LECCE – Quasi tre secoli di carcere a carico di tutti gli imputati, eccetto i quattro assolti. Regge l’impianto accusatorio della Dda di Lecce nel processo “The Wolf” (celebrato con rito abbreviato che, in caso di condanna, prevede uno “sconto” pari a un terzo della pena) a carico di presunti esponenti e fiancheggiatori di un clan di San Vito Dei Normanni. Il dispositivo è stato letto in aula dal gup Alcide Maritati nell’aula bunker del carcere di Lecce. La pm Carmen Ruggiero (Dda) nell’udienza del 22 maggio 2024 aveva invocato condanne per oltre tre secoli di reclusione complessivi, a carico dei 31 imputati giudicati con rito abbreviato. Nell’occasione, la sostituta procuratrice, titolare dell’indagine, e il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi avevano pronunciato insieme la requisitoria. I carabinieri del Nor della compagnia di San Vito Dei Normanni eseguirono il blitz il 18 luglio 2023, con l’arresto tra gli altri di diversi presunti membri del clan Lamendola – Cantanna, ritenuto parte della frangia mesagnese della Sacra Corona Unita.
Gli imputati devono rispondere – a vario titolo – di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e da guerra, violenza privata, lesioni personali, estorsione, ricettazione, danneggiamento seguito da incendio e autoriciclaggio, tutti aggravati dal metodo mafioso, produzione, coltivazione, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Nella ricostruzione degli inquirenti, i presunti adepti del clan avevano tentato di imporre la propria supremazia a San Vito Dei Normanni e in altri Comuni del Brindisino. L’indagine è stata condotta dai carabinieri della compagnia di San Vito, guidati dal capitano Vito Sacchi e dall’allora tenente Alberto Bruno (soprannominato “Lupo” durante i tempi del Ros, da qui il nome dell’indagine).
Alcuni imputati erano riusciti a sfuggire agli arresti, per poi venire arrestati in seguito (è il caso del presunto boss Gianluca Lamendola e del padre Cosimo). Dopo le indagini, la pm Ruggiero e la gip Maria Francesca Mariano (che firmò l’ordinanza) furono oggetto di intimidazioni e minacce. Per questi fatti, Pancrazio Carrino è stato indagato dall’antimafia di Potenza con le accuse di minacce di morte e violenza, aggravate dal metodo mafioso (leggi l’articolo). Nel mirino, anche il direttore di TeleNorba Enzo Magistà. I motivi di tanto “astio”? Nell’ordinanza veniva evocata una violenza sessuale “indiretta” – non contestata – che Carrino raccontava al telefono. Da qui, sarebbe scaturita la “rabbia” dell’uomo.
Le condanne
Di seguito, l’entità delle condanne. Gianluca Lamendola (36 anni, nato a Mesagne, residente a Brindisi): 20 anni di reclusione (in continuazione); Pietro Aprile (47 anni, nato a Brindisi e residente a San Pancrazio Salentino): due anni; Luca Balducci (41 anni, di Corato): otto anni (in continuazione); Roberto Calò (42 anni, nato a Ostuni, residente a San Vito Dei Normanni): 13 anni e sei mesi (in continuazione); Rosario Cantanna (51 anni, di Mesagne): undici anni e dieci mesi (in continuazione); Angelo Potenzo Cardone (38 anni, nato a Cisternino, residente a Fasano): dodici anni e sei mesi (in continuazione); Pancrazio Carrino (43 anni, nato a Mesagne, residente a San Pancrazio Salentino): 13 anni e quattro mesi (in continuazione); Adriano De Iaco (35 anni, nato a Mesagne, residente a San Vito Dei Normanni): 20 anni (in continuazione).
