Sondaggi sul gradimento degli americani
• Gestione del costo della vita: Un sondaggio Reuters/Ipsos ha rilevato che solo il 31% degli americani approva la gestione del costo della vita da parte del presidente Trump, in calo rispetto al 34% di febbraio. Il 54% disapprova questo aspetto. L’aumento dei prezzi dei beni di consumo e delle materie prime, in parte dovuto alle nuove tariffe sulle importazioni, sta pesando sul potere d’acquisto della classe media.
• Approvazione generale: Trump ha un tasso di approvazione generale del 44%, superiore a quello registrato da Joe Biden negli ultimi anni del suo mandato ma il più basso tra tutti i presidenti Usa a inizio mandato negli ultimi 20 anni (il secondo più basso è stato quello di Trump 1), che normalmente supera il 50%. Il sostegno rimane particolarmente forte tra gli elettori repubblicani e tra coloro che vedono con favore la riduzione dell’intervento statale nell’economia.
Andamento della Borsa e indicatori economici
• Indice S&P 500: Il 22 gennaio 2025, l’S&P 500 ha chiuso a 6.086,37 punti. Al 7 marzo 2025, l’indice ha chiuso a 5.770,20 punti, registrando una diminuzione del 5,19% rispetto al 22 gennaio. Questo calo è attribuibile all’incertezza generata dalle nuove politiche tariffarie dell’amministrazione Trump, che hanno aumentato i timori di una guerra commerciale con le principali economie mondiali.
• Inflazione: A gennaio 2025, l’inflazione negli Stati Uniti è stata del 3,0% su base annua, in aumento rispetto al 2,9% di dicembre 2024. Questo incremento è stato influenzato principalmente dai costi energetici, che hanno registrato un aumento dell’1% su base annua, il primo incremento in sei mesi (Export USA). Gli economisti ritengono che l’impatto delle nuove tariffe sulle importazioni possa esercitare ulteriore pressione sui prezzi nei prossimi mesi.
• Prodotto Interno Lordo (PIL): La Federal Reserve di Atlanta prevede una contrazione del PIL statunitense dell’1,5% nel primo trimestre del 2025, rispetto a una precedente stima di crescita del 2,3%. Questo cambiamento è attribuito a un aumento del deficit commerciale e a una diminuzione della spesa dei consumatori (El País). Le incertezze legate al commercio internazionale e la politica monetaria più restrittiva della Federal Reserve hanno contribuito a questa revisione al ribasso.
• Occupazione: Nel mese di febbraio 2025, l’economia statunitense ha registrato un incremento di 151.000 nuovi posti di lavoro non agricoli, inferiore alle aspettative degli analisti che prevedevano 165.000 nuovi impieghi. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 4,1% al 4,0%, suggerendo un mercato del lavoro ancora resiliente nonostante le sfide economiche in corso.
• Bilancia commerciale: Il deficit commerciale degli Stati Uniti ha raggiunto un livello record nel mese di gennaio 2025, aumentando del 25,6% rispetto a dicembre 2024 e del 70% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo ampliamento del deficit è stato influenzato dall’aumento delle importazioni, in parte dovuto alle anticipazioni delle imprese riguardo alle imminenti tariffe sulle importazioni da Messico, Canada e Cina.
Reazione delle aziende e degli investitori
Le incertezze economiche legate alle nuove politiche tariffarie hanno portato diverse aziende a rivedere i propri piani di investimento e produzione.
• Multinazionali come Apple e Tesla stanno valutando spostamenti di alcune linee produttive fuori dagli Stati Uniti, per evitare l’aumento dei costi legato alle tariffe sulle componenti elettroniche importate dalla Cina.
• Il settore aerospaziale e dell’automotive sta subendo gli effetti delle restrizioni commerciali, con Boeing che ha dichiarato un possibile rallentamento della produzione a causa del rincaro dell’alluminio e dei componenti provenienti dall’estero.
