Introduzione:
In questa commovente lettera alla rivista BBC Countryfile, Ann Shannon, un’attivista di lunga data per il benessere dei levrieri, racconta la sua battaglia decennale contro la negligenza e il maltrattamento dei levrieri nell’industria delle corse di levrieri. A partire dal 1959, ha assistito in prima persona al disinteresse dell’industria per i levrieri ritenuti non più utili, portandola a intraprendere sforzi per trovare famiglie adottive per questi cani scartati. Nonostante l’opposizione delle autorità del settore, ha continuato la sua missione, collaborando con organizzazioni come la British Union for the Abolition of Vivisection (BUAV) per trovare nuove case ai levrieri e denunciare le pratiche etiche discutibili. Sottolinea il fallimento dell’industria nel provvedere ai levrieri quando non più utili nelle corse, i destini crudeli che molti di loro subiscono e le carenze dell’autoregolamentazione. Fa appello per un divieto graduale delle corse di levrieri, per un’applicazione più rigorosa delle leggi sul benessere animale e per una maggiore responsabilità da parte degli enti governativi e delle autorità competenti nel proteggere questi animali vulnerabili.
Lettera:
Caro direttore,
Sostengo pienamente la preoccupazione di Rob Kelvey per i greyhound (Country File Magazine, pagina 92, 08/08/24), sulla quale ho agito nel miglior modo possibile, con l’aiuto e le competenze di altre persone che mi sono state molto utili e apprezzate fin dal 1959, quando ho cominciato a lavorare in un allevamento di trainers, con licenza dell’allora ente regolatore: National Greyhound Racing Club (NGRC), ora: Greyhound Board of Great Britain (GBGB) in collaborazione con Greyhound Trust. Ho scoperto quale fosse il destino di questi cani e i miseri tentativi da parte del NGRC e di vari trainer di nascondere o negare i fatti. Questi fatti mi hanno spinto a fare annunci per cercare una casa per i cani feriti e quelli che si erano dimostrati “non idonei per lo scopo” o che stavano peggiorando nelle prestazioni.
Sono stata rapidamente convocata nell’ufficio del Manager delle Corse e mi è stato ordinato di fermare immediatamente gli annunci, presumibilmente perché mettevano in cattiva luce le corse di levrieri, visto che non veniva fatta alcuna disposizione per i cani alla fine delle loro carriere. L’istruzione frequente di molti proprietari ai trainers era “abbattetelo o datelo via”. Sono rimasta sbalordita.
La mia risposta al Manager delle Corse è stata: “Mi hanno detto che dipende dai proprietari”. È seguito il silenzio. Successivamente ho contattato i proprietari e sono stati felici e sollevati di liberarsi della responsabilità. Solo pochissimi hanno riportato i loro cani nelle proprie case.
Con l’aumento della richiesta di case, ho cominciato a fare pubblicità a livello nazionale e ho contattato la British Union for the Abolition of Vivisection (BUAV), cercando l’aiuto dei volontari esperti e a livello nazionale del suo Derek Roy Homefinding Scheme for Greyhounds per verificare la validità delle case risultanti dagli annunci e per aiutare con i trasporti.
Quindici anni dopo, il NGRC fu finalmente messo in imbarazzo dalla BUAV nel riconoscere la responsabilità dell’industria delle corse di levrieri nei confronti dei cani. I sostenitori della BUAV ritenevano comprensibilmente che i fondi dovessero essere utilizzati per trovare alternative alla vivisezione.
Dopo aver ostacolato gli sforzi di ricerca di case di Homesafe Greyhound Rescue per 15 anni, il NGRC ha poi avuto l’audacia di richiedere una lista dei miei contatti (Homesafe Greyhound Rescue) per creare il suo NGRC Retired Greyhound Trust. A loro dire lo facevano per il bene dei cani.
