«Un Crater campus in viale Vittorio Veneto, necessario migliorare la qualità della vita»




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La consigliera Silvia Luconi

di Francesca Marsili

«Nel bilancio di previsione del 2025-27 mi sarei aspettata coraggio e visione anche su viale Vittorio Veneto, che oggi risulta poco trattato», così la consigliera di minoranza di Tolentino Silvia Luconi che dà la sua visione per il quartiere il più lacerato dalla devastazione del terremoto 2016.

«Penso al “Crater Campus”, che l’ingegner Vania Feliziani, recentemente scomparsa, voleva proporre. La zona potrebbe ospitare il progetto dove giovani professionisti e neo laureati, ma anche studenti, accolti per un periodo tale da permettergli di fare un’esperienza completa in quello che è considerato “il cantiere più grande d’Europa”, potrebbero mettere a disposizione il loro estro e ingegno per completare la ricostruzione non solo infrastrutturale, ma anche sociale della via, disegnandola sulle esigenze del futuro, con coraggio e visione».

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Saldo e stralcio

 

Nel viale principale, Vittorio Veneto, le demolizioni si susseguono una dietro l’altra. Nei cantieri, seppur con lentezza, le case lesionate stanno riprendendo forma. Ci vorrà ancora molto tempo, ma per la consigliera è questo il momento di gettare le basi, certa che limitarsi a restituire le case ai cittadini non è sufficiente per far uscire dal trauma e tornare a vivere un quartiere dove il tempo si è fermato ad oltre otto anni fa e le attività rimaste si contano con una mano.

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Viale Vittorio Veneto

«Il laboratorio del “Crater campus” – prosegue – lo immagino nei locali che nel frattempo si sono liberati così come ci immagino gli alloggi dei praticanti. Si può ragionare su tutto».

Questa per Luconi la chiave per progettare la rigenerazione del quartiere: «Non ci si può soffermare solo sulla ricostruzione architettonica e strutturale, ma è necessario sfruttare l’occasione per migliorare la qualità della vita di chi vi abita». Immagina la manutenzione e l’ammodernamento della zona con sinergie pubblico-private per creare ad esempio un parco verde nel quale possono passeggiare gli anziani e giocare i bambini. «So bene che ci sono spazi di proprietà delle Ferrovie e altri privati ad uso pubblico, ma con una buona progettazione e una proficua collaborazioni fra i soggetti interessati si possono creare soluzioni accattivanti che migliorino lo spazio fisico e le dinamiche sociali ed economiche del quartiere». Ragiona su viale Vittorio Veneto pensando agli esempi più virtuosi di rigenerazione urbana.

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Prende Milano come esempio: «in pochi anni ha completamente cambiato faccia a numerosi quartieri (Up Town ad esempio) diventati poi i più abitati della città. E seppur il paragone può essere inclemente perché nel quartiere Vittorio Veneto non possiamo certo creare ettari di boschi o 10 km di piste ciclabili, traslo quello che ho approfondito sull’edilizia residenziale di quel quartiere, che si può combinare con le esigenze pubbliche e commerciale con l’obiettivo di creare una comunità vivibile e dinamica.

Ho visto ricreare aree verdi e orti urbani tramite parchi e giardini appunto, facciate e terrazzi altrettanto verdi in zone dove gli immobili sono gli elementi preponderanti. Oggi forse è già tardi, ma non posso non pensare a soluzioni architettoniche volte a minimizzare l’impatto ambientale integrando tecnologie all’avanguardia per la gestione delle risorse e l’efficienza energetica. La presenza di verde nelle città contribuisce al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini». Sugli aspetti economici: «Oggi abbiamo assistito ad un depauperamento non solo abitativo, ma sociale ed economico, ed è per questo che penso anche ad attività funzionali al quartiere, atte a completare l’insieme della città». Vicesindaco dal 2017-22, ricorda che: «Il primo segnale in quegli anni del post sisma fu dato con la volontà politica di creare un centro di aggregazione sportiva: il Palagattari, struttura che creò certamente un certo dibattito in città, ma che fu espressione da un lato di una grande attenzione da parte di importanti portatori di interessi internazionali (Inter Club) e dall’altro la volontà di riqualificare un luogo che anche se qualcuno ha provato a definire uno spazio verde rovinato, di fatto era solo un covo di animali ed insetti che si nascondevano dietro l’incuria che come amministrazione cercavamo di evitare quando possibile». Recentemente, lungo viale Vittorio Veneto si è insediata una nuova attività, «segnale che in questo posto si vuole continuare a credere. Si devono promuovere politiche di sostegno per le aziende e l’occupazione, magari settorializzando, così da non creare doppioni con il centro storico o con altre realtà che pure hanno necessità di visione e supporto economico».

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La volontà della consigliera di opposizione di Fratelli d’Italia è quella di aprire un dibattito sul tema. «Ma quel luogo ha prima bisogno delle basi per un’esistenza serena come la viabilità: è un tema quello che riguarda le alluvioni che lo rendono un circuito chiuso. I residenti lo dicono, ma è anche un fatto innegabile emerso dalle ultime situazioni. Risolti i problemi principali, si può parlare di tutto e alzare l’asticella, mettendo sul piatto anche idee visionarie che necessitano però di un obbligato confronto con chi vive quel luogo».





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