A Giorgia Luongo la XXIX borsa di studio Marco Motolese


È Giorgia Luongo della 5ªB del liceo Aristosseno la vincitrice della XXVIII borsa di studio ‘Marco Motolese’, l’iniziativa organizzata dall’associazione Marco Motolese e dal Club per l’Unesco di Taranto, sempre accompagnati dalla famiglia di Marco, con la collaborazione del liceo Aristosseno.
Promossa dalla famiglia Motolese per ricordare il figliolo Marco, studente del liceo Aristosseno tragicamente comparso nel 1994 a soli diciassette anni, la manifestazione intende promuovere tra gli studenti la solidarietà, la generosità, il rispetto verso gli insegnanti e i propri compagni di classe, e non solo, le qualità che contraddistinguevano il compianto Marco.

In una cerimonia che si è tenuta nel liceo Aristosseno, è stato l’arcivescovo di Taranto, mons. Ciro Miniero, a consegnare la borsa di studio a Giorgia Luongo, mentre l’attestato le è stato consegnato dal piccolo Marco Motolese, il nipotino omonimo del compianto studente liceale prematuramente scomparso trentuno anni addietro.
Nell’occasione monsignor Ciro Miniero si è intrattenuto a lungo con gli studenti che, come ha sottolineato lo stesso arcivescovo, sono i veri protagonisti di questa lodevole iniziativa, ai quali ha rivolto accorate parole di vicinanza della Chiesa, per poi esprimere gratitudine alla vincitrice Giorgia Luongo per il suo comportamento sempre corretto e solidale verso la società e verso la famiglia, nonostante le tante difficoltà affrontate nella sua pur giovane esperienza di vita.
Monsignor Miniero ha poi avuto parole di elogio per il lavoro svolto nel sociale dall’associazione culturale Marco Motolese e dal Club per l’Unesco di Taranto, e più in particolare per questa iniziativa «perché ha la meravigliosa capacità – ha detto l’arcivescovo – di far esprimere ogni anno ai ragazzi e alle ragazze dell’Aristosseno il ‘bene’ che hanno nel loro cuore, segnalando un loro compagno di classe che si è distinto per valore morale e sociale».
L’evento è stato aperto dai saluti della dott.ssa Rita Frunzio, dirigente scolastico del liceo Aristosseno e presidente della commissione giudicatrice, e di Massimiliano Motolese, fratello di Marco e vicepresidente dell’associazione culturale Marco Motolese e Club per l’Unesco di Taranto, che ha ringraziato le autorità intervenute e il liceo Aristosseno per l’ospitalità e la collaborazione nell’organizzazione dell’evento coordinato dalla prof.ssa Giusy Imperiale.
Alla cerimonia, cui hanno partecipato Edmondo e Massimiliano Motolese, padre e fratello del compianto Marco con il figlioletto omonimo, era presente un prestigioso parterre di autorità civili, militari e religiose: dal capo di gabinetto della prefettura Ruocco al nuovo questore Sinigaglia e i comandanti provinciali dei Carabinieri, Guardia Di finanza e Svam, il capo di Stato del Cim il comandante vvff di Taranto, ing Lorenzo D’Elia, e tanti altri esponenti della società civile.

Quest’anno il tema della manifestazione, indicato dal Club per l’Unesco di Taranto e dell’associazione Marco Motolese che promuovono l’iniziativa, è stato “Il Giubileo 2025, detto il Giubileo della Speranza” così come voluto dal Santo padre.
Una scelta spiegata nel suo intervento da Carmen Galluzzo Motolese, presidente dell’associazione culturale Marco Motolese e Club per l’Unesco di Taranto: «È nostro compito come associazione culturale, delle famiglie, della scuola, delle istituzioni e dell’intera comunità, dare ai ragazzi gli strumenti per sognare e sperare in un futuro migliore.
La speranza cristiana è quella che non cede alle difficoltà, è ‘qualcos’altro’ che ci chiede di muoverci senza indugio: essa si fonda sulla fede, è nutrita dalla carità e permette di andare avanti nella vita. Le autorità così numerose presenti, certo sono qui per onorare mons. Ciro Miniero, e anche il ricordo del nostro Marco, ma soprattutto sono qui per voi ragazzi, in quanto vogliono essere vicini a voi e vogliono aiutarvi a superare ogni difficoltà sociale, quindi dovete fidarvi e affidarvi a loro. La nostra associazione culturale svolge il suo lavoro per la crescita culturale e sociale dei giovani tentando una rinascita di quei valori che servono per giungere verso un nuovo umanesimo. Vi invito a leggere andando nelle biblioteche, compresa la biblioteca Marco Motolese sita in via Lisippo da noi fondata, perché i libri liberano dalle catene dell’ignoranza e rendono gli uomini liberi».

