Così il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega in materia di politiche antidroga, Alfredo Mantovano, intervenendo alla 68esima sessione annuale della Commissione sugli Stupefacenti (CND) delle Nazioni Unite nel corso della quale viene svolta una revisione intermedia per valutare l’attuazione di tutti gli impegni politici internazionali sulla droga nel 2025.
“Contrastare i cartelli non è sufficiente. È necessario un salto di qualità – ha sottolineato-. Qualsiasi sforzo è destinato a fallire se non si affronta il problema culturale della droga con un approccio globale alla società.
Più di cinquant’anni fa, lo scrittore italiano Pier Paolo Pasolini, non certo un proibizionista, si diceva allarmato dal fatto che la droga fosse passata dall’essere un fenomeno che riguardava essenzialmente poche élite a diventare un fenomeno di massa; lo definiva un ‘vuoto culturale’, inteso non come mancanza di ‘erudizione’ ma come perdita di principi e di orizzonti di fronte alle sfide della vita”.
“Le drammatiche immagini che arrivano dal Nord America, uomini e donne completamente incoscienti per l’ingestione di fentanyl, ci parlano di qualcosa che non è un caso, ma la conseguenza di ‘culture’ e nozioni distorte di libertà in voga dagli anni Sessanta. In questo senso – ha proseguito Mantovano -, vale la pena considerare la possibilità di una correlazione tra i picchi pandemici di questa tragedia e le esperienze locali di legalizzazione.
Infine, vorrei ricordare che questo è l’ultimo anno di presidenza italiana del Gruppo Pompidou e che l’Italia ospiterà la Conferenza ministeriale alla fine del 2025. Attraverso gruppi di lavoro e progetti specifici, abbiamo approfondito la cooperazione in aree di lavoro consolidate”.
Nel corso del suo intervento, Mantovano ha sottolineato che “l’Italia si allinea pienamente alla dichiarazione dell’Unione Europea e mi permetto di aggiungere alcune osservazioni a titolo nazionale.
Vorrei iniziare con un caso specifico.
Nell’agosto 2021, un membro chiave di un’organizzazione criminale italiana, ritenuto uno dei più influenti facilitatori del traffico internazionale di droga, è stato arrestato a Dubai. L’indagine che ha portato al suo arresto ha rivelato i metodi da lui utilizzati: l’utilizzo di money mules; l’utilizzo di canali hawala; la creazione di entità legali in diverse giurisdizioni per fornire servizi inesistenti; uso di valute virtuali; operazioni di investimento nel settore immobiliare; L’acquisto di grandi quantità di oro, fino a 40 chili al mese.
È un’interessante illustrazione, in una sola persona, dei principali aspetti che caratterizzano l’attuale fenomeno del traffico di droga”.
“La consolidata sovrapposizione tra criminalità organizzata e criminalità economico-finanziaria – ha aggiunto – è caratterizzata dalla vicinanza tra i gruppi mafiosi più potenti finanziariamente e alcuni settori del mondo finanziario legale, nazionale e internazionale, con l’obiettivo di riciclare e reinvestire denaro, con vere e proprie distorsioni delle normali dinamiche di mercato.
Le attività del boss italiano, catturato a Dubai, evidenziano anche il ruolo delle nuove tecnologie, soprattutto digitali. Esse hanno reso possibile la creazione di mercati paralleli a quelli del commercio ‘tradizionale’ di droga: mercati digitali dove domanda e offerta si incontrano al dettaglio, grazie soprattutto al dark web, con il denaro che si muove in modo anonimo attraverso le criptovalute. Uno degli aspetti nuovi e allarmanti è il fatto che nel web cosiddetto ‘da banco’ sono presenti numerose società specializzate nell’import/export, che fungono da piattaforme di scambio delle sostanze. Tutte queste innovazioni stanno avendo un impatto sui metodi di lotta al traffico di droga, riducendo l’efficacia di alcune tecniche investigative tradizionali e concentrandosi sui sistemi di archiviazione digitale che consentono l’accesso alle criptovalute. Il fatto che il traffico di droga non sia in crisi si riflette nei dati relativi a tutti i principali indicatori”.
(La Presse)
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