Reddito di libertà, nelle Marche la destra rinvia la proposta per dare più aiuti alle donne. Fdi: “Altre priorità”


Settemila euro nel 2022 per sistemare la rete di un ruzzodromo, dove si gioca l’antico sport della ruzzola e 90mila al comune abruzzese di Colonnella (in Abruzzo) per completare una ciclovia. Ottocentomila euro nel 2023 per contribuire agli oratori della Regione. E, ancora, nel 2024, 15mila euro al Comune di Falconara per decorare con un murales le mura del cimitero. Sono solo alcune delle voci messe a bilancio negli ultimi anni dalla Regione Marche.

Difficile dire se si tratti di priorità o meno. Quel che è certo è che, mentre a livello nazionale Giorgia Meloni ha reso strutturale il reddito di libertà e nonostante i ritardi ha aumentato la rata mensile del reddito di libertà, nelle Marche il centrodestra non intende fare lo stesso. Malgrado voci del bilancio anche sostanziose per le più disparate idee, “tutti gli emendamenti fatti in questi anni alla legge di bilancio per il contrasto alla violenza di genere sono stati bocciati dal centrodestra”, così come “la proposta di legge che vuole introdurre il reddito di libertà regionale, in aggiunta a quello già previsto dallo Stato, da quasi due anni subisce un continuo ping pong”, denuncia al Fattoquotidiano.it Manuela Bora, consigliera Pd. Per le Marche, infatti, spiega la consigliera “il contributo nazionale si è dimostrato insufficiente”, andando a coprire appena la metà delle esigenze. Per questo il Pd ha avanzato una proposta di legge a maggio 2023, a prima firma del consigliere Fabrizio Cesetti, per istituire un fondo di 300mila euro annui da destinare alle donne vittime di violenza per emanciparsi. Un contributo regionale integrativo già approvato in altre regioni italiane, ma che per la regione guidata dal fedelissimo di Giorgia Meloni, Francesco Acquaroli, non sembra essere una priorità.

Dopo la presentazione della proposta di legge, infatti, il testo è stato discusso inizialmente solo a luglio 2023, spiega Bora, ed è stato assegnato alla commissione competente, quella della sanità e delle politiche sociali presieduta da Nicola Baiocchi, esponente di FdI, “poi per ben due volte il gruppo ha sollecitato i lavori della commissione e il 20 febbraio 2024 e il 18 febbraio 2025 la pdl è approdata in Aula” ma “anziché essere discussa è stata rispedita alla commissione sanità”. “La dipendenza economica – rimarca la dem – è una forma di violenza di cui non si parla abbastanza. Molte donne abusate sono costrette a rimanere nel contesto di abuso e sostenere le donne in questo percorso di autonomia è fondamentale e spesso significa anche tutelare i bambini, anche loro vittime di violenza”.

Per la dem il centrodestra avrebbe anche potuto non approvare la proposta, ma magari rilanciare con una propria. Stesso discorso per gli emendamenti alla legge di bilancio “che ho proposto ogni anno da quattro anni” per sostenere le donne. Emendamenti che “ogni anno vengono bocciati in maniera unilaterale e senza confronto”. “Si devono vergognare”, attacca Bora, che denuncia anche come ogni proposta dell’opposizione finisca poi con questo ping pong tra commissioni e aula, senza mai una discussione di merito.

Secondo il presidente della commissione competente Nicola Baiocchi, però, sentito dal Fatto.it “non c’è nessun tipo di problema” con la proposta. “Il calendario della commissione lo faccio in relazione alle priorità delle delibere che arrivano dagli uffici e dagli assessorati – rilancia Baiocchi – è una questione di organizzazione”. “Non c’è nessun tipo di motivo ostativo, né di repulsione o ostracismo”, si affretta a specificare, rimandando tutto a una questione di “gestione”. Della proposta “non ne abbiamo ancora riparlato, non perché il tema non sia meritevole di tutela ma perché c’erano altre priorità – specifica – Nella commissione non si sono mai fatte valutazioni politiche e ideologiche è sempre stata analizzata anche la proposta della minoranza”. Senza dimenticare, specifica, “che servono delle coperture”. Non è certo se la proposta sarà discussa prima della fine della legislatura, prevista per autunno 2025. “Non vorrei lasciare nulla indietro…”, dice. Ma chissà che non spuntino altre priorità e la proposta che tutela le donne vittime di violenza non scivoli ancora in fondo ai fascicoli da discutere.



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