Anche in questa ventinovesima edizione del premio la commissione giudicatrice, oltre a docenti dei corsi, ha visto la partecipazione di rappresentanti delle classi quinte che, attraverso una relazione, hanno presentato il candidato della classe precedente che considerano possa avere i requisiti richiesti: la commissione, composta da 12 persone in tutto, è presieduta dal dirigente scolastico e dal fratello di Marco, Massimiliano Motolese.
Dopo una attenta lettura delle relazioni relative alle candidature di studenti e studentesse delle classi quinte dell’istituto, e una maggiore chiarificazione dei rappresentanti di classe presenti in commissione, la borsa di studio è stata assegnata a Giorgia Luongo della 5ªB che ha saputo interpretare meravigliosamente, nella sua seppur giovane esperienza di vita, il significato più profondo della parola ‘speranza’ unito a quello del dono, ovvero infondere speranza negli altri.
Questa la relazione con cui i compagni di classe hanno presentato alla commissione la candidatura di Giorgia Luongo:
“Avete mai letto Alice nel paese delle meraviglie?
Abbiamo deciso di presentare Giorgia Luongo alla commissione del premio Motolese con questa citazione, perché quel libro racconta la storia di una bambina che si scontra con il mondo degli adulti per poi realizzare che le aspettative che si era fatta su di esso non coincidono con la realtà. E la storia di Alice, in fondo, ricorda un po’ quella di Giorgia, poiché anche lei ben presto ha conosciuto il mondo degli adulti e ha scoperto ‘i suoi spigoli’.
Sin da bambina, Giorgia ha dovuto affrontare diverse sfide, forse troppo grandi per la sua età. Durante l’infanzia ha visto i suoi genitori perdere il lavoro e, al contempo, mettere al mondo la sorellina, che presto si è scoperto essere ipovedente. Ha imparato cosa significasse avere responsabilità più grandi di quelle che una bambina dovrebbe conoscere e questo ha contribuito a farla diventare la persona di oggi. Nei confronti della nuova arrivata, Giorgia non ha solo rivestito il ruolo di sorella ma anche di madre. Ha aiutato i suoi genitori e soprattutto la sua sorellina preparandole i pasti, dandole una mano con lo studio e promettendole di vivere i momenti di spensieratezza che anche lei tanto desiderava. Così facendo, ha sacrificato molte delle sue ore di studio, e ancora oggi è spesso costretta a studiare di notte. La situazione familiare di Giorgia ha fatto sì che, sin da piccola, maturasse la consapevolezza che vivere significa prendersi cura degli altri, oltre e prima che di sé stessi; infonde speranza a chi ti accanto per dare senso e certezza alla tua di speranza. Questo l’ha spesso portata a sacrificare il suo tempo e la sua spensieratezza, ma la necessità di aiutare chi è vicino ha sempre rappresentato una priorità per Giorgia.
Anche in ambito scolastico, Giorgia ha sperimentato durezze e incomprensioni. Durante gli anni della scuola media si è spesso sentita esclusa dai suoi compagni di classe, che hanno trasformato la sua delicatezza un po’ eccentrica in motivo di tormenti e vessazioni. Incassando continue offese e parole crudeli prima, veri e propri episodi di violenza fisica poi, ha conosciuto il significato del termine ‘bullismo’. Giorgia ha sofferto in silenzio, è diventata introversa e insicura, e la paura di non essere ‘abbastanza’ l’accompagna ancora oggi. La solitudine, che talvolta alimenta se stessa, è diventata la sua prima compagna.
Eppure, nel silenzio e con la discrezione che la contraddistingue, Giorgia non si è lasciata abbattere. Non ha scelto, come molti di noi avrebbero fatto, di tradurre la sofferenza in rabbia. Ha continuato, invece, a coltivare pazientemente la speranza, ovvero a preservare la propria personalità solare e ingenuamente ottimista, imparando a mostrarla anche agli altri senza alcuna vergogna.
Ha compreso che le persone al mondo non sono tutte crudeli: che, per quanto difficili da incontrare, esistono anche persone buone come lei.

Ecco perché, da quando l’abbiamo conosciuta, abbiamo sempre considerato Giorgia la nostra piccola Alice. perché la fantasia, per lei, è sempre stata non un modo per evadere dalla realtà, ma lo strumento per far parlare, ostinatamente, nonostante tutto e tutti, il suo sorriso contagioso. Sospesa nel suo mondo di bontà e di altruismo che molti considererebbero solo una distrazione dall’ostilità del mondo, forse Giorgia e la più realista di tutti noi. Proprio perché sa la vita, proprio perché sa cosa significhi sentirsi soli ed incompresi, Giorgia trascorre le sue giornate con l’intento di farsi dono per gli altri, con l’urgenza di aiutare sempre chi ne ha bisogno.
In questi anni di liceo, nei quali con maturità e senso di responsabilità ha portato a termine tutti i suoi impegni scolastici, riuscendo persino a concedersi raggianti esperienze teatrali nel Drama club dell’Aristosseno, abbiamo sempre potuto contare su di lei. Con la sensibilità che la contraddistingue, Giorgia c’è sempre stata, per ciascuno di noi anche quando forse sarebbe stato più urgente che noi ci fossimo per lei. Ecco perché, secondo noi, meriterebbe il premio Motolese: perché incarna i valori di altruismo, resilienza e dedizione, che la vedono un modello di gioia e di speranza. La sua forza risiede nell’empatia e nell’impatto positivo che riesce ad avere spontaneamente, su chi le sta intorno. Premiarla significa riconoscere il valore di chi, con sacrificio e determinazione, sceglie ogni giorno di affrontare la vita a testa alta, rialzandosi dopo ogni caduta.
Gli alunni della quinta B anno scolastico 2024/2025”.





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