Violenza senza tregua dopo la caduta di Assad, mentre Hezbollah smentisce il coinvolgimento e la Francia condanna i crimini contro i civili
La Siria torna a essere teatro di sanguinose violenze, con il massacro di 745 alawiti nella regione di Latakia, dove le forze di sicurezza e milizie affiliate hanno compiuto brutali esecuzioni contro i fedeli dell’ex presidente Bashar al-Assad. È quanto denuncia l’Osservatorio siriano per i diritti umani, in un rapporto che racconta di una repressione spietata contro la comunità alawita, storicamente legata ad Assad, deposto lo scorso dicembre.
Gli scontri nella provincia di Latakia, considerata il cuore della comunità alawita, sono i più cruenti da quando Assad è stato rovesciato da un’offensiva rapida dei ribelli. Le esecuzioni, secondo il rapporto, sarebbero state accompagnate da saccheggi delle abitazioni, un segnale del caos che continua a regnare nel Paese dopo la caduta del regime.
Hezbollah, il partito-milizia sciita libanese, ha smentito categoricamente qualsiasi coinvolgimento nelle recenti violenze. “Le accuse di coinvolgimento di Hezbollah sono infondate e fanno parte di campagne di disinformazione”, ha dichiarato il gruppo, che aveva sostenuto Assad fino alla sua caduta il 7 dicembre scorso, quando Damasco è stata conquistata dalle milizie ribelli guidate dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS).
Anche il Partito Socialista Progressista libanese (PSP) ha espresso preoccupazione, denunciando i “tentativi stranieri” di destabilizzare la Siria e avvertendo che le violenze nella regione costiera rappresentano una minaccia per l’intera area. Nel loro comunicato, il PSP ha esortato alla calma e al ripristino della legalità, invitando a non farsi trascinare dai resti dell’ex regime, che potrebbero cercare vendetta.
Nel frattempo, la Francia ha espresso ferma condanna per le violenze in corso, in particolare per gli attacchi mirati contro i civili alawiti e i prigionieri. Il governo francese ha chiesto alle nuove autorità siriane di condurre indagini indipendenti e di punire i responsabili di questi crimini, sottolineando l’urgenza di riportare ordine e giustizia in un Paese ormai da anni dilaniato dalla guerra.
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(con fonte AdnKronos)
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