Macro review
Come ampiamente atteso, giovedì 6 marzo la BCE ha varato il taglio di altri 25 punti base, portando il tasso di riferimento sui depositi a 2,5%. Francoforte ha optato per una modifica del “wording” del comunicato sui tassi e su questo aspetto ha richiamato l’attenzione la stessa Christine Lagarde, durante la conferenza stampa. Per definire l’orientamento di politica monetaria si passa dalla qualifica di “restrittivo” a quella di “significativamente meno restrittivo”. Lato US, i dati del mercato del lavoro hanno indicato un raffreddamento. La disoccupazione di febbraio è salita oltre le attese al 4,1%. Il salario medio orario è salito del +0,3%, dal +0,5% del mese scorso. La variazione dei salari non agricoli di febbraio è stata di 151.000 unità, sopra il dato precedente, revisionato a 125.000, ma sotto le stime di 160.000. Alla luce di questo scenario, le aspettative di un taglio dei tassi da parte della FED hanno ripreso vigore, tuttavia, non manca chi considera la guerra dei dazi un pericolo per l’inflazione.
Azioni
Settimana di tensione sui mercati azionari. L’America registra la terza settimana consecutiva di flessione. A guidare la caduta i titoli tecnologici: il NYSE Fang Index lascia sul campo il -5.90%. L’indice Nasdaq è trascinato al ribasso (-3.45%), portando con sé anche l’S&P500 (-3,10%). Più contenuta la perdita dell’S&P500 EW (-2%); mentre si accentua la flessione del Russell2000 (-4.1%). La Trump put è ormai solo un ricordo: tutti gli indici azionari americani sono in territorio negativo sia dall’insediamento di Trump che dalla sua elezione (con la sola eccezione del DJ Industrials dal 5 Novembre). L’Eurozona è più resiliente dell’America, nell’ultima settimana si è distinto il balzo del 2% del DAX. Nel giorno dell’annuncio del bazooka tedesco il DAX ha fatto registrare la sua migliore performance a due anni e ha chiuso la settimana poco lontano dal massimo assoluto toccato giovedì.
Obbligazioni
Settimana disastrosa per il comparto governativo, per trovare un’ottava peggiore sul Bund tedesco bisogna risalire ai tempi della riunificazione tedesca. Il future ha perso complessivamente il -4,15%. Il bilancio avrebbe potuto anche essere peggiore se il sell off non si fosse placato nella seduta di venerdì. Il movimento di portata storica è stato innescato dagli annunci di maxi piani di investimenti, nella difesa e nelle infrastrutture, da parte della Germania e della Commissione Europea che fanno temere un rialzo dei costi di finanziamento. Il BTP decennale italiano non poteva rimanere esente dal generale ritracciamento, ma non è stato travolto dalle vendite, come spesso è successo quando i mercati delle obbligazioni sono stati terremotati da qualche evento. L’Italia, con un debito stratosferico e una “carta” molto liquida, è da sempre la via più semplice per prendere posizioni ribassiste sui bond europei. Lo spread non si è allargato e ha tenuto le posizioni a circa 112 punti base. Si riparte da un bund decennale a 2,84%, BTP a 3,96%, mentre il decennale US segna un 4,30% di rendimento.
Valute e materie prime
L’indice Bloomberg delle principali commodity ha portato a termine la quarta settimana positiva su cinque (+1,99%). Il calo del petrolio, tra i pochissimi componenti ad avere registrato un segno meno, è stato ampiamente compensato da Oro (+1,7%), Argento (+4,5%) Alluminio (+3,8%), Rame (+2,7%), Nickel (+7%) e soprattutto Gas Naturale USA (+14%) a seguito dell’intensificarsi della guerra commerciale tra Usa e Canada, che è il più importante fornitore degli Stati Uniti. Per il petrolio sono sette le settimane consecutive di performance in rosso, con il WTI che ha chiuso in ribasso del 3,90%, il maggior calo settimanale dalla settimana del 21 gennaio. L’Oro segna la nona settimana positiva delle ultime dieci, senza però registrare un nuovo record di prezzo, che risale a febbraio, esattamente a 2.954 usd. La modesta discesa, secondo gli esperti, sarebbe da imputare alle fisiologiche prese di profitto, all’attenuazione dei problemi di disponibilità di lingotti d’oro tra Stati Uniti e Regno Unito e alle opinioni divergenti degli investitori sui rischi geostrategici/macroeconomici. Il dollaro ha messo a segno la peggior settimana dal 2009 contro euro (-4,13%), condizionato dai segnali di frenata dell’economia americana e dalla prospettiva di tassi più elevati in zona euro.
Outlook
Per gli Stati Uniti si attendono le aspettative di inflazione dei consumatori elaborate dalla Fed di New York, il rapporto sull’ottimismo delle piccole imprese (NFIB), i nuovi lavori JOLTS, i prezzi alla produzione, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione e la fiducia dei consumatori elaborata dall’Università del Michigan. Guardando al Vecchio Continente, per l’Eurozona si attendono la fiducia degli investitori Sentix e la produzione industriale. Per quanto riguarda i singoli Paesi del blocco europeo, per la Germania verranno rilasciati i dati della produzione industriale, della bilancia commerciale e dell’inflazione. Per l’Italia invece gli investitori monitoreranno i prezzi alla produzione e la produzione industriale. Per la Francia e la Spagna verranno rilasciati le letture dell’inflazione.
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