Vittorio Rapisarda pestato, chi è il collaboratore del manager indagato: “Telefonate sospette con l’aggressore”


È rimasto in silenzio, davanti al gip, Giancarlo Santagati, il 55enne di Vetralla arrestato per l’agguato a Federico Vittorio Rapisarda, dirigente del Mit e provveditore interregionale per le opere pubbliche.

Verso il riesame

Originario di Gela (Sicilia) ma da anni residente nella Tuscia, Santagati è stato arrestato dai carabinieri a Cura di Vetralla, dove vive con la moglie e la figlia, la mattina del 7 marzo. Assistito dall’avvocato Paolo Delle Monache, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia iniziato alle 13 di oggi, 11 marzo, nel carcere di Viterbo, in videocollegamento con la gip di Roma Valeria Tomassini. Accusato di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e rapina, già nelle prossime ore potrebbe ricorrere al tribunale del riesame per l’applicazione di una misura meno afflittiva, ossia la scarcerazione.

Secondo indagato: chi è Daniele Moretti

L’inchiesta, coordinata dalla pm capitolina Alessandra D’Amore, nel frattempo ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di un secondo uomo. Si tratta di Daniele Moretti, un professionista 63enne nato a Roma ma residente sempre a Vetralla, collaboratore di Rapisarda al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Assistito dall’avvocato Federico Scognamiglio, anche lui è indagato per tentato omicidio aggravato e rapina in concorso con Santagati.

Moretti è un tecnico con esperienza in progettazione, direzione lavori e gestione contabile di opere pubbliche. Ha lavorato per diversi ministeri, tra cui quello della Giustizia e degli Affari esteri, e la corte suprema di cassazione. Dal 2016 è funzionario tecnico della segreteria tecnica del provveditore alle opere pubbliche per Lazio, Abruzzo e Sardegna, con incarichi chiave nella gestione delle procedure amministrative e tecniche per le opere pubbliche.

I legami tra Santagati e Moretti

Secondo gli investigatori, Santagati e Moretti si conoscono da tempo, con il primo impiegato in dei lavoretti nella campagna e nel giardino del secondo. I due avrebbero avuto contatti telefonici nei giorni precedenti e successivi all’agguato. Dalle indagini sarebbe emerso un telefonino, intestato a una terza persona ma nella disponibilità del 55enne, che lo avrebbe utilizzato per comunicare con il 63enne. Mentre la sua utenza ufficiale sarebbe rimasta a Vetralla il 4 ottobre. In merito a questo presunto cellulare “segreto”, i carabinieri hanno sequestrato una scatoletta trovata durante la perquisizione dell’abitazione di Santagati prima dell’arresto.

Movente: l’ipotesi

Il legame tra il 55enne e Moretti è al vaglio proprio in queste ore. Il ruolo dell’indagato deve essere ancora chiarito, ma tra le ipotesi degli investigatori c’è quella che possa essere il mandante del pestaggio, collegato a un incarico o a una promozione professionale non ottenuto per decisione di Rapisarda. Escluso, dunque, quanto inizialmente ipotizzato dallo stesso manager, ossia che l’agguato potesse essere legato a una querelle condominiale relativa all’apertura di un b&b. Gli inquirenti, infatti, ritengono che l’aggressione sia frutto di una pianificazione accurata: una spedizione punitiva su commissione.

L’agguato

L’agguato è avvenuto il 4 ottobre nell’androne del condominio di via delle Carrozze, dove vive Rapisarda, a pochi passi da piazza di Spagna. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Santagati ha atteso la vittima fingendosi un elettricista incaricato di interventi sul quadro elettrico. Indossava una camicia a scacchi e un giubbotto catarifrangente, tra gli indumenti poi sequestrati dai militari. Appena il provveditore è entrato nel palazzo, il 55enne lo avrebbe colpito alla testa con un bastone, per poi infierire con almeno venti colpi su tutto il corpo. Dopo averlo lasciato esanime a terra, si è dato alla fuga con il suo borsone, contenente effetti personali e indumenti da palestra. Il manager è rimasto ricoverato in ospedale per due mesi.

La consulenza

La pm D’Amore ora vuole sapere con certezza anche l’entità delle lesioni, l’esatta porzione del cranio attinta, quale strumento è stato utilizzato e la forza impressa nel colpire la vittima. Per questo ha disposto un accertamento tecnico irripetibile che venerdì 14 marzo sarà conferito al consulente Gerardo Di Masi.

Come sono arrivati a Santagati

Dopo l’aggressione le immagini delle telecamere di sorveglianza, ritenute fondamentali per l’identificazione, avrebbero ripreso Santagati mentre si allontanava con il volto parzialmente coperto da una mascherina chirurgica. È stato incastrato anche dalla banca dati dei riconoscimenti facciali, con un match del 63%. I carabinieri della stazione di San Lorenzo in Lucina e del nucleo operativo della compagnia di Roma centro hanno quindi ricostruito i suoi movimenti, portando al suo arresto. Dalle indagini è inoltre emerso che il 55enne avrebbe effettuato almeno tre sopralluoghi nei giorni e nelle settimane precedenti. Durante la perquisizione domiciliare non sarebbero emerse somme di denaro tali da poter essere ricondotte a un eventuale compenso dietro l’agguato.



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