La zona industriale tra malformazioni, tumori e il sogno green – BlogSicilia


Sarà possibile  vedere il Petrolchimico di Priolo senza le sue emissioni che tanto fanno tribolare le comunità del Siracusano che vivono sotto il cono d’ombra delle raffinerie? Per Legambiente la risposta è sì, anzi, Enzo Parisi, leader storico dell’associazione, traccia delle nuove linee di produzione che si sostituirebbero alla raffinazione del petrolio ed a quelle ad esso legato.

La linea verde del Petrolchimico secondo Legambiente

“Certo, la benzina ed il gasolio – dice Enzo Parisi intervenuto a Talk Sicilia – possono essere sostituiti da altri carburanti che sono di origine green, cioè verde, come può essere per esempio il biometano, cioè il metano che viene fuori dai prodotti vegetali o l’ammoniaca, che si produce mettendo insieme l’idrogeno rinnovabile con l’azoto”.

La capacità tecnica di riconversione

La prima contestazione sarebbe che servono delle competenze per una riconversione così radicale ma per l’esponente di Legambiente questo non è un problema insormontabile. “Tutto questo – afferma Parisi – non solo è possibile ma è facilmente realizzabile perché al di là di quello che dice il Governo sulla strategicità di alcuni impianti, una delle cose più strategiche di cui noi disponiamo è il sapere e la capacità tecnica, accumulata in questi ultimi 70 anni, per cui disponiamo di professionisti ed ingegneri chimici in grado di riconvertire molto velocemente questi impianti per la produzione di energie rinnovabili”.

La nuova frontiera: ammoniaca e metanolo

“Faccio un esempio: prendiamo l’ammoniaca. E’ una di quelle sostanze – dice Parisi – che qui è stata utilizzata per decenni nel settore dei fertilizzanti, poi dismessi, ma c’è un know how notevole. Per non parlare del metanolo per produrre quello che comunemente chiamiamo lo “spirito” per disinfettare le ferite. Le grandi aziende del trasporto marittimo sono indirizzate verso l’idrogeno, il metanolo e l’ammoniaca”.

L’inchiesta di Report

Parisi è stato una delle fonti dell’inchiesta di Report sulla zona industriale, in particolare è stata documentata la presenza di tracce di idrocarburi su alcune pietre di un canale su cui confluiscono le acque trattate dal depuratore Tas di Priolo provenienti dalla raffineria Isab. L’azienda ha, però, replicato sostenendo che i periti, in occasione dell’incidente probatorio disposto dal gip del Tribunale di Siracusa, hanno accertato che è tutto a norma, insomma mare ed aria non sono inquinati. A chi credere?

“Non ci sono i pesci in quelle acque”

“Crederemo al risultato che verrà fuori dalle indagini della magistratura e se ci sarà un processo per gli eventuali responsabili di ciò che sta avvenendo” taglia corto Parisi, che aggiunge: “Ci si accorge che insomma, non è tutto così bello, pulito e che i pesci lì sotto non ci vanno e neppure i bagnanti, e che l’odore non è proprio di quelli estremamente gradevoli. Dopodiché, se lo stato di contaminazione dell’ambiente risulta essere dentro ai limiti o fuori dai limiti, se sono state svolte attività in violazione delle norme di legge, questo lo stabiliranno i magistrati”.

Tumori e malformazioni

Un altro tema delicato che ruota attorno alla zona industriale è quello delle malattie. Nel 2006 la Syndial mise a disposizione di 101 famiglie 11 milioni di euro come ristoro per la nascita di bimbi malformati o per il ricorso all’aborto a causa dell’emissione di sostanze inquinanti dagli impianti del Petrolchimico di Priolo tra il 1991 e il 1993. Le vittime avrebbero assunto  mercurio, la sostanza che dall’impianto clorosoda sarebbe finita in mare e assorbita dai pesci.

Il tumore ai polmoni

“Queste famiglie erano quelle che erano state censite dalle autorità sanitarie locali come vittime o avevano avuto purtroppo delle nascite di malformati” afferma Parisi che indica l’altra criticità emersa proprio nell’area industriale: i tumori. “Nell’area che va da Siracusa fino ad Augusta, compresi Priolo e Melilli, c’è un’incidenza maggiore di alcune patologie. Questo lo stabiliscono gli studi fatti da Sentieri dell’Istituto Superiore di Sanità, che raccoglie tutti i dati provenienti dalle autorità sanitarie locali. In particolare, uno delle questioni più evidenti che viene segnalato dallo studio Sentieri è un eccesso di mesotelioma pleurico, il tumore del polmone che è causato dall’amianto. E ciò deriva dal fatto non solo che abbiamo avuto fino a qualche decennio fa in attività la fabbrica Eternit, alle porte di Siracusa, per cui molti operai si sono ammalati ma anche dall’uso intenso che si è fatto di amianto sia negli impianti industriali sia nei cantieri navali”.





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