La commissione Urbanistica del Consiglio comunale di Napoli, presieduta da Massimo Pepe, ha fatto il punto nel corso dell’ultima seduta sul tema del documento strategico sulla variante 1 al PRG del 2004, centro storico e tutela della residenzialità e sugli interventi da realizzare per garantire la permanenza delle diverse realtà che compongono il centro storico di Napoli. Allo stato, ha sottolineato Pepe, i dati raccolti raccontano una realtà diversa da quella percepita, ossia che non vi è un’espulsione dei proprietari residenti dal centro storico, ma c’è sicuramente una modifica delle tipologie contrattuali più diffuse. Se prima della crescita dei flussi turistici erano perlopiù gli studenti fuori sede a richiedere immobili in affitto, oggi prevalgono gli affitti brevi ad uso turistico, per questo si sta lavorando a delle misure correttive per governare il fenomeno, ad esempio pensando a nuove destinazioni degli immobili di proprietà comunale presenti nel centro storico per creare degli studentati o proseguire con l’esperienza già avviata di cohousing sociale.
L’assessora al turismo e alle attività produttive Teresa Armato ha ricordato come il fenomeno degli affitti brevi sia una questione di rilevanza nazionale che riguarda, con effetti diversi, altre grandi città italiane e su questo tema il sindaco Manfredi è impegnato anche in sede ANCI. Grazie alle attività avviate in questi mesi, di concerto tra gli uffici del turismo e quelli dell’urbanistica, e all’attività di sensibilizzazione portata avanti con i soggetti imprenditoriali, si è registrata l’emersione di 400 strutture non in regola con la tassa di soggiorno e gli altri tributi comunali, mentre i risultati del lavoro della task force dedicata al settore extralberghiero ha consentito a 8300 strutture in possesso dei requisiti richiesti di ottenere i codici necessari all’esercizio dell’attività, CUSR (Codice Unico Strutture Ricettive) e CIN (Codice Identificativo Nazionale). Dati che rimandano ad un dinamismo imprenditoriale che crea redditi e occupazione e che si intende portare, come sta già avvenendo, anche in altre aree della città.
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L’assessora all’urbanistica Laura Lieto ha sottolineato l’importanza del lavoro di analisi sui dati condotto dall’Ufficio di pianificazione generale, che ha evidenziato come il centro storico di Napoli, soggetto a un processo storico di spopolamento avviato già dopo il terremoto del 1980, mantiene tutt’ora un buon mix sociale, rimane cioè un ‘luogo abitato’ a differenza di altri centri storici italiani in cui c’è stata una radicale sostituzione di popolazioni legata al fenomeno del turismo. La crescita degli annunci per interi appartamenti o stanze singole a Napoli è stata molto consistente, di oltre l’800% a partire dal 2016, secondo i dati raccolti sulle principali piattaforme di prenotazione turistica, e le richieste si concentrano su un’area particolare del centro antico, in una porzione del sito Unesco, con alcuni quartieri che registrano una concentrazione più elevata di altri (ad esempio Pendino-Porto). L’incremento dei valori di mercato degli affitti si attesta intorno al 7 per cento, e allo 0,2 quello dei locali commerciali. In mancanza di una norma nazionale che autorizzi il comune a zonizzare, si è pensato di intervenire con misure per armonizzare sviluppo turistico e diritto all’abitare. In quest’ottica, si propone di stabilire soglie di compatibilità tra residenzialità e affitti turistici nell’ambito di una parte del centro storico indicata dalla mappa allegata, fissando un limite del 70% per la residenza e del 30% per il turistico, senza introdurre al momento un blocco (le norme nazionali e regionali non lo consentono) ma prevedendo un meccanismo di controllo del fenomeno: per i quartieri dove si dovesse raggiungere la soglia del 30% le autorizzazioni turistiche verrebbero vietate; nello, stesso tempo, la proposta di variante urbanistica incentiva la distribuzione di queste attività in altre zone del territorio urbano che sarebbe auspicabile fossero interessate da fenomeni di questo tipo.
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Il sindaco Gaetano Manfredi ha ribadito la necessità di un quadro normativo nazionale, come avvenuto in altri Paesi come la Francia e la Spagna, che permetta ai comuni di intervenire in modo più efficace. Gli affitti brevi non sono un male e consentono di variegare l’offerta turistica, ma è necessario contrastare l’abusivismo, che non fa bene ai turisti e alla città, distribuire l’offerta ricettiva in tutti i quartieri, creando così sviluppo diffuso, e introdurre una soglia di saturazione, fissando una percentuale massima di affitti brevi rispetto alla residenzialità e bloccando il rilascio di ulteriori licenze. Un percorso che va di pari passo con le azioni già in campo per costruire studentati a disposizione dei fuori sede.
I consiglieri intervenuti – Gennaro Acampora (Partito Democratico), Ciro Borriello e Claudio Cecere (Movimento 5 Stelle), Rosario Andreozzi (Napoli Solidale Europa Verde Difendi la Città), Massimo Cilenti (Napoli Libera) e Rosario Palumbo (Insieme per Napoli Mediterranea) hanno evidenziato l’importanza di governare il fenomeno attraverso la lotta all’abusivismo, strumenti di riequilibrio e valorizzazione dell’intero tessuto urbano, in modo da alleggerire il centro storico e garantire sviluppo a tutte le zone della città.
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