Il caso di “Tonino”, il cane al centro di una contesa che ha attirato l’attenzione dei media nazionali, regala nuovi sviluppi. Abbiamo intervistato l’avvocato Anna Maria Dell’Armi, legale affermata nella Capitale ma con radici a Salcito, che difende la volontaria dell’associazione ‘Agape’ intervenuta per prendersi cura dell’animale dopo una segnalazione. Il cane è reclamato da Angiolino Masciotra, l’83enne residente nella località ‘Secolare’ di Agnone, dove ieri è giunta anche una troupe di Mediaset a testimonianza dell’eco mediatica della vicenda.
Avvocato, chi ha diritto di reclamare un cane?
«Una persona può reclamare un cane solo se ne ha la titolarità. Per dimostrare la proprietà, l’animale deve avere un microchip, essere registrato all’Asl competente e possedere un libretto sanitario con le vaccinazioni. Se manca questa documentazione, non si può affermare di esserne il proprietario solo a parole. Sarebbe come se qualcuno venisse da me dicendo: “Avvocato, lei mi ha rubato la macchina”, e io rispondessi: “Mostri il libretto di proprietà”. Se non ce l’ha, quell’auto non può essere sua solo perché lo dice».
Nel caso specifico, quali sono le problematiche legali?
«La situazione è grave sotto diversi aspetti. L’uomo che sostiene di essere il proprietario del cane non ha mai dimostrato con documenti di esserne il legittimo titolare. Inoltre, ha commesso diversi reati, tra cui abbandono e incuria. Il cane in questione è stato lasciato incustodito e vagante per due mesi, causando anche lesioni a una persona. E non è la prima volta: ogni volta che quest’uomo si trasferisce per stare con le figlie, il cane viene lasciato libero sul territorio, configurando così un caso di abbandono e maltrattamento».
Cosa serve per dimostrare la proprietà di un cane?
«Non basta dire “è mio”. Servono prove concrete: il microchip, la registrazione, il libretto sanitario con le vaccinazioni. Chiunque può dichiarare di possedere un cane, ma senza documenti ufficiali è solo una pretesa infondata. Inoltre, chi rivendica un animale deve anche dimostrare di potersene occupare: ha un recinto? Una cuccia? Qualcuno che se ne prenda cura in sua assenza? Se la risposta è no, non può pretendere di riaverlo».
Cosa pensa dell’ordinanza del sindaco Saia?
«L’ho già impugnata presentando un esposto alla Corte dei Conti e alla Procura di Isernia. Un’ordinanza comunale serve per questioni pubbliche, non private. Il sindaco non può decidere arbitrariamente chi sia il proprietario di un cane: se c’è una disputa, spetta all’autorità giudiziaria risolverla. La Cassazione ha stabilito che il sindaco può intervenire solo in caso di ordine pubblico, non per favorire un privato a scapito di un altro».
Qual è la procedura corretta in casi simili?
«Chi si ritiene proprietario di un cane deve fare una denuncia ai Carabinieri e rivolgersi al giudice di pace. Noi ci difenderemo dimostrando che non esistono prove della sua proprietà. Non basta che due vicini dicano “Sì, è suo”, quando ci sono decine di persone che affermano il contrario. Inoltre, quest’uomo non ha mai microchippato né vaccinato il cane, mettendo a rischio la salute pubblica».
E la sua assistita come ha agito?
«Ha seguito la legge. Ha trovato un cane abbandonato, lo ha portato dal veterinario per verificare la presenza di un microchip e, accertato che non c’era, lo ha affidato a una struttura idonea. La legge è chiara: un cane senza microchip non appartiene a nessuno e deve essere preso in gestione da un canile o affidato a chi possa accudirlo».
Cosa accadrà ora?
«Attualmente più persone sostengono di essere proprietarie del cane. A chi dovremmo darlo? A chi piange di più? A chi minaccia denunce? Per questo l’animale è stato affidato a un rifugio in attesa di una decisione legale. Non sarà il sindaco a stabilire chi ne sia il proprietario, ma un giudice».
Questa vicenda non riguarda solo il cane, giusto?
«Esatto. È una questione di rispetto delle regole. Il sindaco ha cercato di risolvere il problema in modo inadeguato, mentre il vero nodo è un altro: quest’uomo, che oggi dice di voler riavere il cane, per anni non ha nemmeno costruito un recinto per lui. Chi garantisce che, se lo riavesse, non lo lascerebbe di nuovo vagante?».
Qual è il problema più grave di tutta questa vicenda?
«Non il signore anziano, che ha una visione antiquata del rapporto con gli animali, ma il sindaco e l’assessore comunale che hanno esercitato pressioni indebite e adottato comportamenti inopportuni. Questo è il vero malcostume che deve cambiare. Il cane, in questa storia, è il simbolo di una battaglia più grande per il rispetto delle regole».
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