effettivamente riscossi.

Nel decennio 2014-2024, l’amministrazione finanziaria  ha recuperato evasione fiscale per 33 miliardi, ma nello stesso periodo i crediti non riscossi sono aumentati di una cifra doppia, ha ricordato anche Garavaglia nel corso del webinar di BeBankers, concludendo quindi che “Il sistema non funziona”. Da qui l’idea di affidare a dei servicer la gestione di questi crediti, magari appunto strutturando delle cartolarizzazioni.

La cartolarizzazione, ricorda DBRS Morningstar, era già inclusa nelle disposizioni per la riorganizzazione del sistema nazionale di riscossione fiscale previste dal Decreto sulla Riscossione Fiscale (D.Lgs. 110 del 29 luglio 2024), approvato dal Consiglio dei Ministri e basato sulla delega conferita dal Parlamento con la Legge 111 del 9 agosto 2023. Sebbene il Decreto fosse stato inizialmente approvato, la Ragioneria Generale dello Stato ha poi espresso parere negativo sulla cartolarizzazione, sostenendo che non vi fosse adeguata copertura finanziaria. Di conseguenza, tale opzione è stata rimossa dal testo definitivo.

Nel testo originale del Decreto, si prevedeva che i crediti fiscali potessero essere ceduti a soggetti privati per un corrispettivo economico, tramite procedure di gara pubblica, nel rispetto della Legge sulla cartolarizzazione. L’entità acquirente avrebbe dovuto indicare il servicer responsabile della riscossione, che doveva essere un soggetto privato qualificato. Questo servicer avrebbe agito come special servicer, senza modificare il ruolo del master servicer nelle transazioni di cartolarizzazione italiane.

Sebbene i crediti fiscali siano tipicamente non garantiti, alcuni di essi godono di un privilegio nella gerarchia dei crediti da riscuotere. Tuttavia, il Decreto non chiariva se questo privilegio sarebbe stato mantenuto in caso di cessione a terzi. Se così fosse stato, i veicoli di cartolarizzazione avrebbero avuto una maggiore possibilità di recupero rispetto ai normali portafogli di crediti deteriorati.
Il processo di riscossione fiscale potrebbe offrire vantaggi temporali, sebbene questi benefici vadano confrontati con i dati storici sulla riscossione fiscale.

Massimo Garavaglia

Negli ultimi anni, conclude DBRS Morningstar, “l’Italia è diventata uno dei mercati principali per gli NPL, con numerosi servicer specializzati nel recupero di crediti deteriorati. Questo suggerisce che la gestione dei crediti fiscali da parte di soggetti privati potrebbe risultare più efficiente rispetto all’attuale modello pubblico”

Ma quanti di questi crediti sarebbero ragionevolmente recuperabili?  Secondo Garavaglia almeno 200 miliardi: “Farei due distinzioni, una prima riguarda i crediti delle partite IVA e delle aziende. È una partita che va tenuta separata dai crediti degli enti territoriali. Ciò che riguarda aziende e partite IVA è più lavorabile e, ci sono in particolare due voci a mio avviso che vanno indagate con attenzione, i crediti sospesi e quelli per i quali è in corso una procedura. Se anche fosse recuperabile il 20% sarebbero 200 miliardi. Insomma parliamone”.

Stabilito il perimetro di una possibile collaborazione con i servicer, dovrebbero esserne poi definite le caratteristiche. Il presidente della Commissione Finanze immagina un’azione coordinata da parte dell’amministrazione tributaria e dei servicer privati. Se un imprenditore in cattive acque concorda di rateizzare in 10 anni il suo debito con lo Stato e poi riesce ad onorare soltanto le prime rate del dovuto, ciò che resta, è il senso della proposta di Garavaglia, potrebbe essere affidato a servicer esterni per recuperare ciò che è possibile recuperare. Il parlamentare ha fatto un esempio. “C’è una cartella esattoriale di 90 milioni che riguarda un’azienda di cui non faccio il nome. Deve ancora pagare un residuo di 40 milioni ma non riesce a farlo. Che facciamo, la spingiamo al fallimento lasciando a casa qualche centinaio di dipendenti? È normale tutto ciò? No, queste situazioni vanno lavorate e gestite”.



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