Papa Francesco «instancabile testimone delle pace»


Sua Beatitudine Teofilo III, da vent’anni anni patriarca greco ortodosso di Gerusalemme affida a Tempi un messaggio per papa Francesco, condiviso, ci dice, con tutti i patriarchi e leader delle confessioni cristiane ortodosse in Terra Santa.

«Noi seguiamo con preoccupazione – dice Teofilo nel video che ci ha inviato – l’evolversi della situazione di salute di papa Francesco e con i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Terra Santa preghiamo insieme per una rapida guarigione e un ritorno alla salute».

«Dall’inizio del suo Primato, papa Francesco è stato un instancabile testimone per la pace e la riconciliazione nel mondo, ha guadagnato il rispetto degli uomini di buona volontà senza riguardo alla fede o alla religione. Nel caso della Terra Santa in particolare, papa Francesco è stato instancabile nel sostenere la presenza cristiana nella nostra regione come in tutto il Medio Oriente. È stato una voce risoluta per la fine di ogni violenza e rivolta, nel cammino verso la pace per tutti in Terra Santa. Così ci auguriamo che quanti chiamano “casa” la Terra Santa possano godere i frutti della pace, stabilità e sicurezza». 

«È un vero pastore»

Un messaggio carico di significati: la malattia del Pontefice cattolico diventa un messaggio di unità in un terra dove i cristiani sono spesso divisi. Non è scontato che i patriarchi delle chiese separate da Roma (armeni, copti, siriaci) trovino un linguaggio e una voce comune. Il rispetto e l’affetto per il Papa li ha uniti e questo traspare dalla voce di Teofilo, che più volte ha incontrato papa Francesco e l’autorità del Patriarca della Chiesa più antica di Gerusalemme li ha spinti a condividere questo messaggio. In poche ore Teofilo ha sentito i leader cristiani ortodossi e ha stilato con loro questa comunicazione che ci ha affidato «in comunione profonda».

Del resto, più volte Teofilo nel corso di diversi incontri mi aveva confidato la sua stima e amicizia per papa Francesco: «Un pastore, un vero pastore – mi ha detto – non un burocrate. Ama il suo popolo e vive di fede». La malattia del Papa segna un nuovo passo avanti nel loro rapporto: la condivisione della sofferenza nella preghiera diventa un segno importante nel cammino verso l’unità dei cristiani, la preghiera di Cristo al Padre prima di consegnarsi alla passione. 

È un messaggio denso di significato all’inizio della Quaresima, nell’anno santo anniversario del concilio di Nices, che prepara la Pasqua che cattolici e ortodossi celebreranno nello stesso giorno. Forte è il richiamo all’opera di pace e la preghiera perché possano vivere in sicurezza «tutti», e Teofilo precisa «quanti chiamano casa la Terra Santa. Non importa di quale religione e quale fede professino». L’ecumenismo si allarga a includere tutti gli uomini «di buona volontà» che amano la pace. La Terra Santa non è una espressione geopolitica, ma è un termine universalmente accettato per indicare Israele e Palestina senza incorrere nella reazione degli opposti fondamentalismi. 


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Il custode di Terra Santa Francesco Patton (foto Ansa)

Patton: «Aiutate i cristiani di terra Santa»

La situazione dei cristiani in Terra Santa diventa di giorno in giorno più difficile. La maggior parte vive di turismo e commercio: «È questo il momento più duro – ci dicono gli operatori turistici e i commercianti -; vengono solo piccoli gruppi, soprattutto da Africa e America Latina, ma non bastano nemmeno per sopravvivere». L’idea di emigrare è una scelta dolorosa, ma che attrae sempre di più i giovani. Il Custode di Terra Santa, fra’ Francesco Patton, chiede un aiuto ai cristiani di tutto il mondo perché nei luoghi di Gesù non rimangano solo pietre, ricordando che il Venerdì santo sarà dedicato alla raccolta di fondi per sostenere le opere della Custodia, che aiutano tutti, senza distinzione.