Ciò che è accaduto da allora (e anche prima) getta un’ombra di vergogna sull’industria delle corse di levrieri fino al midollo, su Defra, che dovrebbe garantire il benessere dei levrieri, e su alcuni proprietari e allenatori impazienti di liberare spazio per i nuovi corridori. Questi ultimi spesso mandano i cani feriti o quelli non più desiderati “per altri motivi” ai laboratori di vivisezione, considerandolo una soluzione più rapida rispetto a trovare loro una casa.
Alcuni allenatori sceglievano di ammassare i cani non più utili nella parte posteriore dei loro kennels, ma ciò non garantiva una vera qualità della vita e, in alcuni casi, portava a sofferenze atroci. Alcuni pensavano che “non idoneo per l’adozione” (da quale autorità?) o “non si poteva trovare una casa” fosse una scusa per l’eutanasia.Dall’ altra parte alcuni allenatori/proprietari sceglievano effettivamente l’eutanasia per tenere i cani al sicuro da mani cattive, riconoscendo così che erano vulnerabili quando non erano più utili per le corse. “Un colpo di pistola e sepoltura”, era una soluzione popolare che è tutt’oggi legale. Seaham è stato un esempio significativo: nel 2006 si stima che 10.000 levrieri siano stati trovati in un’area di “fossa” stratificata. Sono state fatte delle inchieste parlamentari, ma, 18 anni dopo, non sono ancora state implementate in modo completo o soddisfacente. Allo stesso modo, il documento Welfare of Racing Greyhounds 2010 rimane non implementato.
Il NGRC ha iniziato a far pagare ai proprietari una tassa extra di £5 quando registravano i loro cani per le corse, per finanziare la ricerca di case. Il risultato è stato che poi si aspettavano, persino pretendevano, case immediate per i loro cani feriti o “per altri motivi” non più voluti. La risposta del Trust era dire loro di fare pubblicità personalmente per trovare case, poi contattare i suoi volontari per verificare la validità di quelle case prima di sistemarvi i cani. Alcuni proprietari e allenatori impazienti, principalmente per disinteresse o forse ingenuamente, non si sono presi la briga di fare questa verifica che richiedeva tempo e che potrebbe essere stata deludente e hanno invece dato via i cani, molti dei quali sono stati passati a qualcun altro, a volte anche al pub, o abbandonati come randagi.
Battersea ha preso in carico levrieri abbandonati e randagi per molti anni; più recentemente direttamente da allenatori che scaricavano la responsabilità dell’industria dei levrieri.
C’è una crudeltà immensa in questo mondo. Vergognosamente, i levrieri sono una delle vittime più vulnerabili. La simpatia per i cani non basta. Serve l’azione, un divieto graduale ma necessario delle corse di levrieri, insieme a un fermo divieto della riproduzione (forse ottenibile con l’obbligo di licenza ma senza licenze rilasciate), potrebbe finalmente rimuoverli dalla categoria delle “principali vittime”.
Per salvaguardare l’ultima ondata di cani coinvolti nelle corse di levrieri nel Regno Unito, che è urgente, è fondamentale il sostegno alla campagna Blue Cross “Cut the Chase”, insieme al report altamente informato di Dr Andrew Knight, che mi risulta sia stato finanziato da Greyt Exploitations, e alle informazioni della League Against Cruel Sports e anche di APGAW.
È importante che l’RSPCA e il Dogs Trust, che “hanno lavorato con l’industria” per anni nel tentativo di migliorare la vita per i cani, ma senza effetti adeguati o diffusi, ora sostengono e, mi risulta, sarebbero coinvolti nell’incentivare il divieto graduale. Nel frattempo pero i cani restano vulnerabili.
In particolare, il “Codice di Pratica” del GBGB non è obbligatorio e vari allenatori continuano la loro soluzione tradizionale al persistente abbaiare, masticare i recinti e all’automutilazione (causata da infestazioni di pulci o stress) applicando museruole permanenti sui cani, il che contribuisce alla decadenza dentale prevalente e al dolore associato, nonché al rassegnarsi alla depressione. Le piaghe sui cani neri venivano comunemente camuffate con vernice per stivali quando i cani erano esposti al pubblico. I controlli superficiali da parte dei veterinari prima delle corse non portavano alcun commento. I cani color miele erano più fortunati, poiché veniva usata la polvere di Fuller’s Earth. La museruola permanente mette anche i cani a rischio di soffocamento se vomitano (ho visto delle vittime. Deve essere una terribile morte).
