«Lotto, sciopero, boicotto» le parole d’ordine italiane dello sciopero globale transfemminista di oggi. Più di 60 città d’Italia aderiscono alla chiamata di Non una di meno, di carattere territoriale ma estesa a tutto lo stivale, comprese le isole: tre appuntamenti in Sicilia (Catania, Palermo, Messina), due in Sardegna (Olbia e Cagliari).
Maurizia, di Non una di meno-Roma, racconta cosa caratterizza lo sciopero di quest’anno: «Cerchiamo di intrecciare le vertenze del lavoro produttivo e riproduttivo, questa volta lo sciopero cade di sabato quindi abbiamo voluto porre l’accento sui settori della riproduzione sociale come ristorazione, cultura, spettacolo, che nel weekend non si fermano. Spesso sono i settori più precarizzati».
Spiega poi che si tratta anche di quei rami del lavoro sociale che «hanno più difficoltà a scioperare nel senso tecnico dell’astensione dal lavoro, proprio per l’alto grado di precarizzazione, vogliamo evidenziare questo aspetto. Fondamentale è ovviamente anche il tema del lavoro di cura non retribuito». Un’attenzione particolare è dedicata alla questione del riarmo europeo, tema caldo in questi giorni: «Chiediamo di boicottare la filiera neocoloniale dell’industria bellica, per questo invitiamo allo sciopero dei consumi», conclude l’attivista.
Sul tema della guerra insiste particolarmente il coordinamento di Non una di meno Livorno, dove un corteo in partenza da piazza Grande attraverserà la città, spiega l’attivista Claudia Scotto: «Il tema dell’antimilitarismo ci tocca molto da vicino, da noi molti istituti con l’alternanza scuola-lavoro portano gli studenti a visitare le strutture militari. È una cosa contro cui protestiamo da anni. Chiediamo invece educazione affettiva e alla sessualità ma vediamo solo iniziative di questo tipo».
E ancora: «Siamo circondate da strutture belliche, abbiamo vicino la base militare americana Camp Darby, una sede della Leonardo spa, i paracadutisti della folgore. Come Non una di meno Livorno abbiamo aderito al movimento No base contro la costruzione del sito militare di Coltano».
Anche Paola Columbano di Non una di meno Olbia condivide le preoccupazioni del coordinamento di Livorno poiché il 65% delle basi militari italiane si trova proprio in Sardegna: «Le nostre maggiori difficoltà sono però legate all’iper turismo, la nostra zona in particolare non ha nessun tipo di partecipazione sociale attiva, tutto avviene in funzione del turismo, le persone che il territorio lo vivono tutti i giorni sono abbandonate a se stesse. Soprattutto, rispetto alla violenza di genere – continua – l’assenza di infrastrutture, trasporti e comunicazione rende molto difficile l’accesso a percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Abbiamo avuto casi molto gravi di stupro a Sassari, abbiamo organizzato una manifestazione il giorno seguente. Ad Arzachena una donna si è buttata dal balcone tentando di scappare dalla violenza del partner». Nel 2024 i femminicidi in Sardegna sono aumentati del 200%, spiega la garante per l’Infanzia e l’adolescenza Carla Puligheddu.
Simona Paladino di Non una di Meno Palermo raccontato le difficoltà che ci sono in Sicilia sul tema aborto: in base ai dati del ministero della Salute relativi al 2022, gli obiettori di coscienza nella regione ammontavano all’81,5% (in Molise erano addirittura al 90,9). «Anche dove i presidi sanitari ci sono e forniscono un certo tipo di servizio, l’assenza di infrastrutture rende comunque difficile accedervi, la libertà di autonomia e movimento delle donne è limitata nella nostra regione».
Palermo a dicembre 2024 ha assistito alla morte di Mimma Faia, 38enne uccisa da una scarica elettrica mentre faceva le pulizie sul posto di lavoro, dopo circa due mesi di coma. «Lo sfruttamento del lavoro precario e il lavoro in nero sono molto frequenti in Sicilia, soprattutto per le donne e le soggettività marginalizzate. Oggi scioperiamo anche per Mimma. E per il popolo palestinese. L’invito al boicottaggio dei consumi lo estendiamo, come chiede anche il movimento Bds, alle marche che finanziano Israele».
Alle manifestazioni aderiscono anche le assemblee precarie dell’università, chiedono atenei «che non siano più permeati dall’oppressione strutturale patriarcale, coloniale e capitalista». Una posizione che sarà letta oggi al corteo di Roma dalle attiviste della Sapienza. «Scioperiamo contro il silenzio istituzionalizzato di fronte alle molestie, agli abusi e alle violenze di matrice patriarcale», continua l’intervento, «a cui siamo tanto più esposte quanto più siamo rese ricattabili dalla nostra precarietà».
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