• Gli investitori mostrano segni di preoccupazione, con un aumento della volatilità nei mercati finanziari e un calo degli investimenti diretti nelle startup tecnologiche. L’indice VIX, che misura la volatilità del mercato, è aumentato del 15% rispetto a dicembre 2024, segnalando una crescente incertezza sulle prospettive economiche.
Impatto delle politiche di Trump sul mercato del lavoro
Le nuove tariffe sulle importazioni stanno avendo un impatto significativo sul mercato del lavoro, in particolare nei settori manifatturiero e agricolo.
• Settore manifatturiero: Alcune aziende hanno annunciato riduzioni della produzione a causa dell’aumento dei costi delle materie prime importate, mentre altre stanno cercando incentivi governativi per rilocalizzare le fabbriche negli Stati Uniti. Tuttavia, secondo l’Associazione Nazionale dei Manifatturieri, il settore ha registrato un calo della produzione del 2,1% tra gennaio e marzo 2025, segno che l’incertezza sta frenando gli investimenti.
• Settore agricolo: Gli agricoltori sono tra i più colpiti dalle tensioni commerciali con Cina e Messico, due dei principali mercati di esportazione per i prodotti americani. La Federazione Americana degli Agricoltori ha espresso preoccupazione per il calo delle vendite all’estero e per il possibile aumento del debito nel settore, con alcuni coltivatori che stanno già sollecitando nuovi sussidi federali per compensare le perdite.
Evoluzione della politica monetaria della Federal Reserve
Le recenti turbolenze economiche e il rallentamento della crescita hanno portato la Federal Reserve a riconsiderare la propria politica monetaria.
• A inizio anno, la Fed aveva lasciato intendere un possibile proseguimento della stretta sui tassi d’interesse, ma i segnali di rallentamento dell’economia potrebbero spingere la banca centrale a una pausa o addirittura a un taglio dei tassi entro la seconda metà del 2025.
• Tuttavia, l’aumento dell’inflazione, alimentato in parte dalle nuove tariffe, complica la situazione: un taglio dei tassi potrebbe favorire la crescita ma rischierebbe di accelerare ulteriormente l’inflazione.
• Gli analisti di Wall Street sono divisi sulla direzione futura della politica monetaria: alcuni ritengono che la Fed manterrà i tassi stabili fino a fine anno, mentre altri ipotizzano un’inversione di rotta se la recessione dovesse peggiorare.
Politica energetica e indipendenza dagli approvvigionamenti esteri
L’amministrazione Trump ha rilanciato con forza la politica di indipendenza energetica già avviata nel primo mandato, con un’espansione delle trivellazioni petrolifere e l’aumento del sostegno al settore del carbone.
• Ritorno alle fonti fossili: Il presidente ha firmato ordini esecutivi per riaprire aree di estrazione precedentemente chiuse e per ridurre le regolamentazioni ambientali che frenavano lo sviluppo del fracking.
• Tagli agli incentivi per le rinnovabili: Sono stati eliminati diversi sussidi federali per l’energia solare ed eolica, con l’argomento che il mercato deve autoregolarsi senza interventi statali.
• Effetti sul mercato petrolifero: Il ritorno all’energia fossile ha generato reazioni miste: mentre l’industria petrolifera ha accolto con favore le misure, gli ambientalisti e alcuni economisti avvertono che gli effetti a lungo termine potrebbero essere dannosi, sia per la transizione ecologica che per l’economia in caso di nuove fluttuazioni dei prezzi del petrolio.
Tensioni geopolitiche e nuove alleanze
Le tensioni con la Cina stanno aumentando non solo sul piano commerciale, ma anche su quello strategico.
• Questione Taiwan: Le dichiarazioni più dure dell’amministrazione Trump nei confronti di Pechino hanno suscitato reazioni preoccupate nella regione indo-pacifica, con Taiwan che teme un possibile inasprimento delle minacce cinesi.
