Dietro alla piazza di Serra si nasconde una mossa reazionaria: come fu per i 40mila di Fiat


È la seconda volta nella mia vita che un giornale della famiglia Agnelli convoca una manifestazione. La prima fu la marcia dei 40.000 – a Torino nel 1980 – decisiva per sconfiggere noi operai Fiat che stavamo lottando contro le espulsioni di decine di migliaia di lavoratori. La seconda, oggi, è la convocazione della Piazza per l’Europa il prossimo 15 marzo. In questo caso parlano di Europa ma è del tutto evidente che la manifestazione ha il compito di opporsi alla trattativa che deve essere aperta per porre fine all’orrendo macello in corso in Ucraina. Scrivono Europa ma si legge guerra.

A Torino protagonista della convocazione fu Luigi Arisio, un “quadro intermedio” della Fiat, passato alla storia come il “capo dei capi”. Protagonista oggi è Michele Serra, anche lui stipendiato dalla ditta di quella famiglia e testimonia il passaggio dall’industria alla produzione immateriale negli investimenti della famiglia.

Oggi come ieri parole d’ordine altisonanti ed accattivanti coprono una operazione reazionaria. Nel 1980 la manifestazione dei capi serviva a dare una mano al padrone a sconfiggere il movimento dei lavoratori e il sindacato dei consigli ma aveva al centro la parola d’ordine del “diritto al lavoro”. Oggi la parola d’ordine dell’Europa e della pace giusta serve unicamente a sostenere la prosecuzione della guerra e dell’orribile massacro in corso in Ucraina.

Questa prospettiva si fonda su una narrazione totalmente falsa di cui Serra si è fatto interprete fuori tempo e fuori luogo. Serra, in una recente intervista a La7, ha sostenuto che la guerra è dovuta alla “pretesa del popolo ucraino di avere libertà ed autodeterminazione”. Qualunque persona mediamente informata ha oramai capito che che la guerra in Ucraina origina dall’allargamento ad Est della Nato, dalla sistematica violazione degli accordi di Minsk da parte occidentale, dal probabile colpo di stato di Maidan nel 2014 che ha deposto il legittimo presidente ucraino, dalla guerra civile scatenata dal governo ucraino – prima Poroshenko e poi Zelensky – contro una parte della propria popolazione, quella russa residente nelle regioni orientali.

Tutto questo nelle argomentazioni di Serra scompare come scompare l’abolizione della democrazia avvenuta in Ucraina, dove tutti i partiti non simpatici a Zelensky sono stati messi fuorilegge e dove chi dissente perde la vita o – più semplicemente – viene mandato al fronte a morire in poche settimane.

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Che la guerra in Ucraina sia una guerra per procura è stato detto e ridetto migliaia di volte, ed è chiaro come il sole. Che oggi lo dicano Trump e Rubio – reazionari quanto mai nessun altro – non lo fa diventare falso, semplicemente lo conferma. Trump deve essere contestato da sinistra e non da destra!

Michele Serra parla di pace, democrazia e libertà con l’unico effetto di contestare l’apertura di una trattativa finalizzata a riportare la pace – che è anche la condizione necessaria per la democrazia e la libertà – in un paese devastato dalla guerra per procura che i paesi occidentali hanno ricercato con determinazione degna di miglior causa. L’Unione Europea non è stata assassinata da nessuno: si è suicidata perché ha perseguito la strada indicata dagli intellettuali come Michele Serra in tutti questi anni.

Su von der Leyen Schlein afferma: “All’Unione europea serve la difesa comune, non il riarmo nazionale. Sono due cose molto diverse. Il piano Von Der Leyen, a partire dal titolo, punta sul riarmo e non emerge un indirizzo politico chiaro verso la difesa comune. Indica una serie di strumenti che agevolerebbero la spesa nazionale ma senza porre condizioni sui progetti comuni, sull’interoperabilità dei sistemi”. In altre parole il problema fondamentale per Schlein, e Serra stesso, è la costruzione di un esercito europeo che – com’è evidente – necessita di un governo continentale in grado di decidere rapidamente. Come quello che piace a von der Leyen che infatti vuole impedire al Parlamento Europeo di discutere della incredibile spesa di 800 miliardi, spesa che piacerà molto a Trump.

Mi fermo qui per porre una semplice considerazione: i ragionamenti che sono posti alla base della convocazione della manifestazione del 15 e gli effetti concreti che questa può avere sono in totale contraddizione con le parole d’ordine della pace, della democrazia e della libertà. Si tratta di una manifestazione contraria all’apertura di trattative, favorevole alla prosecuzione della guerra in nome di una “pace giusta”, che vuole un esercito europeo e che individua nella Russia il proprio nemico mortale.

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Si tratta quindi di una manifestazione reazionaria, di destra, finalizzata alla guerra a cui è vergognoso che grandi associazione di massa come la Cgil e l’Anpi abbiano aderito.
Contro la prospettiva indicata da questa manifestazione costruiamo in ogni città una mobilitazione contro la guerra e diamo voce al popolo della pace.



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