Enrico Castellani, Superficie Bianca – Nomisma Aste Verona


«Il bianco non esiste in natura, esiste solo nella tavolozza, ma appena esce prende i colori di tutto ciò che lo circonda, perché non è un vero colore, si nutre di riflessi, di luce». Queste le parole di Enrico Castellani, autore di Superficie bianca, opera eseguita su tela estroflessa che verrà venduta all’incanto nell’Asta 9 – Collezione Salmoiraghi il giorno 23 marzo 2025, lotto 61.

Per l’autore, l’opera è intesa come un oggetto autonomo, libero da qualsiasi figurazione o narrazione, progettato utilizzando materiali esclusivamente pittorici e seguendo matematiche “progressioni”, che hanno per lui il pregio di essere impersonali, inespressive e, allo stesso tempo, concrete.

La serie Superfici

Con la serie delle Estroflessioni, di cui fanno parte le Superfici, si fa riferimento a opere monocrome le cui forme sono modellate sulla superficie, flettendo verso l’esterno la tela. Risaltano in questo modo le ombre, i punti di luce e la tridimensionalità della tela, appropriandosi di un movimento geometrico che si modifica grazie al punto di vista dell’osservatore, innescando, attraverso una prolungata osservazione, un procedimento disorientante della visione. Sono opere che hanno necessità di essere vissute, viste e percepite da diverse angolazioni, in un gioco che porta lo spettatore ad essere parte attiva del processo creativo.

Le serie definite Superfici, di cui fa parte l’opera presentata in asta, sono tele che Castellani inizia a produrre dal 1959 (la prima sarà Superficie nera in rilievo) e che comporranno per la maggiore la sua carriera artistica. La sua produzione passa dalle superfici semplici con estroflessioni in rilievo centrali, attraverso l’accoppiamento angolare di due superfici, alla ripetizione in trittico, fino allo sviluppo in baldacchino. In questo modo crea infinite variazioni dello spazio attraverso le dimensioni di altezza, larghezza e profondità, pur mantenendo fede sempre allo schema primordiale. Le superfici divengono silenziose e senza tempo, rappresentazione di uno spazio assoluto, inesauribile e infinto «di quello spazio interiore totale, privo di contraddizioni cui tutti tendiamo», afferma Castellani.

Asta 9 – Collezione Salmoiraghi, Lotto 61, Enrico Castellani, Superficie bianca

Processo creativo delle Superfici di Enrico Castellani

Il suo lavoro si può definire in due parole: essenziale e rigoroso. La parte iniziale si sviluppa con la lavorazione di una griglia di legno sulla quale infissa una serie regolare di chiodi verticali, coprendo le capocchie con cappucci di plastica per evitare successivi strappi della tela. Successivamente applica una tela di cotone non lavorata, grezza, bagnata in acqua con adesivo vinilico per dare una maggiore stabilità e tensione, graffettata ai lati per non presentare grinze e pieghe. L’operazione seguente riguarda l’affissione di chiodi nella parte frontale, per poi proseguire con l’applicazione della pittura acrilica a più mani, scartavetrando la superficie tra una mano e l’altra per ottenere una maggiore omogeneità. La forma risultante è un susseguirsi di sormonti e depressioni impresse artificialmente sulla tela, che assumono una valenza spaziale. Dice l’artista: “per riuscire in questa operazione uso superfici monocrome il più dematerializzate possibile, imprimendo una ripetizione degli elementi, con successione di punti in salita e discesa, di poli positivi e negativi”.

L’uso del monocromo ha la potenza di espandersi liberamente in valore luminoso ed energia ottica, portando l’artista  a prediligere colori che riflettono meglio la luce come il bianco, il giallo, l’argento e l’oro, creando un senso di smarrimento e d’impossibilità di identificazione. La monocromia è indispensabile per l’articolazione della luce sulla superficie, nel farsi e disfarsi dell’immagine a seconda dell’illuminazione e dell’esposizione.

Durante il processo creativo l’esito finale dell’opera risulta ignoto all’artista. Nonostante il rigore dell’esecuzione, il risultato porta sempre a un’immagine che non rappresenta un oggetto chiuso in se stesso, ma a una rappresentazione attiva e dinamica della tela, modificata dalla luce e dalla percezione dello spettatore, che si attiva in funzione alla suggestione spaziale.

Enrico Castellani, la biografia

Nato a Castelmassa il 4 agosto 1930, studia a Bruxelles pittura e scultura all’Académie Royale des Beaux-Arts fino al 1956 e successivamente architettura all’École Nationale Supérieure des Arts Visuels de La Cambre. Nel 1957, a Milano, incontra gli artisti d’avanguardia italiani quali Piero Manzoni, Lucio Fontana, Vincenzo Agnetti, Agostino Bonalumi, ed entra in contatto con Yves Klein e gli artisti tedeschi fondatori del Gruppo Zero di Düsseldorf, Heinz Mack e Otto Piene. Nel 1958 aderisce al gruppo Movimento Arte Nucleare, di cui facevano parte anche Manzoni, Fontana, Picabia e Bonalumi. Nel dicembre 1959, insieme a Manzoni, inaugura la Galleria Azimut a Milano. Nello stesso mese esce anche il primo numero della loro rivista Azimuth, che supporta le attività dei nouveaux réalistes. Sia la galleria che la rivista prendono il nome dal concetto matematico “azimut”, che si riferisce all’angolo tra l’apparente posizione di un oggetto e uno specifico punto di osservazione, un concetto che suggerisce l’interesse del rapporto tra spettatore e oggetto.

Nel testo intitolato Continuità a nuovo, pubblicato nella rivista, Castellani esplica le linee guida della sua poetica, rimaste invariate fino all’ultima sua produzione: la ricerca «del solo criterio compositivo che, attraverso il possesso di un’entità elementare, linea, ritmo indefinitamente ripetibile, superficie monocroma, sia necessario per dare alle opere concretezza di infinito».

Nel 1959 espone per la prima volta le opere intitolate Superficie Nera. Lavora sulle tele con una macchina per chiodi, conferendo alla superficie una struttura in rilievo che crea effetti di luce e ombra con rientranze e sporgenze. Nel 1964 le sue opere vengono esposte in una sala separata alla Biennale di Venezia e nel 1968 partecipa a Documenta 4 di Kassel. Negli anni 70 e 80 utilizzerà anche altri materiali, come l’alluminio. Il 1 dicembre 2017 morirà a Celleno.

Per approfondire:

Leggi l’articolo dedicato all’opera Paesaggio TV di Schifano

Sfoglia il catalogo dell’Asta 9 – Collezione Salmoiraghi



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