La Basilicata esiste, gode di ottima salute ed è più che mai intenzionata ad affermare il proprio territorio in cui spiccano eccellenze vinicole e olearie. Non solo, è anche un esempio di complicità in cui l’unione fa davvero la forza e che, in un momento come quello attuale in cui gli scenari internazionali appaiono incerti, si lancia in un progetto inclusivo destinato a conquistare, in prima battuta, il mercato interno. Di questo si è parlato a Palazzo Grazioli a Roma, nel corso della conferenza stampa di presentazione di TwoEu, un piano di comunicazione finanziato dall’Unione Europea che per tre anni vedrà uniti i Consorzi di Tutela dell’Aglianico del Vulture e dell’Olio Extravergine di Oliva Vulture. Che il paniere enogastronomico lucano fosse ricco è cosa nota, così come l’animo refrattario alle luci della ribalta, più in linea con un sano spirito montanaro. Ma la qualità va comunicata per essere davvero conosciuta ed apprezzata, ed è giusto che la regione trainata dall’incontenibile fascino di Matera metta al bando ogni timidezza e presenti al mondo tutti i suoi tesori.
“Il Consorzio dell’Aglianico del Vulture, nato nel 1971, riunisce 35 cantine e oltre 300 viticoltori nel territorio del Vulture, nella Basilicata settentrionale – ha spiegato il Presidente Francesco Perillo -. Questo territorio vulcanico dona caratteristiche uniche ai suoi prodotti, in particolare al vino Aglianico e all’olio. Il Consorzio si propone di valorizzare queste eccellenze attraverso un progetto di comunicazione ambizioso, con un budget di oltre 800mila euro. Le strategie includono la diffusione di contenuti educativi sui media, la partecipazione a fiere internazionali, pubblicità mirate online e offline, e la creazione di materiali promozionali multilingue. L’obiettivo è sensibilizzare i consumatori sulla qualità, l’origine protetta e la sostenibilità della produzione”. Il progetto TwoEu non è solo un’opportunità commerciale, quindi, ma anche una missione culturale per promuovere le tradizioni del Vulture nel mondo ed è forte e chiaro l’appello ai media per far sì che questo piccolo – grande sogno che vede i vini e gli oli Dop del Vulture sul tetto del mondo, diventi realtà.
“È importante promuovere i prodotti del territorio in un’ottica integrata con turismo, storia e cultura – ha aggiunto Antonietta Ruocco, referente per il Consorzio Olio del Vulture Dop -. Dalle nostre parti è viva la tradizione mediterranea legata all’olivo e alla vite che rappresentano due importantissime eccellenze locali. Il Consorzio è nato nel 2011 e ha ottenuto il riconoscimento ministeriale nel 2012, diventando l’ente preposto alla tutela e promozione del prodotto”. Il riferimento immediato va all’area vulcanica a nord della Basilicata, al confine con la Puglia, dove la cultivar Ogliarola del Vulture dà vita a un olio fruttato medio, di colore giallo ambrato con riflessi verdi e note erbacee e di mandorla. “Un prodotto sano, ricco di polifenoli e prodotto seguendo un rigoroso disciplinare”.
Ad appassionare ulteriormente la platea ci ha pensato il produttore vinicolo Gerardo Giuratrabocchetti: “Dobbiamo comprendere la storia e l’importanza socio-culturale della viticoltura in Basilicata, spesso sottovalutata nonostante le sue radici antichissime. Una regione caratterizzata da un territorio montuoso e boscoso, storicamente legata al vino sin dall’epoca degli Enotri (XI secolo a.C.), popolo che ha contribuito alla diffusione della coltivazione della vite. I Greci e i Romani successivamente consolidarono questa tradizione, riconoscendo la fertilità del territorio”. Vulcanico, ricco di tufo e particolarmente adatto alla viticoltura. Un dato geologico importante che favorisce la crescita delle viti senza necessità di irrigazione, garantendo condizioni ottimali per la produzione di vino. “Durante il Medioevo, la produzione vinicola continuò a prosperare, con Carlo d’Angiò che richiedeva ingenti quantità di vino dalla zona. Nel XV secolo, dopo un devastante terremoto, gli esuli albanesi ripopolarono l’area, contribuendo allo sviluppo della viticoltura. Oggi, nonostante il declino del settore e lo spopolamento delle campagne, si cerca di valorizzare il patrimonio enologico e culturale della regione attraverso la promozione e il turismo”.
A concludere i lavori l’autoctono Giuseppe “Peppone” Calabrese, volto televisivo di Rai Uno Linea Verde: “Dobbiamo raccontare storie autentiche legate alla terra, all’agricoltura e alle tradizioni locali. La giusta narrazione è importante, i territori del sud Italia sono meno valorizzati rispetto ad altre regioni come la Toscana e il Piemonte. Tutto questo mi fa arrabbiare, per questo lancio un appello ai giornalisti che devono raccontare le nostre storie con onestà”. Una giusta riflessione che non possiamo non condividere, così come non possiamo negare che esista “una poesia nascosta nelle vite di chi resta e lavora la terra” e che sia necessario un maggiore impegno per trasformare questa bellezza in valore economico e sociale concreto.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link