Foto Ap, via LaPresse
Gli effetti negativi del trumpismo
La Tesla crolla, i razzi esplodono e il Wall Street Journal infierisce. Un racconto
Non sarà che Donald Trump non porta bene ai suoi follower? Non sappiamo se Elon Musk è superstizioso, ma qualche dubbio gli sarà venuto: da quando il nuovo sovrano americano lo ha elevato nell’olimpo dei geni, non gliene va bene una, dalla Tesla in brusca caduta ai razzi che esplodono non appena partiti. L’ultima disavventura è con Starship il vettore pesante di SpaceX che dovrebbe portare gli americani sulla Luna e poi su Marte. Il presidente nel suo logorroico discorso al Congresso aveva lanciato in alto i cuori Maga: “Andremo su Marte”, ha proclamato tra gli hurrah. Tre giorni dopo il veicolo dei sogni è scoppiato ancora una volta. Il contatto con la navicella è stato perso nel giro di pochi minuti. I rottami sono stati visti scorrere dal cielo sopra la Florida. “Analizzeremo i dati del test di volo per comprendere meglio la causa principale”, dichiarano i tecnici non nascondendo il proprio imbarazzo. E’ già l’ottava volta che provano e analizzano i dati senza grandi risultati. Anche il settimo volo è stato interrotto da un’esplosione. Musk aveva ottenuto dalla Nasa il progetto di ritorno sulla Luna, doveva competere anche la Boeing che, però, ha un sacco di guai con i suoi aerei di linea. La missione sul pallido satellite era prevista per quest’anno poi è stata spostata al 2026, ma anche i “razzi lunari” non hanno funzionato per ben due volte. E a questo punto non si sa quando verrà ripresa.
Lo Spazio è la nuova frontiera del dissociato innovatore, ma non funziona. E’ riuscito bene nei voli a orbita bassa, quelli che hanno piazzato i seimila satelliti per le telecomunicazioni, tuttavia l’orbita alta è ancora troppo alta per lui. Provando e riprovando, chissà; come diceva Samuel Beckett “fallisci, fallisci ancora, fallisci meglio”, la vita in fondo è questo. Ma che succede a un imprenditore se i fallimenti sono troppi? E qui arriviamo a Tesla. Anche sulla vettura elettrica si abbatte la “maledizione Trump”? Da novembre a oggi la sua quotazione è in continua caduta. E la quotazione è fondamentale. La Tesla non ha mai fatto profitti dalle vendite, salvo poche eccezioni, e si è salvata con la cessione di crediti green (l’anno scorso ben 2,8 miliardi di dollari). A peggiorare il panorama c’è che adesso scendono anche le immatricolazioni. Scendono? Crollano: meno 76 per cento in Germania, meno 26 per cento in Francia e soprattutto meno 49 per cento in Cina dove imperversano le vetture elettriche fatte in casa che costano circa la metà e funzionano altrettanto bene. La Byd ormai sta prendendo il sopravvento quasi ovunque. Dalla Cina proviene circa la metà del fatturato della Tesla, in Cina Musk ha ottenuto ponti d’oro e pasti gratis (a cominciare dal terreno vicino a Shanghai dove ha costruito la sua gigafactory).
Il Wall Street Journal, ancora una volta organo della fronda, ieri è uscito con un titolone in prima pagina e un grande reportage nel quale raccoglie tutti i cattivi umori e le insoddisfazioni dei clienti. Il titolo non può essere più esplicito: “Le fortune della Tesla cadono mentre Musk cresce nel mondo di Trump”. Ancora: “La politica dell’amministratore delegato erode l’appeal del marchio tra i compratori dei veicoli elettrici”. E aggiunge un cliente che esprime il malcontento generale: “Sono stato abituato a idolatrare quel tipo”. Anche Musk è vittima della piramide di Peter, anche lui è giunto al vertice della sua incompetenza (non a caso il paradosso della competenza è stato elaborato da Laurence Peter per imprenditori e uomini d’affari)? Non lo sappiamo, ma i segnali sono ormai molti. La crisi della Tesla è parte della crisi generale dell’auto euro-americana colpita dalla concorrenza cinese, è frutto della disaffezione verso il tutto elettrico e modelli ormai invecchiati, ma soprattutto è una questione di costi e di prezzi. Musk ha usufruito di ingenti incentivi statali negli Stati Uniti (circa 38 miliardi di dollari secondo il Washington Post), in Cina, in Europa (150 milioni di euro solo nel 2023). E’ un esempio dello stato che droga il mercato? O di governanti che drogano un amico? Ecco il tarlo che rode anche nel perfido, ma lucido articolone sul Wall Street Journal.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link