La transizione energetica non è più un’opzione, è imprescindibile- Fortune Italia


Mazara del Vallo c’è un terreno di 115 ettari, equivalente a 161 campi di calcio, che produce energia utile ad alimentare le sedi Amazon e circa 20.000 utenze siciliane, per un taglio complessivo di 62.000 tonnellate di CO2 all’anno.

La rete di teleriscaldamento cittadina di Aosta è alimentata da un impianto di cogenerazione integrato a un sistema di recupero del calore di scarto dell’acciaieria “Cogne Acciai Speciali” che consente di ridurre considerevolmente le emissioni inquinanti.

Insomma, se dall’altra parte dell’oceano c’è chi urla “Drill baby, drill!” e punta a scardinare le politiche green, da questa parte del mondo Engie Italia, tra i principali operatori del mercato energetico, progetta soluzioni che riducono il consumo di energia e rispettano l’ambiente da Nord a Sud.

“Perché il percorso della transizione energetica è imprescindibile. Non è più un’opzione, è un obbligo”. Lo dice senza alcuna esitazione Monica Iacono, Ad di Engie Italia.

Laureata in Giurisprudenza, entra nel Gruppo Engie nel 2001 e assume diversi ruoli di responsabilità nella gestione dell’intera filiera dell’energia e dei servizi, in particolare nelle vendite, nel marketing, nella comunicazione e nelle operations.

Se dico ‘Drill baby, drill’ che cosa risponde? 

Mi sembra una semplificazione eccessiva e, da cittadina, credo sia preoccupante. Ci vuole pragmatismo quando si parla di energia. [Non entra nella polemica, non raccoglie provocazioni. Iacono si concentra sui fatti, non sulla propaganda].

Viviamo in un contesto geopolitico di grande tensione che fa schizzare il prezzo delle materie prime, soprattutto del gas. Le recenti dichiarazioni politiche e le difficoltà che attraversano l’Europa rendono difficile prevedere quello che succederà nei prossimi mesi.

In un mondo che ci aspettiamo essere sempre più elettrificato, penso per esempio alla mobilità elettrica e all’aumento significativo di applicazioni che utilizzano l’intelligenza artificiale, ci sarà sempre più bisogno di energia da fonti rinnovabili. Noi in Italia, quindi, andremo avanti nel nostro percorso di decarbonizzazione.

[Engie è una realtà internazionale dal profilo green, che agisce per accelerare la transizione verso un’economia carbon neutral attraverso soluzioni di efficientamento energetico e nel rispetto dell’ambiente. In Italia l’azienda conta 1 milione di clienti, gestisce l’efficientamento energetico di oltre 350 comuni e circa 640.000 punti luce di pubblica illuminazione].

In passato interpretare il mondo dell’energia era più semplice: previsioni precise, volumi e prezzi stabili. Oggi si è verificato un cambio culturale che costringe gli operatori del settore a ripensarsi, a sviluppare resilienza. Abbiamo imparato a considerare il fattore imprevedibilità e a valutarne gli effetti.

Il mercato elettrico italiano è tra i più cari d’Europa. Quest’anno si annunciano ulteriori fattori di incertezza: lo stop del flusso di gas dalla Russia, il calo degli stoccaggi di gas, la politica della Bce e la posizione degli Usa sull’energia e sul green deal. Qual è la soluzione? 

Penso debba essere europea, come l’ex presidente Draghi ha tracciato nel suo rapporto. Da un lato servono azioni comuni da introdurre all’unisono come Ue, dall’altro c’è l’impegno nazionale.

Ci sono attività che l’Italia promuove in autonomia e che sono finalizzate a calmierare i prezzi, mi riferisco per esempio al provvedimento dell’Energy Release.

In Italia non abbiamo produzione di gas nazionale e non abbiamo il nucleare, siamo una realtà lunga e stretta in cui c’è tanta richiesta di energia al Nord e tanta produzione di energia rinnovabile al Sud. Questa situazione richiede azioni strategiche, rapide e lungimiranti.

Il nucleare può essere una di queste? 

Prima servono azioni immediate. Il vero tema è la neutralità tecnologica: servono, cioè, tecnologie che si mettano al servizio dell’energia, della transizione energetica.

Quindi occorre da una parte riflettere su un mix energetico nel lungo termine, dall’altra concentrare la discussione su soluzioni immediatamente disponibili.

Esiste una cultura dell’energia solida in Europa, in particolare in Italia? O anche questo mondo è corroso dall’ideologia? 

Con la guerra in Ucraina parlare di energia e aumento dei prezzi è diventato una moda, tanti si improvvisano esperti in materia. Sicuramente, in questi anni, c’è una sensibilità maggiore rispetto al tema, ma l’argomento è complesso e si presta a strumentalizzazioni e prese di posizioni ideologiche.

Invece occorre buonsenso e pragmatismo. Si dovrebbe parlare di più e meglio di sicurezza energetica, che è qualcosa di imprescindibile per ogni Paese; poi c’è il tema dell’affordability, cioè della convenienza, dell’accessibilità: l’energia deve essere sostenibile per tutti, per le aziende e per i singoli cittadini.

C’è poi un tema di opportunità legato al potenziale economico dell’energia. Il processo di transizione energetica in corso richiede investimenti che muovano l’economia e favoriscano l’occupazione.

Questo dimostra che quello dell’energia verde è un circolo che impatta positivamente sull’economia e sulle persone. Infine, parlarne è imprescindibile perché tutti indirettamente o direttamente ci stiamo accorgendo di quali siano gli effetti evidenti e drammatici del riscaldamento globale.

Lei è tra i pochi Ceo donna nel mondo dell’energia. 

Non è stato facile farmi strada in questo contesto, ma non mi piace parlare delle difficoltà, preferisco dire che è stata la competizione a stimolarmi, mi piacciono le sfide. Ecco, quella dell’energia è stata una delle più impegnative e l’ho affrontata dando il massimo.

[L’ha affrontata e l’ha anche vinta, evidentemente.]



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