Elezioni in Groenlandia, oggi si vota tra indipendenza e paura per Trump. Allerta 007: «Campagna di disinformazione»


Indipendenza si, ma come? Oggi la Groenlandia vota per eleggere il nuovo parlamento nazionale. Una tornata elettorale come tante, se non fosse per l’attenzione mondiale rivolta all’isola danese grazie alle mire espansionistiche di Donald Trump, interessato alle risorse naturali del territorio. E proprio le dichiarazioni recenti del presidente americano potrebbero condizionare il voto dei circa 41.000 elettori chiamati a scegliere i 31 membri del parlamento locale, Inatsisartut. E soprattutto, chiamati a stabilire quando (e come) rompere i legami con la Danimarca, l’attuale potenza tutelare, senza cadere nelle grinfie del tycoon. Di fatto, l’insistenza, a volte minacciosa, del presidente americano nel voler prendere possesso dell’isola ha dato impulso alle aspirazioni indipendentiste dei 57.000 abitanti del territorio, molti dei quali affermano di non voler essere né danesi né americani, ma groenlandesi. La questione ha quindi occupato un posto importante nella campagna elettorale, divisa tra temi come l’istruzione, gli affari sociali, la pesca (che costituisce il 90% delle esportazioni) e il turismo. Le consultazioni si sarebbero dovute tenere a fine aprile: ma sono state anticipate di due mesi, indette precipitosamente all’indomani dell’insediamento del nuovo presidente Usa. «Sarà nostra in un modo o nell’altro», ha detto Trump la settimana scorsa, durante il discorso sullo stato dell’Unione.

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I partiti e l’autonomia

Quasi tutti i partiti politici vorrebbero che il vasto territorio ghiacciato, 50 volte piu grande della Danimarca ma 100 volte meno popolato, volasse da solo. Sui cinque partiti in gara, fanno eccezione i centristi pro-UE e anti-indipendenza Suleqatigiissitsisut (‘Partito della cooperazione’). Ma, per i quattro partiti la questione non e ‘se’ ma il quando: «corsia preferenziale» o termine piu lungo? Tra i più impazienti, il partito nazionalista Naleraq (all’attuale opposizione), molto visibile durante la campagna, chiede che il processo di indipendenza inizi al più presto. Nelle precedenti elezioni del 2021 aveva ottenuto il 12% dei voti. «L’interesse che stiamo riscontrando, non solo negli Stati Uniti ma anche nel resto del mondo, (…) è a nostro favore», ha dichiarato Juno Berthelsen, una delle sue candidate più in vista. Indipendenza? «Possiamo azzardare una stima: ciò avverrà in uno o due cicli elettorali» di quattro anni ciascuno, ha affermato. Ma «dipenderà da come andranno i negoziati tra Groenlandia e Danimarca».

Divisioni interne

Colonizzata dai danesi più di tre secoli fa, l’isola artica ha ottenuto l’autonomia nel 1979, ma le funzioni di sovranità (affari esteri, difesa, ecc.) restano ancora sotto controllo della Danimarca. Grazie a una legge del 2009, i groenlandesi possono avviare autonomamente il processo di indipendenza, che prevede la negoziazione di un accordo con Copenaghen, che deve poi essere approvato tramite referendum in e tramite una votazione nel parlamento danese. Le due componenti della coalizione di govern uscente, Inuit Ataqatigiit (IA, il partito verde di sinistra del primo ministro Mute Egede) e Siumut (il partito socialdemocratico), sono generalmente meno frettolose, anche se ultimamente si sono registrate divisioni interne. Secondo loro, il territorio deve prima di tutto raggiungere una certa sostenibilita economica, mentre gli aiuti annuali di circa 530 milioni di euro erogati da Copenaghen rappresentano un quinto del suo PIL. «Le discussioni sull’indipendenza sono ancora sul tavolo. Questo è l’obiettivo finale per molti di noi in Groenlandia, ma ci vorranno 10, 20 anni o più», afferma Aaja Chemnitz, membro dell’IA e uno dei due rappresentanti della Groenlandia nel Parlamento danese. «È importante parlare dello sviluppo economico della Groenlandia e di come realizzarlo in modo molto più sostenibile», afferma. Il capo di Siumut, Erik Jensen, ministro delle Finanze uscente, e seccato dal fatto che la questione dell’indipendenza abbia eclissato, almeno nei media stranieri e danesi, quelli legati alla vita quotidiana delle persone. «Anche l’indipendenza è un aspetto importante del nostro programma, ma qui in Groenlandia tutti parlano di salute, scuole e asili nido», ha ricordato.

«Campagna di disinformazione»

A distanza di sei anni, il «sentiment» dei groenlandesi non sembra essere troppo cambiato. Il premier Mute Egede ha espresso preoccupazione per «l’imprevedibilità» di Trump, affermando in un’intervista alla televisione pubblica danese che l’insistenza con cui il tycoon parla dei suoi piani per l’isola sta influenzando «diversi scenari globali». Secondo l’emittente nazionale danese DR , il Servizio di sicurezza e intelligence danese (PET) ha emesso un’allerta sulla minaccia di potenziali campagne di disinformazione. L’agenzia di intelligence ha affermato che «false narrazioni» stanno circolando in quello che è diventato «un clima politico altamente teso», sollevando preoccupazioni sui tentativi di influenzare l’opinione pubblica. Nella sua valutazione, PET ha specificato che “in Groenlandia si sta diffondendo disinformazione in relazione alle prossime elezioni” evidenziato che la Russia ha precedentemente utilizzato la disinformazione per cercare di influenzare il discorso politico nell’Artico, ma che le informazioni false o fuorvianti «non provengono necessariamente dall’estero, poiché anche attori all’interno del Pese possono contribuire alla loro diffusione».

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