Sono stati rivelati i casi di sofferenza atroce, che non sarebbero accaduti se l’affermazione del GBGB riguardo alla supervisione semestrale delle strutture dei suoi allenatori fosse stata svolta con serietà. Si prega di consultare gli allegati. La negligenza degli allenatori dovrebbe/avrebbe dovuto essere notata molto prima che le condizioni dei cani peggiorassero a tal punto da essere scoperte.
La persecuzione dopo il fatto è troppo tardi: non rimuove la crudeltà subita. Tipicamente ma ridicolmente, il GBGB ora rivendica il merito per l’azione intrapresa dopo gli eventi: l’accoglienza, la cura e l’adozione dei cani sopravvissuti da parte dell’RSPCA sono encomiabili, ma alcuni erano già scheletrici. Altri, gravemente emaciati, sono collassati appena tolti dalle loro gabbie ed erano ormai impossibili da aiutare. Ancora una volta, il GBGB si vede costretto a fare affidamento su un’associazione senza scopo di lucro per prendersi cura dei cani e sul pubblico per fornire case, con il conseguente stress finanziario e di lavoro per una beneficenza. Il GBGB scarica la propria responsabilità. DEFRA continua ad accettare le “garanzie” deboli e superficiali del benessere fornite dal GBGB, in collaborazione con Greyhound Trust: i gruppi di soccorso e le organizzazioni sono stati sfruttati per accogliere o ospitare e poi adottare i “levrieri non più utili”, negando così ad altri cani, che non hanno un’industria ricca che si prenda cura di loro, la preziosa opportunità di trovare un rifugio sicuro e una casa.
Le richieste di donazioni delle beneficenze vengono apparentemente considerate sfruttamento da un giornalista e columnist coinvolto nella riproduzione e nelle corse di levrieri che, anni fa, con palese soddisfazione, rispose alle mie preoccupazioni per i cani con le parole “I cani sono proprietà e i proprietari possono fare ciò che vogliono con loro”. Preoccupante, è che ancora oggi possono farlo, nonostante le “rassicurazioni” del contrario, che si sono rivelate lasciare i cani vulnerabili come già descritto.
Una consultazione a Westminster, già qualificata da una petizione di 100.485 firme ma rimandata a causa delle complicazioni del Covid, è necessaria per progredire con il divieto delle corse di levrieri in Inghilterra (già in programma in Scozia e Galles). Ora c’è una seconda petizione organizzata da Grey2kUSA Worldwide con lo stesso obiettivo, vi prego di sostenerla.
La vendita delle piste da corsa inutilizzate per la costruzione di nuove abitazioni, di cui c’è grande bisogno, potrebbe (o dovrebbe) servire a diversi scopi: garantire un’indennità di fine rapporto e corsi di formazione per il personale dei kennels, finanziare il sostegno ai cani ritirati dalle corse – un dovere che l’industria ha nei loro confronti – e rendere obbligatorio, anziché volontario, il contributo dei bookmaker per il loro mantenimento..
Il divieto metterebbe fine a un capitolo vergognoso di 97 anni nella storia del benessere animale in Inghilterra, che Defra ha prolungato con il suo fallimento nell’applicare l’Animal Welfare Act del 2006. I cani sono consapevolmente messi a rischio di infortuni, spesso fatali o che cambiano la vita, con dolori per tutta la vita, per il bene dello spettacolo e del profitto. Il GBGB lo ammette inavvertitamente offrendo aiuto per il trattamento degli infortuni.
Tradotto da @PetLevrieri
Tags: antiracing, greyhound, Inghilterra, levriero, Regno Unito
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