Economia maschio-centrica ma in Molise le start up femminili superano la media


Economia è potere. Ma è prevalentemente un’economia maschio-centrica quella dell’Italia, tutta. Le imprese femminili nel Paese sono oltre 1.3 milioni il che equivale al 22.1% del totale nazionale. Ed è un tessuto imprenditoriale caratterizzato prevalentemente da attività nel settore dei servizi (90,7%) e con forte concentrazione in regioni come Lombardia (14,2%), Campania (10,1%) e Lazio (9,6%). In termini percentuali, però, le regioni più femminilizzate sono Molise (26%), Basilicata (25%) e Abruzzo (25%). Va però sottolineato come parliamo soprattutto di aziende con dimensioni limitate: il 92,5% delle imprese femminili ha meno di cinque dipendenti e il 97% fattura meno di un milione di euro. Dati rilevati da un report del Centro studi di Unimpresa, dal quale emergono forti criticità legate soprattutto all’accesso al credito e agli investimenti, che ne frenano lo sviluppo.

La maggioranza delle imprese femminili risulta insomma di piccolissime dimensioni, con oltre il 92% che occupa meno di cinque dipendenti e quasi tutte con fatturati inferiori al milione di euro annuo. Ora, sebbene il quadro complessivo dell’imprenditoria femminile italiana mostri segnali incoraggianti in termini di presenza, qualificazione e intraprendenza, persistono ancora numerose barriere strutturali e culturali che ne limitano lo sviluppo. L’Italia insomma è ancora distante dal realizzare una piena parità di genere nel mondo economico e imprenditoriale (ma potremmo dire anche in quello politico, nonostante l’attuale premier donna, basta guardare nei nostri consigli comunali o regionali), e “le politiche pubbliche devono inevitabilmente focalizzarsi sulla rimozione degli ostacoli, sull’incremento delle opportunità di finanziamento e sulla costruzione di un ambiente imprenditoriale più inclusivo e capace di valorizzare appieno il contributo femminile”. Perché ne va della crescita collettiva. “Soltanto in questo modo l’imprenditoria femminile potrà davvero contribuire in maniera strutturale alla crescita economica e alla modernizzazione del sistema Italia”, commenta la presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

Anche perché alto (intorno al 40%) è il tasso di inattività per quanto riguarda le donne e invece il Paese – alle prese con una incipiente denatalità e d’altra parte con una popolazione sempre più vecchia – avrebbe bisogno di investire sull’incremento delle persone occupate in età attiva, a partire dalle fasce di popolazione che non partecipano, o che partecipano non sufficientemente, al mercato del lavoro. Donne in primis.

C’è poi un altro scoglio per le donne che vogliono lavorare e fare impresa e potremmo tradurlo con l’espressione credit gender gap. Tradotto: prestiti bancari più difficili per le donne anziché per gli uomini.
Complessivamente, il credit gender gap nel 2024 è rimasto agli stessi livelli dell’anno precedente (circa 70 miliardi su scala nazionale): il credito concesso alle donne è pari al 20,3% del totale contro il 35,8% di quello degli uomini, mentre valgono il 44% i finanziamenti cointestati. La distanza tra le donne e il credito accomuna tutto il territorio nazionale: il divario è distribuito, infatti, in tutte le aree geografiche del Paese. Le regioni peggiori risultano Campania, Puglia, Veneto, Sicilia, Lombardia, Piemonte e Basilicata, dove il credito concesso alla clientela femminile non supera la media nazionale, pari al 19,98%. Le tre migliori, invece, si confermano, come nel 2023, Valle d’Aosta, Sardegna e Lazio dove i finanziamenti bancari per le donne arrivano rispettivamente al 25%, 23,4% e 23%. In Calabria, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Umbria, Marche, Trentino-Alto Adige, Abruzzo, Toscana e Liguria le quote rosa del credito vanno dal 20% al 22,4%.

La mappa del credito bancario mostra quanto l’accesso ai finanziamenti, in Italia, sia prevalentemente maschile e quanto il fenomeno sia diffuso in tutto il territorio nazionale. Da Nord a Sud, agli uomini viene concesso molto più credito rispetto alle donne, e se il primato della discriminazione di genere è tutto meridionale, il mercato del credito in favore della clientela femminile stenta a decollare anche nei territori settentrionali.

Ma veniamo nello specifico al Molise con il nuovo servizio di informazione economica sviluppato dal Centro Studi Guglielmo Tagliacarne e la Camera di Commercio del Molise e che offre ogni mese dati statistici aggiornati fino al livello provinciale in formato infografica. E il focus di questo mese, il mese in cui ricade la Festa della Donna, è dedicato alle Start Up innovative e, tra queste, alle imprese femminili.
Cominciamo col dire che il panorama delle start-up innovative in Molise mostra segnali incoraggianti di crescita, pur evidenziando alcune criticità rispetto alla media nazionale. Le infografiche pubblicate dal Centro Studi Tagliacarne evidenziano come l’indice del numero di start-up innovative per 100.000 abitanti nella regione è pari a 23,9, posizionando il Molise al quarto posto nella classifica regionale, in lieve calo rispetto al 2023, quando la posizione era la seconda. Il miglior piazzamento tra il 2022 e il 2024 risale proprio al 2023, segno di una fase di sviluppo che necessita di continuità e sostegno per consolidarsi ulteriormente.

 

La buona notizia, anche se con tutti i distinguo che abbiamo visto a livello nazionale, c’è. Un dato particolarmente positivo riguarda l’incidenza delle start-up femminili, che rappresentano il 27,5% del totale, il valore più alto a livello nazionale. Anche la crescita complessiva del settore è significativa: tra il 2016 e il 2024, il numero di start-up innovative in Molise è aumentato del 245%, un dato che colloca la regione al secondo posto in Italia per crescita percentuale.

Tuttavia, emergono alcune difficoltà. Le start-up giovanili rappresentano solo il 15,9% del totale, una percentuale che colloca la regione al tredicesimo posto nella graduatoria nazionale. Inoltre, il Molise si posiziona al ventesimo posto per la quota di start-up con un capitale di almeno 10.000 euro, il che segnala possibili difficoltà nell’accesso ai finanziamenti.

Il 17,4% delle start-up innovative molisane, infine, è costituito da start-up innovative ad alto valore tecnologico in ambito energetico, un dato che colloca la regione al settimo posto a livello nazionale.





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