• NATO e Unione Europea: La richiesta agli alleati di aumentare il proprio contributo finanziario alla NATO sta creando divisioni in Europa. Francia e Germania hanno ribadito la necessità di una maggiore indipendenza strategica dell’UE, valutando anche un rafforzamento delle capacità militari europee al di fuori dell’ombrello statunitense.
• Accordi con Russia e Medio Oriente: Trump ha rilanciato il dialogo con Mosca per un possibile nuovo accordo sulle armi nucleari, mentre sul fronte mediorientale ha intensificato le relazioni con Israele e l’Arabia Saudita, aumentando le pressioni su Iran e Siria.
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Proteste interne e reazioni della società civile
Le decisioni prese nei primi mesi del secondo mandato stanno suscitando forti reazioni da parte della società civile.
• Scioperi e proteste sindacali: I tagli alla forza lavoro federale, uniti alle difficoltà economiche di alcuni settori colpiti dalle tariffe, hanno portato a scioperi in diversi stati. In particolare, gli impiegati pubblici e i lavoratori dell’industria automobilistica hanno organizzato manifestazioni per contestare la riduzione dei posti di lavoro.
• Opposizione degli stati democratici: Alcuni governatori democratici stanno cercando di contrastare le politiche dell’amministrazione con misure locali, come sussidi statali per le energie rinnovabili o incentivi fiscali per le imprese colpite dalle tariffe.
• Movimenti ambientalisti e per i diritti civili: L’allentamento delle regolamentazioni ambientali e le nuove restrizioni all’immigrazione hanno scatenato proteste di massa in diverse città, con alcune ONG che stanno avviando cause legali contro il governo.
Politica estera e sicurezza
Oltre alle politiche economiche, l’amministrazione Trump ha assunto una posizione più aggressiva in politica estera, rafforzando i controlli alle frontiere e inasprendo le relazioni con la Cina, con la quale si stanno verificando nuove tensioni commerciali. Inoltre, è stata avviata una revisione della NATO, con la richiesta agli alleati europei di aumentare il proprio contributo finanziario alle spese militari.
Sintesi del primo periodo della presidenza Trump
Nei primi mesi del suo secondo mandato, il presidente Trump ha adottato misure controverse, tra cui l’imposizione di tariffe su importazioni da Messico, Canada e Cina. Queste azioni hanno suscitato preoccupazioni riguardo all’inflazione e alla politica monetaria. I settori manifatturiero e agricolo, in particolare, stanno subendo le ripercussioni delle restrizioni commerciali, con alcune aziende che denunciano un calo della competitività e un aumento dei costi di produzione.
Un altro provvedimento chiave è stata la nomina di Elon Musk per ridurre la forza lavoro federale, una decisione che ha generato opinioni contrastanti: mentre il 59% sostiene la riduzione del governo, solo il 40% approva i licenziamenti massicci dei dipendenti pubblici. Musk ha annunciato un piano di modernizzazione delle agenzie federali attraverso l’automazione e l’intelligenza artificiale, suscitando il timore di una drastica riduzione dei posti di lavoro nel settore pubblico.
Prospettive future
L’inizio del secondo mandato di Trump è stato segnato da un’agenda politica audace e polarizzante. Se da un lato il presidente gode ancora di un solido sostegno tra i suoi elettori, dall’altro le sfide economiche e le tensioni internazionali potrebbero influenzare l’andamento della sua amministrazione nei prossimi mesi. Con il rallentamento della crescita economica e il calo della fiducia dei consumatori, le prossime mosse del presidente saranno decisive per la stabilità del paese.
In conclusione, i primi mesi del 2025 hanno evidenziato l’impatto immediato delle politiche economiche e commerciali di Trump, con mercati finanziari incerti e una popolazione divisa sulle misure adottate. Resta da vedere se le strategie del presidente riusciranno a rilanciare la crescita economica o se, al contrario, porteranno a nuove difficoltà per l’economia statunitense.
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