la classifica delle regioni che fanno peggio


L’Italia è indietro sulle rinnovabili e questo rischia di costarci molto caro. Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, il nostro Paese a questo ritmo non riuscirà a raggiungere l’obiettivo di 80.001 MW prodotti da fonti rinnovabili entro 6 anni. È poi piuttosto preoccupante che diverse Regioni, come Sardegna e Toscana, stiano bloccando la creazione di nuove aree idonee: la loro intenzione è rendere rispettivamente il 99% e il 70% del territorio regionale non idoneo alla realizzazione di impianti green.

Nonostante tutti i problemi e le criticità, tra leggi inadeguate, contorsioni burocratiche e opposizioni degli amministratori locali, è evidente – dati alla mano – che le fonti rinnovabili in Italia continuino a crescere, ma purtroppo lentamente rispetto agli obiettivi 2030.

Quanta energia pulita viene prodotta in Italia

Come chiarito nel nuovo report di Legambiente “Scacco matto alle rinnovabili 2025” (in cui è contenuto l’Osservatorio Aree Idonee e Regioni), l’Italia è riuscita a produrre nel 2024 7.477,8 MW di energie rinnovabili, dato che di fatto – va detto – è in linea con quanto richiesto dal Decreto nazionale. Quest’ultimo, tra il 2021 e il 2024, chiede la realizzazione di almeno 16.109 MW, facendo registrare un surplus di potenza pari a 1.608 MW. Ma per gli obiettivi da qui ai prossimi 6 anni non basta per nulla.

A fine 2024, le tecnologie pulite hanno raggiunto una potenza complessiva di 74.303 MW, crescendo dunque rispetto ai 66.824,9 MW registrati nel 2023. Parliamo di oltre 1,8 milioni di impianti a fonti rinnovabili, che nel 2024 hanno coperto il 41,1% del fabbisogno energetico del nostro Paese.

Quanti e quali impianti da fonti rinnovabili ci sono in Italia

Ma quanta energia rinnovabile viene prodotta in Italia? Nello specifico parliamo, complessivamente, di:

  • 1.203.185 impianti con potenza inferiore a 6 kW, per complessivi 4.931,4 MW;
  • 568.241 impianti con potenza compresa tra 6 e 20 kW per 5.432,7 MW;
  • 64.638 impianti tra 20 e 90 kW per 3.205 MW;
  • 30.905 impianti tra 90 e 200 kW per 3.859 MW;
  • 21.613 impianti tra 200 kW e 1 MW per 12.951 MW;
  • 3.690 impianti tra 1 e 10 MW, per 10.768 MW;
  • 3.690 impianti con potenza superiore a 10 MW per complessivi 35.449 MW.

Di questi:

  • il 48,4% è rappresentato da fotovoltaico;
  • il 28% idroelettrico;
  • il 17% eolico;
  • il 5% bioenergie;
  • l’1% geotermia.

Questo quadro indica chiaramente che serve una forte accelerata non solo nelle autorizzazioni dei progetti, ma anche nella realizzazione degli impianti. Da qui al 2030, l’Italia, infatti, è chiamata a realizzare 62.284 MW, pari a 10.380 MW l’anno, e considerando quanto fatto negli ultimi 4 anni – 17.717 MW di nuove installazioni -, l’Italia rischia di centrare il risultato in 14,1 anni, cioè con ben 8,1 anni di ritardo.

I principali ostacoli di questa lentezza italiana non sono solo tecnologici ma anche e soprattutto burocratici: Legambiente parla di “ostracismo del Ministero della Cultura”, “inazione” delle Regioni (salgono a 92 le storie di blocco delle rinnovabili censite da Legambiente), decreti ministeriali “sbagliati e ideologici” e di “politiche miopi” del governo Meloni. Quest’ultimo non fa altro che rendere l’Italia ancora più dipendente dal gas, puntando anche sul ritorno del contestatissimo nucleare, anche se sostenibile.

Le Regioni che sono più in ritardo con le rinnovabili

A livello regionale, Valle d’Aosta, Molise, Calabria, Sardegna e Umbria sono le peggiori Regioni in classifica: rischiano di registrare i maggiori ritardi – stimati tra i 45 e i 20 anni – rispetto all’obiettivo fissato al 2030 dal Decreto Aree Idonee, diverso per ogni regione in base al potenziale realizzabile. Solo il Lazio, se andrà avanti come sta facendo, centrerà i risultati nel 2030.

In particolare, ecco la classifica delle Regioni peggiori, considerando gli anni di ritardo rispetto agli obiettivi specifici:

  1. Valle d’Aosta: 45 anni;
  2. Molise: 29 anni;
  3. Calabria: 23 anni;
  4. Sardegna: 21 anni;
  5. Umbria: 20 anni;
  6. Liguria e Toscana: 14 anni;
  7. Sicilia, Marche e Abruzzo: 13 anni;
  8. Puglia: 12 anni;
  9. Basilicata: 10 anni;
  10. Emilia-Romagna: 7 anni;
  11. Campania: 5 anni;
  12. Piemonte, Lombardia e Veneto: 4 anni;
  13. Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige: 2 anni;
  14. Lazio: no ritardo.

Qui nella tabella il dettaglio:





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