Tescaroli: “Individuate banche clandestine legate a organizzazioni mafiose attive in Italia”
La città di Prato, cuore pulsante dell’industria del fast fashion in Europa, è da tempo teatro di una battaglia economica feroce, che ha preso il nome di “guerra delle grucce”. Una vera e propria faida che ricorda le organizzazioni mafiose e che vede fronteggiarsi diverse fazioni interne alla comunità cinese, impegnate in una lotta senza esclusione di colpi per il controllo del mercato degli appendiabiti: un settore che in uno dei distretti produttivi più grandi del continente vale oltre cento milioni di euro all’anno.
Ad approfondire la vicenda è Giuseppe Pipitone sulle colonne de Il Fatto Quotidiano, in cui sottolinea come la contesa non si limita solo al mercato delle grucce. Il conflitto riguarda anche le spedizioni e la logistica, due settori vitali per l’intero comparto della moda, con flussi commerciali che, solo nei primi sei mesi del 2024, hanno visto importazioni dalla Cina per un valore che sfiora il miliardo di euro. Il business è alimentato da pratiche illegali, come l’evasione dell’IVA attraverso società fantasma, le cosiddette “società apri e chiudi”, che importano le merci senza versare le imposte, per poi chiudere e riaprire sotto nuove insegne, mantenendo invariati gli impianti e il personale.
Questa rete di evasione fiscale si regge su un sistema di sfruttamento del lavoro: dipendenti irregolari, costretti a turni massacranti di 15 ore al giorno, sette giorni su sette. Un modo per ridurre i costi e rendere le imprese più competitive, spesso a scapito delle leggi e dei diritti dei lavoratori. La concorrenza, dunque, non si gioca solo sul piano economico, ma anche su quello della violenza. Ed è proprio in questo contesto che a Prato si è verificata un’escalation di atti criminosi.
Il 16 febbraio 2024, un triplice incendio ha devastato tre capannoni in altrettanti comuni: Prato, Seano e Campi Bisenzio. I roghi sono stati provocati da pacchi incendiari inviati a nome di finti indirizzi in Francia, ma destinati a colpire specifici obiettivi. Le aziende coinvolte – Acca, Elt Express e Xsd – sono tutte collegate tra loro e rappresentano un bersaglio di un altro gruppo imprenditoriale che sta cercando di accaparrarsi con la forza il mercato delle grucce.
Questo attacco violento non è un episodio isolato. Le indagini, condotte dalla procura di Prato, guidata dal procuratore Luca Tescaroli, hanno messo in luce una lunga serie di crimini legati a gruppi antagonisti cinesi, che lottano per il controllo della produzione e della logistica nel settore. La guerra delle grucce era già stata al centro dell’attenzione pubblica sette anni fa, quando venne avviata l’inchiesta “China Truck”, ancora in corso e che vede coinvolte 58 persone accusate di mafia, estorsione, usura e traffico di droga.
Malgrado l’apparente calma dopo l’inchiesta, gli episodi di violenza sono ripresi con intensità. A partire dall’aggressione nel 2022 a un furgone della ditta Acca, e proseguendo con una serie di attacchi fisici ad imprenditori cinesi. Il culmine della violenza si è raggiunto con l’aggressione di un imprenditore, il quale è stato picchiato selvaggiamente per aver rifiutato di effettuare un maxi ordine di grucce. Solo pochi mesi dopo, un altro imprenditore è stato colpito da una spedizione punitiva che ha avuto come obiettivo un’azienda di logistica.
Ma la violenza ha raggiunto livelli sempre più estremi. Un imprenditore, con un passato criminale, è stato ferito gravemente in un agguato in un bar. Questo, insieme agli attacchi ai magazzini e alle spedizioni, testimonia come la “guerra delle grucce” non sia solo una disputa commerciale, ma una lotta per il predominio su un mercato che è diventato tanto lucrativo quanto pericoloso.
Le indagini sono ancora in corso, ma la Procura di Prato, guidata dal procuratore Luca Tescaroli, ha sottolineato che si tratta di un conflitto tra gruppi che agiscono con modalità mafiose, dove la violenza è uno strumento per ottenere il controllo economico e territoriale. Le organizzazioni criminali nostrane sono entrate in contatto con le “Triadi” cinesi. Il professor Antonio Nicaso, esperto di organizzazioni criminali e docente alla Queen’s University di Kingston, in Canada, ha spiegato al ilfattoquotidiano.it che le “Triadi” “sono organizzazioni che condividono la stessa simbologia, gli stessi codici ma sono autonomi: non esiste una Triade unica, col capo dei capi al vertice”.
La diffusione capillare delle comunità cinesi nel mondo ha creato un terreno fertile per la crescita delle Triadi, consentendo loro di gestire praticamente in esclusiva il mercato del denaro contante. Un aspetto che trova conferma nelle parole del magistrato Tescaroli, il quale ha parlato durante un’audizione davanti alla Commissione sullo Sfruttamento del Lavoro del Senato, presieduta da Tito Magni. Il magistrato ha evidenziato come siano emerse vere e proprie banche clandestine, gestite da queste organizzazioni, che intrattengono rapporti con mafiosi e ‘ndranghetisti.
In tutto questo, le banche clandestine dei clan cinesi giocano un ruolo cruciale nel trasferimento di ingenti somme di denaro in tutto il mondo, facilitando operazioni di narcotraffico e riciclaggio. Questo sistema finanziario parallelo consente ai gruppi mafiosi, anche lontani geograficamente, di muovere capitali e condurre affari illeciti a livello globale.
Fonte: ilfattoquotidiano.it
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