Francesco Ciciriello (44 anni, nato a Mesagne e residente a San Vito Dei Normanni): un anno; Maurizio D’Apolito (48 anni, nato a Milano, residente a Torre Santa Susanna): nove anni e dieci mesi (in continuazione); Alessandro Elia (41 anni, di Brindisi): dieci di reclusione (in continuazione); Domenico Fanizza (43 anni, di Fasano): 20 anni (in continuazione); Palmiro Pancrazio Lacatena (47 anni, nato a Erba e residente a Porto Cesareo): cinque anni (in continuazione); Cosimo Lamendola (53 anni, nato a Latiano, residente a Brindisi): 20 anni (in continuazione); Renato Loprete (49 anni, nato a Putignano, residente a Fasano): undici anni (in continuazione); Bryan Maggi (35 anni, di Brindisi): dieci anni (in continuazione); Gionathan Manchisi (44 anni, nato in Germania, residente a Monopoli): 13 anni e quattro mesi (in continuazione).
Adriano Natale (43 anni, nato in Germania, residente a Carovigno): due anni; Domenico Nigro (25 anni, nato a Ostuni, residente a San Vito Dei Normanni): undici anni e dieci mesi (in continuazione); Giovanni Nigro (56 anni, di San Vito Dei Normanni): undici anni e sei mesi (in continuazione); Giuseppe Prete (51 anni, nato a Ostuni, residente a San Vito Dei Normanni): tre anni; Angelo Roccamo (79 anni, di Brindisi): dieci anni (in continuazione); Giulio Salamini (46 anni, di Taranto): cinque anni; Vincenzo Schiavone (47 anni, di Brindisi): cinque anni; Francesco Turrisi (49 anni, nato a Ostuni, residente a San Vito Dei Normanni): dieci anni di reclusione (in continuazione); Domenico Urgese (44 anni, nato a Mesagne e residente a San Vito Dei Normanni): tre anni; Noel Vergine (37 anni, nato a Taranto, residente a San Vito Dei Normanni): undici anni (in continuazione).
Le assoluzioni e il resto della sentenza
Sono stati assolti Davide Taurisano (30 anni, nato a Fasano e residente a Latiano; assistito dall’avvocato Danilo Cito), Fabrizio De Giorgi (44 anni, di Brindisi; assistito dall’avvocato Pasquale Campagna), Serena Gallo (30 anni, nata a San Pietro Vernotico e residente a San Pancrazio Salentino; assistita dall’avvocato Giacinto Epifani) e Marina Raffaella Guarini (45 anni, nata a Mesagne e residente a San Vito Dei Normanni, assistita dall’avvocato Giuseppe Presicce) dai reati loro ascritti per non aver commesso il fatto. Carrino da un’accusa di tentato omicidio e detenzione di arma in luogo pubblico per non aver commesso il fatto e da un’accusa di detenzione di hashish perché il fatto non sussiste.
Prete e Salamini sono stati assolti dall’accusa di far parte di un’associazione finalizzata al traffico di droga per non aver commesso il fatto. Gianluca Lamendola, Fanizza, Cosimo Lamendola, Loprete e Cardone sono stati assolti da un’accusa di detenzione di hashish perché il fatto non sussiste; Loprete è stato assolto da un’accusa di cessione di droga per non aver commesso il fatto. Alcune ipotesi di detenzione e cessione di droghe sono state riqualificate in lieve entità. Pena sospesa per Natale. È stato disposto, infine, il risarcimento all’unica parte civile, l’associazione Libera, nell’ordine di 100 mila euro. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.
Il collegio difensivo
Andrea D’Agostino, Gianvito Lillo, Mauro Durante, Salvatore Rollo, Cinzia Cavallo, Dario Budano, Giancarlo Camassa, Danilo Cito, Giacomo Serio, Lolita Buonfiglio Tanzarella, Raffaele Missere, Antonino Curatola, Marcello Tamburini, Pasquale Angelini, Francesco Gentile, Pasquale Di Natale, Valentina Aragona, Michele Arcangelo Iaia, Vincenzo Farina, Pasquale Campagna, Vito Marrazzo, Livio Di Noi, Giacinto Epifani, Giuseppe Presicce, Giuseppe Antonio Cannarile, Emanuele Pierpaolo, Vito Epifani, Alberto Magli, Giacomo Serio, Vincenzo Nacci, Francesco Sozzi, Luigi Marinelli, Antonio Maurino, Danilo Di Serio, Ladislao Massari e Gianmarco Lombardi. L’unica parte civile in questo procedimento è l’associazione Libera, rappresentata in aula dall’avvocato Salvatore Lezzi.
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