«Aiutaci ad aiutare la Terra Santa», è l’appello del francescano: un invito a «tendere la mano a tutti coloro che amano e sostengono l’impegno di prendersi cura delle “pietre vive”, i cristiani locali e i santuari della Redenzione».

«L’esperienza di questo ultimo anno – dice il Custode – è stata davvero difficile per tutti noi che viviamo in Terra Santa. La guerra su più fronti non ha portato solo morte e distruzione, ma ha seminato ulteriore odio tra popoli vicini e fratelli. Tante famiglie sono rimaste senza lavoro e hanno faticato a mandare i figli a scuola come pure a pagare le cure mediche per i propri cari. Tante giovani coppie hanno dovuto rimandare il sogno di dare vita a una famiglia e mettere al mondo dei figli».


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Curare i luoghi santi

Le difficoltà non hanno risparmiato la Custodia. «Noi stessi – confida Patton – abbiamo faticato a pagare gli stipendi degli insegnanti e quelli dei collaboratori locali che ci aiutano nei santuari e nelle varie opere sociali, così come a far fronte al costo della vita aumentato proprio a causa della guerra. Sentiamo la necessità di tendere ancora la mano nel gesto di chi si fa mendicante per amore dei propri fratelli: sosteneteci con la preghiera; sosteneteci tornando a visitare i luoghi santi come pellegrini, secondo le possibilità; sosteneteci anche economicamente, ricordando che tutto ciò che voi donate, il Signore ve lo restituirà centuplicato».

L’invito del custode è a sensibilizzare le diocesi, le parrocchie e i parroci affinché «non si dimentichino di noi che per mandato della Chiesa universale ci prendiamo cura dei santuari di Terra Santa e dei cristiani che vivono attorno a quei santuari. Sollecitate i membri delle vostre comunità a essere generosi. Sarà anche grazie a voi e alla vostra generosità – aggiunge – che saremo in grado di prenderci ancora cura dei luoghi santi e farne luoghi di preghiera, essere accoglienti verso i fedeli locali e verso i pellegrini, mettere in campo opere educative come le scuole, opere sociali come ambulatori e dispensari, case per anziani e per le giovani famiglie, opere di promozione umana come l’accoglienza di lavoratori migranti, sfollati e rifugiati».

Case distrutte a Rafah, sud della Striscia di Gaza, 10 febbraio 2024 (Ansa)
Case distrutte a Rafah, sud della Striscia di Gaza, 10 febbraio 2024 (Ansa)

I messaggi al “piccolo popolo”

Le notizie che arrivano dal fronte di guerra – un fronte che va da Gaza al Nord della Galilea, che passa dai Territori della Cisgiordania e non risparmia le città all’interno di Israele dove stanno tornando gli attacchi dei kamikaze – fanno temere che il conflitto non sarà fermato, certo non in tempi brevi, e la mediazione della Lega Araba è ancora in alto mare, ogni proposta rifiutata di volta in volta da Hamas come da Israele.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Il dramma degli ostaggi lacera la coscienza di Israele. I rapporti dell’esercito e dell’intelligence accusano la leadership politica dello Stato ebraico: i faraonici progetti per Gaza, nutriti sulla carta dai miliardi arabi o americani, si scontrano con la terribile realtà in cui vivono i gazawi. La solidarietà del “piccolo popolo” cristiano è un segno, una luce che tutti riconoscono. Papa Francesco, ogni volta che può, dall’ospedale chiama Gaza, conversazioni di venti secondi, il fiato manca, ma la determinazione a far sentire la sua vicinanza al parroco della chiesa dove cattolici e ortodossi vivono insieme condividendo il pochissimo che hanno è più forte della malattia. Il suo respiro malato porta la sua voce a superare i confini umani della malattia e della guerra. Respira a fatica eppure il suo messaggio dà respiro alla Speranza. Per tutti.



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