Chi vuole cosa sul negoziato per l’Ucraina


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L’arrivo di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha diviso e frammentato le posizioni dei paesi che in vario modo hanno un ruolo nella guerra in Ucraina. Se durante l’amministrazione di Joe Biden l’Ucraina e l’Occidente avevano almeno formalmente una posizione unitaria, oggi le cose sono cambiate. Trump ha iniziato a negoziare con la Russia, l’Europa sta riformando drasticamente le proprie politiche sulla difesa, e l’Ucraina ha presentato una nuova proposta di pace, la seconda in pochi mesi. La settimana prossima, in Arabia Saudita, sono previsti nuovi negoziati tra funzionari americani e ucraini. Ecco le posizioni principali sulla fine della guerra in Ucraina.

Ucraina
Formalmente la posizione dell’Ucraina sulle condizioni per porre fine alla guerra non sono cambiate. L’Ucraina continua a volere una pace «giusta», che garantisca l’integrità territoriale del paese: significa che chiede che la Russia si ritiri completamente dai propri territori, compresi il Donbass e la Crimea.

Informalmente, però, queste posizioni si sono diluite, anche a causa delle difficoltà militari dell’esercito ucraino: già prima dell’arrivo di Trump, il presidente Zelensky aveva alluso alla possibilità di un cessate il fuoco che non prevedesse il ritiro completo della Russia, e ormai anche la popolazione ucraina è rassegnata all’idea che, qualunque sarà il prossimo accordo di pace, l’Ucraina perderà parte del proprio territorio, almeno per ora.

Una richiesta a cui l’Ucraina non può rinunciare è un qualche tipo di garanzia di sicurezza che rassicuri il paese sul fatto che la Russia non lo invaderà di nuovo dopo aver firmato un accordo, come successe dopo gli accordi di Minsk. Queste garanzie per l’Ucraina possono essere di vario tipo ma le principali sono l’ingresso nella NATO e la presenza di truppe occidentali sul proprio territorio.

Dopo il disastroso incontro con Trump a fine febbraio, Zelensky ha provato a ribadire che il suo paese è pronto «a sedersi al tavolo del negoziato il prima possibile per ottenere una pace duratura». Ha anche proposto un primo passo, a cui seguiranno ulteriori negoziati: «Una tregua nel cielo (divieto di missili, droni a lungo raggio, bombe su infrastrutture energetiche e altre infrastrutture civili) e una tregua immediata in mare, se la Russia farà lo stesso».

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Europa
La posizione dei paesi europei è abbastanza simile a quella dell’Ucraina, perché anche l’Europa si sente minacciata dalla presenza militare della Russia e vede in una pace «giusta» in Ucraina una garanzia anche per se stessa.

L’Europa è ormai convinta che l’Ucraina dovrà cedere territorio alla Russia per ottenere la fine delle ostilità, ma sostiene la necessità di fornire al paese solide garanzie di sicurezza. La grande differenza da quando è arrivato Trump è che l’Europa sembra pronta a fornirle direttamente, queste garanzie. Il primo ministro britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron hanno cominciato a parlare di una «coalizione di volenterosi» europei che invii truppe in Ucraina dopo il raggiungimento di un cessate il fuoco.

Le posizioni ovviamente differiscono tra i vari paesi europei: per ora soltanto Francia e Regno Unito hanno detto esplicitamente che parteciperanno a questa coalizione. Ci sono paesi che vi entreranno quasi certamente, come la Polonia e i paesi baltici. L’Italia invece con ogni probabilità non lo farà.

Starmer, Zelensky e Macron a Londra il 2 marzo 2025

Starmer, Zelensky e Macron a Londra il 2 marzo 2025 (Justin Tallis/Pool via AP)

Stati Uniti
Quella degli Stati Uniti è la posizione che è cambiata di più nelle ultime settimane. Donald Trump ha avviato negoziati con la Russia, ha aderito a molte delle posizioni del regime di Vladimir Putin e interrotto gli aiuti economici e militari, oltre che la condivisione d’intelligence. Alcuni analisti hanno perfino cominciato a sostenere che Trump voglia fare un ampio accordo con la Russia che riguardi anche l’economia e le alleanze internazionali, e che stia usando l’Ucraina come merce di scambio. Al tempo stesso, Donald Trump mantiene un elemento di imprevedibilità, e questa settimana ha minacciato nuovi dazi contro la Russia.

In ogni caso, ora gli Stati Uniti vogliono due cose: che il cessate il fuoco arrivi il più rapidamente possibile, con un congelamento della guerra allo stato attuale, e che l’Ucraina firmi l’accordo per la condivisione delle proprie risorse minerarie. Gli Stati Uniti però non vogliono fornire nessun tipo di garanzia militare. Non vogliono che l’Ucraina entri nella NATO né vogliono impegnare truppe o mezzi militari propri nel paese.

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Un’altra richiesta degli Stati Uniti (non formale, ma espressa da vari membri dell’amministrazione) è che Zelensky si dimetta e in Ucraina si tengano elezioni, che al momento sono sospese a causa della legge marziale, che è in vigore a causa della guerra. È un argomento spesso usato anche dalla propaganda russa, che vede in Zelensky il principale ostacolo ai propri obiettivi.

L'incontro alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky, 28 febbraio 2025

L’incontro alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky, 28 febbraio 2025 (AP Photo/ Mystyslav Chernov)

Russia
L’arrivo di Trump alla Casa Bianca ha certamente favorito la Russia: gli Stati Uniti hanno rotto l’isolamento internazionale del regime di Putin e cominciato a trattare direttamente, aderendo a molti degli argomenti della propaganda russa.

L’ultima volta che la Russia ha esplicitato delle condizioni per mettere fine alla guerra in Ucraina fu nel 2022, quando si tennero dei negoziati diretti in Bielorussia e in Turchia. Allora la Russia fece richieste durissime: la demilitarizzazione dell’Ucraina e la sua “denazificazione”, che nel linguaggio della propaganda russa significa la rimozione della classe dirigente del paese. Ora che la Russia si sente avvantaggiata in un eventuale negoziato, è probabile che proverà a imporre le stesse condizioni, anche se sembra più pronta a trattare.

La Russia è contraria all’ingresso dell’Ucraina nella NATO e nell’Unione Europea, e non vuole la presenza di truppe occidentali nel suo territorio. Inoltre pretende il riconoscimento della propria sovranità sulla Crimea e su tutto l’est dell’Ucraina, anche nelle parti del paese che non controlla militarmente. Nel 2022 la Russia decise di annettersi quattro regioni ucraine (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson), che però controlla solo in parte: ora vuole che questo controllo le sia riconosciuto pienamente.

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Vladimir Putin nel gennaio 2025 (Alexander Kazakov, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)



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