«Giorni di solitudine e disperazione». Risolto il giallo del cane in gabbia


Gene Hackman è morto sette giorni dopo Betsy Arakawa, sua moglie e caregiver. Durante l’ultima conferenza stampa è stato chiarto cosa sia successo all’attore e sua moglie dopo il ritrovamento dei loro corpi nella casa di Santa Fe, New Mexico, il 27 febbraio. Uno dei protagonisti di questa terribile storia, fatta di sofferenza e solitudine, è proprio l’Alzheimer, di cui soffriva la star di Hollywood. Una forma molto grave, a quanto è stato riferito, e che ha spinto a pensare che l’uomo non si fosse realmente reso conto della morte di Betsy, causata dal virus. 

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«Ha vissuto sette giorni da solo, senza badare a sé stesso e al cane», ha detto Marco Trabucchi, professore all’Università di Roma Tor Vergata ed esperto nella cura di persone con demenze, al Corriere della Sera.

Il docente e ricercatore ha analizzato il caso, soffermandosi non solo su quei 7 giorni di disperazione ma anche sulla figura di Betsy come unica caregiver. 

L’Alzheimer, Betsy caregiver e il cane dimenticato

Una serie di fattori, alcuni dei quali casuali, hanno contribuito al realizzarsi di questa complessa tragedia. Gene Hackman soffriva di una grave forma di Alzheimer, confermata dalle parole del medico legale del New Mexico, Heather Jarrell, oltre che di problemi cardiaci. Date le circostanze, è sorprendente che l’uomo sia rimasto in vivo per sette giorni senza l’assistenza della moglie Betsy Arakawa, di 65 anni, sua unica caregiver. A suscitare dubbi è anche il comportamento di altri parenti dell’uomo, in particolare le due figlie e il figlio, che attraverso il loro avvocato hanno escluso la possibilità che il padre avesse l’Alzheimer: qual è il motivo di questa affermazione? 

In ogni caso, come succede purtroppo frequentemente in situazioni di questo tipo, a causa della malattia « gli altri componenti della famiglia si sono progressivamente allontanati», fa notare Marco Trabucchi. Betsy è rimasta sola a prendersi cura del marito, senza aiuti né interventi da parte di terze persone – apparentemente non voluti. Non è chiaro se la donna sapesse o meno del virus che l’avrebbe di lì a poco portata alla morte. «Se fortunatamente non lo era, non ha vissuto l’angoscia di alcuni caregiver che, quando si ammalano, sono disperati all’idea di privare il proprio caro della loro protezione», commenta il professore. 

È un fatto che dopo la morte di Betsy, Gene Hackman sia rimasto in totale solitudine per una settimana, incapace di prendersi cura di se stesso – tantomeno del cane. Non ha mangiato, né preso i farmaci, vivendo in una situazione di «disagio complessivo: come e dove dormiva, come erano le sue condizioni igieniche, cosa ha fatto nel periodo di solitudine, tenendo conto che era certamente una persona biologicamente fragile». Marco Trabucchi si dice confuso riguardo un particolare, ovvero la mancanza di segni di disidratazione. In ogni caso, anche se la solitudine della coppia fosse intenzionale, così come il loro isolamento, «è sempre fonte di sofferenza», fa notare il professore. 

Il cane abbandonato

Uno degli elementi che sin da subito aveva creato confusione e dubbi sulle circostanze della morte di Gene Hackman e sua moglie Betsy Arakawa era il fatto che a perdere la vita fosse stato anche uno dei tre cani della coppia, un fatto apparentemente difficile da spiegare. Perché solo uno degli animali era deceduto? Perché proprio Zina? La ricostruzione di cosa è accaduto quel giorno ha aiutato a comprendere cosa sia successo e spiegare anche questo punto oscuro. Il 9 febbraio, infatti, Betsy era uscita per recuperare Zina dal veterinario dopo un pppiccolo intervento e per darle un po’ di spazio e farla riprendere era stato isolato in bagno e posto in una sorta di gabbia. Due giorni dopo la donna è morta a causa dell’Hantavirus, ma Gene Hackman a causa della malattia non è riuscito a prendersi cura del cagnolino rimasto isolato, che in tutta probabilità è morto di fame. 

 

 

L’indagine ancora in corso

Nonostante il quadro clinico sembri ormai chiaro, le autorità vogliono essere certe di ogni dettaglio prima di chiudere ufficialmente il caso. Gli investigatori stanno esaminando ulteriori dati dagli smartphone della coppia e dai referti dell’autopsia per stabilire con certezza la dinamica della loro morte e chiarire se ci siano stati errori o omissioni che avrebbero potuto evitare la tragedia.

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